24 dicembre 2008

Vigilia di Natale

Sono le ore 23. Ecco suonano le campane in queste vallate. Invitano le anume cristiane
a muovere verso le chiese i corpi che a quest'ora non hanno più le ombre che nel giorno erano grevi e perfino pesanti da trascinare.
Quanto in questa notte accade, accade nel colmo della notte e del silenzio. E' il mistero della luce ed ancora il mistero della voce. Tu cerca di pensare insieme a me: le tenebre
non possono soffocare la luce; anzi la evidenziano; è nel buio che puoi vedere il fulgore delle stelle; quanto al silenzio.... è nel più profondo silenzio che puoi percepire i bisbigli, avvertire i sospiri e perfino sentire i battiti del cuore.
A Natale appare una luce e risuona una voce, proprio perchè ora c'è tanto buio e tanto silenzio intorno a noi..

19 dicembre 2008

La leggenda del cavaliere di Samarcanda

Proprio a Samarcanda sei venuto? Dove ti volevo dire di non venire!Il severo signore era sul suo cavallo nero pezzato di bianco quando aveva visto un giovane cavaliere fermare il suo cavallo baio presso la fonte di un piccolo villaggio sulla via della seta. Lo guardò meglio: il giovane era bello di aspetto e nobile di portamento. Gli sguardi dei due cavalieri s'incrociarono per un momento. Il cavaliere aveva riconosciuto il signore della morte, nonostante che un bruno mantello coprisse il suo corpo ed un grande cappuccio quasi nascondesse il suo volto. Stupore, paura e sgomento. Il signore della morte, che tutti chiamano la morte, aveva capito che era proprio lui che avrebbe dovuto toccare con la sua gelida mano quando si sarebbero dovuti incontrare nella grande città di Samarcanda e per la prima volta aveva provato un sentimento di ammirazione e di pietà per un personaggio così giovane e bello. Questa volta aveva deciso di sottrarre quel povero cavaliere ad un destino troppo crudele. E allora l'aveva chiamato. L'aveva chiamato piegando l'indice nocchiuto come per invitarlo ad avvicinarsi perché voleva dirgli: Attento, bel cavaliere, stai lontano da Samarcanda!Il giovane aveva visto quel gesto e aveva capito questa cosa soltanto: che la morte lo chiamava. Lo chiamava a sé. Per l'orrore che provò il suo volto prese il colore della terra.

La leggenda del cavaliere di Samarcanda 2

-Ascolta, cavallo! Di giorno e di notte, col sole o la luna noi due abbiamo calcato il suolo di molte regioni facendo di noi due un'ombra unica e per un tempo così lungo da sembrarmi sfuggire al mio stesso ricordo. Mai io ti feci mancare la biada più scelta e i beveroni densi di farina; ricorda, ti prego, come alla fine di lunghe cavalcate io ti stendevo una coperta di lana sulla groppa bagnata di sudore. Cavezze e carezze. Ora ti chiedo, questa cosa soltanto ora ti chiedo: portami via lontano da qui. Corri di giorno, corri di notte! Fino a Samarcanda. E' questa una grande città dove nemmeno la morte potrebbe trovarmi fra tanti abitanti, fra tanti mercanti, fra tanti passanti.
Il cavallo, chinando il muso, gli aveva detto di sì, proprio come avesse capito ciò che aveva comunque ascoltato. Tre volte aveva chinato la testa in segno di affetto, in segno d'affetto.

La leggenda del cavaliere di Samarcanda 3.

Ed ecco Samarcanda. Erano arrivati stremati di primo mattino nella grande piazza del mercato e il cavallo a passo di parata andò verso la grande vasca centrale dove una fontana riversava un lucente fiotto d'acqua. Fu qui che il cavaliere riconobbe il cavallo dal manto nero pezzato di bianco e poi il suo padrone dal bruno mantello. Allora aveva capito di non avere più scampo. Il giovane era impallidito; quanto alla morte, anche lei trasalì, ma non poteva diventare più pallida del suo colore naturale. Queste parole furono dette con lo stesso raccapriccio con cui furono ascoltate: Proprio a Samarcanda sei venuto? Io t'avevo chiamato prorio per dirti che non dovevi venire qui a Samarcanda!
Abbas nullius

17 dicembre 2008

Un ragazzo di nome Orso

Il mio amico C. Frongia ha un figlio che si chiama Orso. Orso non ha ancora dieci anni
e ha già tenuto una mostra in una importante villa di Crespina. Per lui è uscito un libro-catalogo davvero singolare, il cui titolo è: Perché io no?. Nella rassegna delle sue opere figurano apporti di artisti affermati, che hanno aggiunto qualcosa ai suoi quadri. Loro hanno lavorato per lui e lui ha lavorato con loro. Così ha brillato per tutti un talento nascosto. Dunque di straordinario questo ragazzo non ha soltanto il nome. Ora suo padre mi chiede a nome suo di tirar fuori dalle mie cartelle delle storie che possano ispirare qualche dipinto. Caro Orso, proprio su questo blog vedrai compatire la leggenda del Cavaliere di Samarcanda. Credo si presti ad un ciclo compiuto di dipinti sul tema di due misteriosi cavalieri che non avrebbero mai voluto incontrarsi-

12 dicembre 2008

Ritorno alla logica

Ci stiamo attrezzando per delle lezioni ( video-lezioni!) di logica formale. In qualche modo la materia non è una novità per questo blog: se qualcuno passerà ai post più vecchi troverà facilmente dei post che riguardano proprio la logica. Se poi si osserva la testata di questo blog ci si accorge che questo argomento è stato trattato a diverse riprese. Infatti si può leggere che il nostro blog si interessa di logica classica applicata alla logica matematica e all' espressione letteraria.
§Ci stiamo attrezzando... una discreta videocamera, abbastanza efficiente. Una lampada mobile a 500 watt e anche una specie di cattedra che assomiglia piuttosto a un leggio elevato. Per i fondali delle riprese utilizziamo due locali distinti di questa canonica. Si tratta di rispolverare e di forbire delle vecchie armi che dormivano nella capanna degli attrezzi. Siamo decisi a far vela per un isola che esiste davvero.

16 novembre 2008

Congedo per Eluana

Proficiscere anima christiana.
Anima cristiana, parti da qui.

Sorprendente, direi, inaudito invito all'anima del cristiano a distaccarsi dal corpo.
Eppure questa frase si trova proprio nel rituale romano. E' il commiato finale con cui il celebrante, dopo la santa unzione diretta alla salvezza dell'anima ed al sollievo del corpo, quando l'auspicio per la guarigione non coincide più con una ragionevole previsione, invita il principio vitale, che noi chiamiamo anima, a liberarsi (dunque a librarsi) dai ceppi della materia. Il corpo è qui concepito come una prigione; un malinteso attaccamento verso il paziente potrebbe rendere carcerieri proprio coloro che la custodiscono.

In qualche modo questo forte commiato per i credenti annuncia il primato dello spirito sul corpo e sul suo diverso destino. Nel vecchio rituale, consacrato da un uso più che secolare, si può leggere ancora: Hodie sit in pace locus tuus, et habitatio tua in sancta Sion.
"Che oggi il tuo posto sia nella pace e la tua abitazione sia nella santa Gerusalemme".
Nel suggerire il viaggio si indica l'approdo. L'uso del congiuntivo in latino ha una valenza ingiuntiva: quasi un amorevole comando.

Altre considerazioni riportabili alla Teologia Morale, a quanto giudico, possono appoggiare questa mia personale posizione; le addurrò nel caso che questa riflessione possa attivare un proficuo confronto.

Abbas nullius

15 novembre 2008

Catechismo con le cose 2.

Questa coppa chi l'ha vinta? Avevo messo al centro del tavolo un calice con sopra la patena e il copricalice ricamato. La lezione prevedeva che i bambini dovevano disegnare e poi colorare l'insieme, indicando con le freccette i vari particolari: la coppa dorata, il nodo centrale, il piede, la patena incavata per accogliere l'ostia grande e il quadrato ricamato che copre il tutto.

Prima ancora che annunciassi il progrmma di lavoro, Lisa, proprio la più piccina, è uscita con questa battuta: questa coppa chi l'ha vinta? Gli altri hanno cominicato a ridere, proprio come fanno gli adulti quando qualcuno ha commesso una gaffe. La piccola rimaneva confusa e mortificata dalle risate concordi da parte di tutti gli altri. Dapprima ero rimasto sbilanciato anch'io per la situazione che si era creata. Poi ho schiesto a tutti il silenzio dell'ascolto:

"Lisa ha fatto una bella domanda e io rispondo così: Questa coppa, Gesù la consegna a tutti quelli che ha chiamati a diventare suoi amici, coloro che vogliono bere allo stesso calice e si chiamano sacerdoti."

Nel riporre il calice in sacrestia sono stato raggiunto da una fulgida illuminazione: anch'io ho vinto una coppa. Quella bambina aveva davvero ragione!

07 novembre 2008

Catechismo con le cose.

La settimana scorsa tenni la terza lezione di catechismo, dissi ai miei piccoli amici che avremmo fatto una lezione con le cose "lasciate sul tavolo matite, quaderni, e anche il vostro libro e andiamo tutti in chiesa". Abbiamo recitato insieme stando in piedi l'invocazione all' Angelo custode; quelli che non la sapevano ancora hanno seguito quelli più preparati ma prima c'è stato il segno della croce, un piccolo rito che quasi tutti hanno subito imparato, poi ho mostrato loro il vecchio altare di marmo. Ho sollevato le tovaglie ed ho appoggiato più volte la mano sul marmo; senza che lo avessi chiesto, mi hanno tutti imitato; hanno toccato e accarezzato le colonnine dell'altare che compongono un piccolo chiostro. Qualcuno ha notato che il tabernacolo era fatto proprio come una minuscola chiesa. L'altare davanti è rivolto verso il popolo e la mensa è sopra un tronco d'ulivo di cui si vedono le radici e tre rami che reggono la tavola. C'era in loro un gioioso stupore, e non smettevano di accarezzarlo. Ho raccontato che una volta un turista in visita alla chiesa mi domandò chi fosse l'autore di questo altare. Sapete come risposi? Io ho fatto tagliare questo ulivo, poi l'ho sgorbiato togliendo soltanto la corteccia. Non posso dire che l'ho fatto io. Secondo me, l'ha fatto Dio.
Alice ha detto: Hai risposto bene!

25 ottobre 2008

Testi di catechismo 2

A proposito di certi testi catechistici vale un criterio fondamentale: Ciò che non è appetibile non
è masticabile; ciò che non è masticabile non è digeribile; ciò che non è digeribile non è nemmeno
assimilabile. Lascia il tempo che trova! Ora voglio continuare l'apologo, che intitolo "Avevo fame...". Homo quidam ( un tale ) si presenta ad un buon munito ( o minuto ? ) catechista e chiede ciò che corrisponde al suo bisogno. Lui senza indugio gli dice: Sdraiati! Gli stringe il braccio
con un elastico e con un ago va a cercagli la vena. A volte non la trova, ma basta bucare ancora, tanto il braccio è tuo, non è mica il mio! E gli fa una flebo. In quel bottiglione c'è tutto, ma proprio
tutto! Alla fine sembra regalargli una nuvoletta di cotone. Questa la devi tenere strinta, sennò esce
il sangue! A questo punto il malcapitato accenna ad un lamento: Io chiedevo soltanto un pezzo di pane!
§ Qualcuno può legittimamente obiettare: Se questi testi non ti sembrano masticabili, perchè non compri le guide? Lo sai che le guide spiegano tutto?
Con le guide sembra di finire dalla padella alla brace. Basta leggerle per convircersi. Ti sembrerà anche a te quale complicazione didattica comportano. Il Caietano va celebre per un esteso commento alla Summa Theologica di San Tommaso. Partì col dichiarato intento di far capire il pensiero del grande maestro. Lo superò in estensione, ma non i chiarezza. I contemporanei così commenterono il suo commento. Si vis intelligere Caietanum, lege Thomam! Se vuoi capire Caietano, leggi Tommaso!

21 ottobre 2008

Testi di catechismo 1

Il testo che ho scelto per questi ragazzi è piuttosto un quaderno di laboratorio; si presta agli interventi dei ragazzi che possono colorare le immagini e scrivere direttamente sul libro risposte
e riflessioni personali senza ricorrere al solito quadernone. Graficamente si presenta sbiadito; personalmente non condivido alcune impostazioni, per esempio, il concetto del peccato originale.
Ma un bicchiere mezzo vuoto è sempre meglio di un bicchiere del tutto vuoto.
Non parlatemi di certi testi, quelli della Cei, che sarei tentato di scaraventare fuori della finestra.
Ho detto tentato, sapendo che bisogna resistere alle tentazioni. Perchè li considero una frana da punto di vista didattico? Rispondo con un brevissimo apologo: Ad uno che ti chiede una minestra,
gli dai un grosso cavolo, un sacchetto di ceci, due chili di farina. Dimmi, ti serve altro?
Lo sventirato sussume: Ma io volevo soltanto una minestra! Io ho fame ora.

17 ottobre 2008

Bambini a dottrina.

Questi i nomi dei bambini e delle bambine che sono venuti a dottrina: Lisa, Delia, Chiara, Saverio, Giorgio, Alice. In qualche modo è una pluriclasse perchè la loro età va da sei a otto anni. Avevano già dei quadernoni e astucci di matite. Ho distribuito dei testi di catechismo. Tre, per le tre diverse età. Li ho scelti tra i meno peggio in una ben nutrita libreria religiosa, sapendo che in ogni caso i piccoli hanno bisogno di avere un libro in mano, un manuale, appunto. La differnza d'età comporta una difficoltà che è possibile in qualche caso risolvere in un vantaggio. Ho detto che il buon pastore è quello che conduce il gregge sul passo degli agnellini. Questi hanno voglia di ruzzare, ma non possono allungare il passo. Hanno capito a volo! Si sono aiutati e così hanno camminato insieme.

16 ottobre 2008

Andare a dottrina.

Ieri abbiamo incominciato il corso di catechismo. Detto anche cammino di catechesi, e per me è già meglio. Dalle nostre parti si chiama ancora dottrina. Questa parola continua ad affascinarmi. Le espressioni andare a dottrina, studiare la dottrina, imparare la dotttrina, mi riconducono all'immagine di Gesù dodicenne, dottore tra i
dottori. Sì, anche un bambino può diventare dottore quando si occupa delle cose
del Padre Celeste. Quando hanno bussato alla mia porta cinque bambini mi hanno detto: Siamo venuti a Dottrina! Mi sono sentito come un vecchio dottore del tempio che si stupirà delle loro domande e delle loro risposte.

14 ottobre 2008

Antica Pieve.

Ieri l'altro c'è stata l'investitura del nuovo Pievano di Corazzano. Ho potuto così consegnargli concretamente la grande chiave dell'antica Pieve. Lui ha promesso che continuerà il mio lavoro Lui porterà a compimento il progetto e, dovrei dire l'impresa, che abbiamo cominciato io ed altri parrocchiani, molti dei quali ci hanno preceduti nel segno della fede. Il tempio, che un quarto di secolo fa sembrava un luogo di squallore e desolazione, un'orrida spelonca frequentata da ladri e da drogati,
ora è restituito al culto e si presenta in povertà e in dignità come tutte le chiese romaniche. Tante, ma tante cose restano ancora da fare; sono sicuro che F.R. aprirà e chiuderà. Il tempo lui ce l'ha.

10 ottobre 2008

Not complaint to Google.

This is not a complaint to GOOGLE but only a remark. In the post of 10 September I wrote: "Il credo del capitalista e di chi, non avendo capitale, lo brama sopra ogni cosa. DIO C'€".
Now, with great surprise, I can see that this logo, not registered but published since many years in my website www.lucianomarrucci.info, is the title of a religious survey of Google. I would expect some explication from you.
You can also contact me at the address: lmarrucci@gmail.com

06 ottobre 2008

A proposito della Règia Parnassi.

[Risposta a Gattonero] Mi chiedi dove puoi trovare la Règia Parnassi, devo risponderti che non esistono edizioni recenti che possono rimpiazzare l'edizioni precedenti le cui copie stampate sono del tutto esaurite. Però (questo accade perchè gli eredi vendono/svendono ciò che contenevano gli scaffali ereditati) si possono ancore trovare delle copie della Règia Parnassi in librerie antiquarie, in @bay e soprattutto in Mare Magnum (http://www.maremagnum.com/) con prezzi che variano da € 30 a € 300.

02 ottobre 2008

A Luciano Gianfranceschi.

Caro Luciano ti ringrazio molto per l'articolo apparso sul Tirreno del 2 ottobre, sai veramente partecipare agli altri le emozioni che scopri in te stesso. In finale dici che l'Abbas nullius non vuol sentire parlare di testamento spirituale ed è vero che in questo caso non intendevo dare un congedo finale ad i miei amici; ma devo precisare che il testamento spirituale io l'ho già scritto più di 20 anni fà ed ora giace in una cassaforte della curia vescovile. Nella mia sprecisione devo ammettere che mi ritengo fondamentalmente ordinato, in conformità a quanto suggerivano i miei superiori. Ecco quello che volevo dirti, io ho già scritto un testamento spirituale.
Ti saluto caramente
Abbas nullius

Il Libro ritrovato.

IL LIBRO RITROVATO. E' la Règia Parnassi, la reggia del Parnaso: Secondo gli antichi Greci, il Parnaso era il monte dove si diceva abitassero le muse. Livio, te lo ricordi quando questo libro comparve nella scuola ai primi anni del nostro Ginnasio? Per alcuni di noi che eravamo quasi dominati da una passione letteraria la comparsa di questo libro ci portò ad una vera esaltazione.
Quello era il libro segreto dei poeti , così ci dicevano i nostri insegnanti. Certamente era conosciuto da Alessandro Manzoni autore degli inni sacri, dal Giusti i cui versi quinari non sono altro che piedi dell'antica poesia. Giacomo Leopardi sicuramente lo teneva come una cosa sacra della sua biblioteca. Quanto a Carducci, questo è certo non avrebbe potuto scrivere le Odi barbare senza aver appreso i dettami da questo aureo libro ed è ablativo che Giovanni Pascoli non avrebbe potuto vincere ad Amsterdam i premi che gli furono dati per le sue composizioni latine, in effetti la Regia Parnassi è indirizzata proprio ai tirones (coloro che intendono tirare i versi ). Qualcuno di noi nutriva aspirazioni segrete di appartenere alla schiera dei poeti e proprio per questo applicarsi allo studio di questo libro metteva a nudo la recondita ambizione di arrivare in alto verso le vette del Parnaso. Io, questo libro l'ho ritrovato nella libreria che fà anche da archivio della canonica di Corazzano; nella pagina che segue alla copertina ho potuto leggere il nome di un mio predecessore che lo ha posseduto più di cento anni fà. C'è scritto: del Chierico Francesco Zerboni. La scoperta mi ha dato una tonica emozione, riportando alla mia riva una risacca di ricordi.

30 settembre 2008

Sera d'autunno.

Sera per dire il declinare del sole verso l'orizzonte; autunno per dire il volgere di una stagione verso il suo termine. Da oggi, per espressa rinuncia, non sono più parroco
di Moriolo, non sono più vicario economo di Corazzano e di Marzana; da oggi, per espressa richiesta, ho un successore che ci è stato donato dal Vescovo F. T.. Un giovane e stimabile prete, don F.R. prenderà il mio posto. Abbiamo stabilito un'intesa: Io, abbas nullius, rimarrò ancora qua, avendo al tempo stesso dichiarata la mia disponibiltà per un concorde e limitato servizio in seno all'unità pastorale della Valdegola. Alla fine di questa lunga giornata scopro quasi con sorpresa di non provare
rimpianto alcuno. Niente che assomigli a malinconia. Stasera il tramonto era
splendido ed ora le stelle rendono più fulgida la notte.

Una sera d'autunno.

25 settembre 2008

Lettera a Tito Livio

Carissimo Tito Livio,
stai sicuro: ti penso sempre con tenerezza ed affetto .Forse ti sei dimenticato che i tuoi amici, anche se a volte ti pigliavano amabilmente in giro per la lunga sciarpa che arrotolavi e srotolavi intorno al collo secondo il crescere e il decrescere dei rigori invernali (tornava ad essere stesa solo a primavera ) ti tributavano rispetto e ti consideravano già un latinista; per questo eri rammentato col nome dell’autore delle Guerre Puniche.Era l’anno in cui traducemmo a scuola il libro XXX di Tito Livio. Tu eri uno capace di trovare diletto proprio nei severi studi che si facevano nel nostro Seminario.
Tu vuoi sapere cosa faccio. Longum est! Ora sarebbe troppo lungo!
Di ritorno dall’ospedale di Fucecchio dove fui ricoverato per un infarto
Mi sono messo a scrivere la mia vita. Questo su invito degli amici che mi sono venuti a trovare nel periodo della mia convalescenza. Ho pensato
d’inviarti l’indirizzo del mio blog dove tuo figlio può trovare e riportarti tutto quanto può interessarti sul mio conto.
Ad te mitto navem prora puppique carentem.

22 settembre 2008

Perle nella spazzatura

Frugando nella spazzzatura come la massaia della parabola ho trovato alcune perle. Frasi che riporto senza poterle citare; nel senso che riportando l'autore non sono in grado di circostanziare la fonte, cioè l'opera da cui sono tratte.
Comincerò da alcune frasi che hanno per autore Aristotele:
Le lacrime sono il sangue dell'anima.
Il cieco ha l'occhio sulla punta del suo bastone.
La poesia è un'animale.
Dedico solo un piccolo commento a quest'ultima definizione che a me pare veramente stupefacente: la poesia ha una vita propria; una volta creata si muove, si riproduce, in qualche modo fa un cammino a sé. Può congiungersi e fecondare. In tal modo sopravvive all'autore stesso che l'ha generata.

19 settembre 2008

Lezione di catechismo 3.

Ecco come risposero i ragazzi del catechismo al mio invito di parlare delle meraviglie che ci circondano:


L’arancia.
d.L. ha preso un’arancia.
Prima ci ha fatto vedere il colore e la forma; poi l’ha sbucciata; le bucce ce le ha fatte annusare. Poi l’ha divisa e ci è toccato uno spicchio per uno. I semi non l’abbiamo sputati; lui li ha presi in mano e ci ha detto che tutti gli scienziati del mondo non potrebbero fare un seme di arancio. Ma neanche un chicco d’orzo!

Il gatto.
Io ci ho un bel gatto tigrato.
E’giovane e gli garba ruzzare.
Per me è una meraviglia. L’avrei portato in classe ma lui, della gente che non conosce, non si fida. Ora è capace che è lì sull’uscio che mi aspetta.

Il tartufo e la ghianda.
Qui, con i tartufi, c’è gente che fa qualche quattrinello. Il mio babbo dice che anche quello è una meraviglia, però non me lo dà per portarlo a scuola. Allora ho portato una ghianda: vuol dire che invece del tartufo parleremo della ghianda!

Lezione di catechismo 2.

A questo punto ho invitato i ragazzi a mandare un compagno qualunque che si prestasse come esempio di «meraviglia». Tanto per stare nell'ambito del caso, hanno fatto la conta.
L’alunno cui è toccato in sorte di portarsi in mezzo all'aula è diventato tema di una elementare e divertente lezione di anatomia. Si è parlato degli occhi e della vista, degli orecchi e dell'udito, della bocca e della parola. Altro che un ramoscello di cedro!
I ragazzi osservavano il loro compagno come se lo vedessero la prima volta. Poi li ho invitati a portare qualcosa che avesse un po' di meraviglia...
Potevano anche scrivere o anche parlare di meraviglie che ci circondano, perché la lezione successiva dovevano costruirla loro.
Questa lezione è stata tenuta l'anno 1986 nell' edificio della scuola di Corazzano attualmente sede del Teatro "Quaranthana" .

Lezione di catechismo.

Siamo circondati da meraviglie! Le lezioni ai ragazzi delle elementari sono diventate un tema svolto con le parole e con le cose. Qui e altrove (ma non dovunque, io penso) è ancora possibile fare catechismo con le cose.
Ad un certo punto, questo ho fatto, ho aperto una finestra e mi è bastato allungare un braccio per strappare un piccolo ramo di un gran cedro che cresce nel giardino della scuola.
L'obliqua, verde palizzata delle foglioline di questo ramoscello riproponeva in miniatura la figura di un grande albero. Ecco, questa è una cosa presa per caso: una piccola meraviglia a portata di mano, non c’è che dire. Ed ora osserviamola bene! Giusto: si può solo osservare ed ammirare. Nessuno potrebbe fare una cosa del genere. Voi lo capite al volo; ma anche quelli che ci studiano sopra sono d’accordo nel dire che nessuno potrebbe fare una fogliolina come questa. Più facile un grattacielo.
Dentro le cose c'è pensiero e c'è amore. Chi dà il pensiero e l'amore se non una persona che pensa ed ama? Perché su questo si deve essere d'accordo: solo le persone possono pensare ed amare............continua....

17 settembre 2008

Over sea Oltremare

Ha sede a Genova la Stella Maris. Si occupa dell'Apostolato nelle navi da Crociera e fra l'altro destina cappellani di bordo che svolgono un servizio religioso nel variegato villaggio fatto di passeggeri ed uomini di equipaggio. Ho provato a gettare un dado con una mail indirizzata al diacono Franzi che è il referente per questi incarichi. Per una cosa così "aleatoria" non mi sono nemmeno consultato con il mio medico: disco rosso o disco verde, l'ultima parola, lo so, tocca proprio a lui.
Caro don Franzi, sono un sacerdote anziano. Alcuni mesi fa fui ricoverato per un infarto. Dopo una lunga convalescenza, a detta dei medici, mi sono ristabilito al 60%.
Nel frattempo il vescovo di San Miniato, su mia rischiesta, mi ha sollevato dalla cura pastorale di tre parrocchie di campagna.
A partire dal 1959, per alcuni anni e sempre nel periodo estivo, fui cappellano di bordo sotto la Flotta Lauro. A quei tempi il cappellano capo, forse pensando di aggregarmi come cappellano fisso,mi chiese di iscrivermi cone uomo di mare. Dico per un solo viaggio "over sea", mi offrirei come " free priest", ospite, senza paga, disponibile a prestare un servizio commmisurato alle mie condizioni du salute. Conosco i compiti di un cappellano di bordo.

16 settembre 2008

Uomo di mare.

Dice così una canzone maori: o sogno di cento e più anni fa, torna indietro, ritorna da me, mio sogno!
In questi giorni mi son tornati a mente alcuni viaggi che ho fatto con la Flotta Lauro. Over sea.
Ho provato talvolta il mal d'Africa, solo per aver soggiornato per un mese a Addis Abeba; ora scopro di avere anche il mal di mare. Mare come richiamo. Allora ho inviato questa e-mail alla Capitaneria di Porto di Livorno.
Negli anni '60, non potrei precisare l'anno, sostenni le prove per cui fui iscritto presso la vostra capinateria come uomo di mare. Potreste fare ricerca a questa voce "Luciano
Marrucci".inviandomi anche per posta elettronica copia del documento indicando l'eventuale spesa? Mi consigliate richiederlo di persona nella vostra sede?
Cordialità, Don Luciano Marrucci.

11 settembre 2008

Big Bang

Una parola che ricorre in occasione di un celebratissimo esperimento che si tiene a Ginevra. Mi sono ricordato quanto scrissi fa in un librettino pubblicato nel 1999 intitolato " Credo in Dio Padre Onnipotente.
Ormai anche la scienza concorda nel dire che il cosmo ha avuto un'origine e che comunque avrà una fine. Per quanto riguarda l'inizio, logicamente da collocarsi
nel tempo, parla di " Big bang", la grande botta che avrebbe determinato almeno il passaggio da una materia amorfa e inerte ad una materia formata e cerica di energie molteplici e flessibili: quanto basterebbe a spiegare la successiva evoluzione fino alle forme più avanzate di vita e di razionalità.
Big Bang. Fantastico! L'espressione, introdotta per spiegare il passaggio tra opposti assoluti, sembra prorio tolta da un album di fumetti! Certo non compete alla scienza dimostrare che Dio ha creato l'universo e d'altra parte si trovano assertori di questo big bang c anche anche tra coloro che ammettono l'esistenza di Dio; ma c'à da dire che il termine dovrebbe essere considerato provvisorio in una ricerca che non ha fine. Fantastico, perciò non abbastanza scientifico, così come ci si poteva aspettare da una risposta della scienza sull'unico problema dove, a diverso livello, s'incrociano le posizioni della metafisica, della teologia e,naturalmente, della scienza.

10 settembre 2008

Il credo del capitalista-

Il credo del capitalista. Ed anche di chi, non avendo capitale, lo brama sopra ogni cosa.


DIO C'€.

Dal laboratorio della Nova Abbazia

08 settembre 2008

La firma di Dio.


§ Il colaphon di Dio. Questo fu il tema di una lezione di catechismo ai miei ragazzi di Corazzano.
Colaphon è una parola difficile che significa una cosa molto facile: E’ un ghirigoro che completava una firma nei manoscritti antichi. A forma triangolare, partiva dall’ultima lettera della firma e finiva in un punto in basso dove aveva deciso lui, lo scrivente, come per dire: questa firma è proprio la mia.
Un giorno, scendendo i gradoni della nostra antica Pieve, ho visto questo coso sulla parete avoriata che si trova, dalla parte del vangelo, o come si dice noi preti,in cornu evangeli. Mi accorsi che era un piccolo scorpione. Mi avvicinai per osservarlo meglio. Lui era fermo,, perché questi animali simulano la morte proprio per scansarla. Nel piccolo, mostrava una bellezza superba. Più che nero era bruno,come certi inchiostri. Le placche della corazza alle giunture avevano i lucori rossastri che hanno le aragoste. Immaginai che immobilizzato dalla paura, lui mi guardasse. Pareva proprio un colaphon,come se fosse la firma di qualcuno.

Come se qualcuno dicesse: questa Pieve che tu vedi è mia. Mi appartiene. A me sembrò la firma di Dio.
Riflettei che forse avrebbe potuto impaurire qualche donnina se lo avesse visto e se avesse punto un bambino gli avrebbe procurato un bel febbrone. Ma che diritto avevo di schiacciarlo? Di certo discendeva da una dinastia di scorpioni che da chissà quanto tempo avevano preso alloggio in questa chiesa. Dunque c’era prima di me. Lasciandolo avrei voluto dirgli di salire più in alto, verso le capriate.
Ed ora mi domando: ho fatto bene o ho fatto male a non soppromerlo? Lo domando anche a voi
La risposta che ebbi da quei ragazzi fu per me imprevedibile: risposero con un applauso. Che mi commosse.

07 settembre 2008

Le figlie di Sant'Anna.

Appartengono a questa congregazione le suore indiane che accudiscono al refettorio della casa del clero. Fino a quando ho partecipato a quella mensa potevo sperimentare con quanta premura queste sorelle prestavano il loro servizio.
Ora mi giunge notizia che queste care persone vivono momenti di grave angoscia.

I loro villaggi in India, percorsi dalle fiamme; consorelle e sacerdoti costretti a fuggire nella foresta. Non giungono segnali sulla sorte toccata ai loro familiari. In quella regione imperversa la furia del fondamentalismo indù.
Il nostro vescovo ha indetto un giorno di preghiere e di digiuno. Che io farò, estendendolo anche al mio computer.

Nemici amici.

Apologo di due nemici amici.
Due uomini capirono che ormai tra le loro vite non ci sarebbe stato altro che uno scontro continuo; si trovarono d'accordo almeno su questo: che tra loro non ci poteva
essere alcuno accordo. Allora si decisero: Allontaniamoci! Se tu vai ad occidente io
andrò ad oriente. Se tu vai ad oriente io andrò ad occidente. Non voglio più vederti!
E così intrapesero questo opposto cammino. Ma non avevano pensato che la terra su cui portavano i loro passi era rotonda.... Percorrendo la circonferenza di una grande sfera finirono per incontrarsi. Si trovarono ancora di fronte due che si erano voltate le spalle; si trovarono più vicini due che avevano solo cercato di allontanarsi.
A volte, in politica, in religione e perfino in amore, basta allontanrsi ancora un po' per incontrarsi definivamente.

06 settembre 2008

Vite parallele.

Vite parallele. § Ieri sera sono stato alla Casa culturale di san Miniato Basso. Si celebrava un importante anniversario di N.B., convinto ed anche molto preparato
militante del partito comunista. Per oltre dieci anni sindaco della mia città, in forza della sua integrità morale e di una intelligente lungimiranza aveva guadagnato la stima ed anche l'affetto dei Vescovi che si sono succeduti in tutti questi anni. Come
compagno di scuola non potevo mancare. In quel salone c'erano tutti: sindaci che sono venuti dopo, amici di partito, ma ancora di più, amici del cuore.Una vera testimonianza di affetto e di stima. Alla fine ha voluto chiamarmi a suo fianco e quasi volendo concludere, mi ha consegnato il microfono. Non potevo sfuggire a questo amorevole trabocchetto. Ed allora ho parlato.
§ Dissi che secondo me Le Vite parallele di Plutarco, dove questo autore raffronta campioni della Romanità con quelli della Grecità, sono un grande capolavoro della
letteratura univerale. In fondo anche le nostre vite erano state parallele: Eppure si sono incontrate. Era inevitabile: ambedue siamo compagni. Di classe.

04 settembre 2008

Gli annali di Faggeto

§ GLI ANNALI DI FAGGETO. Nell'archivio di Faggeto, tra risme e vacchette legate
con nastro di canapa, ho trovato un plico di manoscritti infiocchettato con un vecchio spago. C'erano note, racconti e memorie di un priore che credo d'aver conosciuto qualche diecina di anni fa.
Ad una rapida lettura, questi documenti, che chiamerei minori, mi sono sembrati interessanti e dunque divulgabili. Mi ha sorpreso che questo reverendo Priore abbia voluto presentarli con una nota introduttiva in cui si permetteva addirittura di citare lo scrittore afro-romano Apuleio: Carissime lector, lege me et delectaberis.
Carissimo lettore, leggimi e ti divertirai.

§ Ho messo on-line alcuni documenti. Ma ce ne sono molti altri che pubblicherò se questi incontreranno l' interessie dei lettori.

- Un caso strano.
- Celebrazioni parrocchiali.
- Credenze popolari.
- I ragazzi dell'acqasanta.
- Il gatto vero.
- Proverbi e detti locali.
- Usanza eriti minori.
- Letterine di Natale.
- Richiami campestri.

Vedi http://www.lucianomarrucci.info/


01 settembre 2008

Un messaggio in bottiglia

§ Niente è cosi espansivo quanto ciò che è incomunicabile. Un segreto, un mistero, tutti vogliono conoscerlo, ognuno vuole penetrarlo, questo si sa. ma è ancora vero che ciò che vuoi trattenere in te preme alle pareti dell'anima e tende a uscire da te. Al desiderio di conoscerlo da parte di altri corrisponde la spinta che scopri in te di comunicarlo. Per me è stato quasi un gioco che intendevo cominciare nella speranza che altri lo continuassero. Ho messo un messaggio in una bottiglia che ora galleggia nella vasca dei pesciolini rossi.
§ Ho invitato due bambini a fare la stessa cosa mettendo due messaggini in una bottiglia, nella convinzione che mantenere un segreto basta a dare dignità a qualunque uomo. " Ma cosa ci scriviamo?"- Mi domandono Chiara di sette anni e Giorgio di otto. " Non lo so e non lo voglio sapere; altrimenti che segreto è?"
Ora ci sono due bottiglie: I pesciolini sembrano frequentarle. Ma non dicono niente di quanto riescono a vedere. Muti come pesci!

29 agosto 2008

II ritorno degli Albanesi

§ Il ritorno degli Albanesi. La famiglia degli Albanesi cui ho ceduto in commodato la parte superiore della Canonica sono ritornati. Hanno una casa sulla montagnola che circonda la baia di Valona. Sono ritornati ammoriti; a quanto mi dicono, per quattro settimane, hanno frequentato la spiaggia che " là, è troppo bella.

§ Ora sono tre nella vecchia tinaia. Anni fa feci demolire ( e fu una bella spesa )
dei tini di cemento che non servivano più e ci ricavai un monolocale la cui parete esterna è quasi coperta da un grandioso gelsomino. L.M. un ragazzo albanese approdato alle coste italiane con gommone come tanti altri. dunque un clandestino doc, come tanti altri. Lo aiutai assegnandogli questo locale ed al Comune di San Miniato dovetti iscrivermi come suo tutore. Devo dire che la bella impresa di accogliere questi clandestini fu approvata dal mio Vescovo.
Da un anno il monolocale accoglie il fratello piccolo di L.M. e finalmente si è aggiunto
il fratello mezzano di poco più di vent'anni; viene dalla Grecia, lui. Traghetto regolare.

25 agosto 2008

Schede della scuola teologica.

§Oggi posso avvalermi della collaborazione del mio assistente A.P. di ritorno da una vacanza in Abruzzo. Mi è stata molto utile per riordinare alcuni file che bisognava trasportare da word alle schede online del mio sito web http://www.lucianomarrucci.info/. Molto utile perchè mi rimane difficile comporre ed al tempo stesso disporre i diversi file.

§I miei alunni della scuola teologica di San Miniato mi avevano chiesto da molto tempo di ripresentare uno schema ordinato della trattazione trinitaria; si può dire che ora lo schema si presenta quasi del tutto ultimato e comunque nella successione che avevamo scelto durante il corso.

§C'è da dire che questo corso non avevo potuto completarlo personalmente per le mie condizioni di salute, provvidenzialmente ho potuto avvalermi di un supplente che a suo tempo aveva dato ottimi risultati in questa materia, D.G. di San Miniato mi ha sostituito adeguatamente nell'insegnamento.
§Qui di seguito espongo degli argomenti di riferimento di questo trattato, per gli interessati, http://www.lucianomarrucci.info/teologia_3.html

22 agosto 2008

Guardie svizzere sula via francigena

§ Ed ora un amico mi prega di raccontare qualcosa di quell'incontro sul crinale della collina. In quel radioso pomeriggio ero lì in camice con stola e aspersorio. Sotto la querce. Poche persone, due graduati della guardia forestale, un rappresentante dell'amministrazione comunale, una mamma e, presenza che mi fece molto piacere, due bambini.


§ Qualcuno mi disse: " E' molto improbabile che le guardie svizzere si soffermino. Gente determinata ad andare avanti senza perdere tempo: non intendono perdere il riscaldamento dei muscoli, loro.
Invece non fu così. Fecero mezzo cerchio intorno alla querce. Lessi la formula che avevo tradotto da un vecchio rituale: 
"Accogli, Signore, le nostre preghiere e segui il cammino dei tuoi servi, affinché, superate le difficoltà e i disagi di questo viaggio, possano ritornare a renderti grazie."
All'aspersione piegarono il ginocchio fino a toccare terra. Vollero avvicinarsi per salutarmi singolarmente. Erano in tuta da ginnastica: la griffe era quella di una grande ditta di indumenti sportivi; si vede che c'era stata una lodevole sponsorizzazione per questa spedizione.


§ Nello stringere le braccia di uno di loro volli ricordare una cosa che mi succedeva quando nel 1955 studiavo a Roma. 
"Quando montavate la guardia alla porta di Santa Marta, se passava un prete in semplice tonaca, voi rimanevate impassibili.
Io venivo con la tonaca, il ferraiolo con nastro e cappello Barbisio. Allora voi drizzavate l'alabarda e portavate la mano alla fronte e avevo il vostro saluto. Mi lasciavate passare se volevo entrare in Vaticano...." 
Lui capì e mi rispose
"Proprio nel 1955 io facevo servizio in Vaticano. Sì, succedeva così."  Sorrise un po'. 
"Ed ora torno a salutarti come allora." 
Si mise sull'attenti e portò la mano sulla fronte. 
Ci fu un breve applauso da parte di tutti. Poi ripresero il cammino.

21 agosto 2008

Ritorno a Capo di Vacca

§ Ritorno a Capo di Vacca. Il mio buon medico mi aveva ingiunto: "Camminare! Camminare! Però senza sforzarsi troppo (che difficile equilibrio!), mi raccomando, non affrontare a piedi delle salite!"
Ieri gli ho dato retta e allora che ho fatto?
Con la mia piccola Chevrolet sono andato in cima a quella collina. Alla frontiera di un bosco ho lasciato la macchina e poi ho proseguito a piedi percorrendo quell'antichissima strada che, ora come allora, è poco più di un sentiero pianeggiante proprio sul crinale della collina.. 
E' una strada che mena a Roma, infatti è un tratto collinare della via francigena. Alla distanza di due anni non potevo ricordare che il lato occidentale era tutto scoperto ai raggi del sole che a due ore dal tramonto picchiava sodo... 
Ma quel posto di stupefacente bellezza tornava a ricreare in me l'impressione che avevo provato due anni prima. Un fondale pliocenico riemerso da tempi assai lontani, disseminato di conchiglie marine, un miscuglio di sabbie fossili e di mattaione che ancora conserva l'azzurro pallido del nostro mare, e quelle onde flessuose della terra che diventano colline. 
Qui e altrove la nostra campagna sembra mostrarti la vulva materna da cui sei uscito. Era il sole che mi lasciava così stordito o era la visione che la sua luce riconduceva al mio sguardo?

§ Un minuto di storia. Per dire il motivo per cui ero stato spinto a riportare i miei passi
su questa collina esordirò come Gianni Bisiach che in un minuto riesce a riassumere un evento.
"Un minuto di storia - 21 Aprile 2006 in località Capo di Vacca. Qui la terra di San Quintino confina con quella di Coiano. Due drappelli di guardie svizzere anziane muovono verso Roma. E' questa la quindicesima tappa di un cammino che fanno a piedi partendo dalla Svizzera come per sciogliere un voto. Testimone ( ! ) dell'evento è una quercia isolata scelta in concordanza con la Forestale della Provincia di Pisa. Una bella stele di legno a forma di leggio presenta in caratteri aldini la ragione di questa spedizione. Corrono esattamente cinque secoli da quando 150 giovani svizzeri vennero chiamati a Roma da Giulio II° e da lui destinati alla difesa del sacro palazzo."
Quel 21 Aprile 2oo6 c'ero io ad aspettare sotto quella querce il passaggio delle guardie svizzere. 
Essendo quel luogo appartenente all'area pastorale di una mia parrocchia, fui pregato dalla Curia di benedire gli svizzeri. Indimenticabile incontro a Capo di Vacca.

18 agosto 2008

La Madonna sale in cielo.

La Madonna sale al cielo. Mi ritorna alla mente una visione, non certo celeste, anzi molto terrena e addirittura bizzarra. Ascolta: a quei tempi dirigevo il nostro settimanale diocesano; tra le varie iniziative di redazione c'era quella di fare una rassegna delle edicole e dei tabernacoli sparsi nel nostro territorio; quella volta il fotografo mi presentò una foto scattata in località La Scala. Mi disse che forse quest'immagine non rientrava nel nostro progetto: a guardarla bene non era una edicola e nemmeno un tabernacolo. Nell'osserarla bene provai due opposti sentimenti; ciò che vedevo mi divertiva e al tempo stesso mi commoveva. Chiunque può provare l'esperienza di un mistero buffo. Nella foto si vedeva un quadro piuttosto dissestato e in posizione obliqua in mezzo ai rami di un grosso cipresso. Il tronco nudo del cipresso poteva essere quattro o cinque metri. Ma com'era finita fin lassù quell'immagine della Madonna? Questo era successo: la pietà religiosa di una povera famiglia contadina aveva piantato un chiodo su un giovane cipresso e vi aveva appeso un quadro. Il cipresso nel crescere se l'era tirato su con sé. Questa volta la Madonna era stata sollevata in cielo dalla forza della natura.



Intitolai il pezzo: La Madonna che sale in cielo. L'articolo fece un po' di scalpore tra la gente della zona. Fui contattato da qualcuno che si diceva disposto a riassettare il quadro e a disporlo in un tabernacolo ravvicinato rispetto allo sguardo del passante.
Io mi opposi: 'Non vi azzardate.! Il cipresso l'ha ormai abbracciato e quell'immagine,
è arrivata lassù e ora ci costringe ad alzare lo sguardo verso il cielo. Vi pare poco?'

15 agosto 2008

Festa di Ferragosto.

§ Oggi 15 Agosto: festa di Maria Assunta in Cielo. Qui il cielo era coperto e, secondo le previsioni cui corrisponevano anche le mie aspettattive, ci sono stati rovesci di acqua a stemperare la calura
estiva. Ho celebrato a Corazzano la mia messa settimanale. L'omelia si è incentrata su un pensiero di San Bernardino da Siena. Parlando della ragione teologica per cui era giusto che Maria fosse a fianco di nostro Signore, egli dice: Dov'era il figlio ci doveva essere la madre! Poi
prosegue: Dove è la madre ci devono essere anche i suoi figli!
§ Se il mio medico mi avesse sorpreso nel cimitero mentre, protetto da un ombrello svolgevo una funzione esequiale avrei ricevuto un bel rimprovero. Un rimprovero meritato? Mi aspetto un merito diverso questa sera; mi sento, questa sera, come uno che sia riuscito a salire sul primo gradino del podio: a me, una medaglia di bronzo mi basta.

13 agosto 2008

Lingua anglica.

Lingua anglica.
§ Non so dove l'ho letta o da chi abbia sentita una sentenza che si articola così:
Lingua anglica - lingua avium.
Lingua gallica - lingua hominum.
Lingua italica - lingua angelorum.
Forse è pretenzioso definire l'Italiano lingua degli angeli, più accordabile che il Francese sia una lingua molto rispondente ad una comunicazione umana: quanto all'Inglese,
definito lingua degli uccelli, l'attribuizione non è così dispregiativa come uno poteva pensare.
I vocaboli di origine sassone non tendono a pronunciarsi come monosillabi? Proprio come fanno
molti uccelli a cominciare dai passerotti e delle rondini. Ci sono poi le parole di origine latina. Le vocali diventono multiple rispetto al Francese e all'Italiano. Quanto alle consonanti, è tutto un glissare di suoni che raggiungono un magico effetto, inarrivabile in altre lingue. Questo io ho scoperto: se si parla di timbro e di suoni, l'usignolo canta in Inglese. E' questa la lingua la più adattaa rendere la voce degli uccelli.
§ Lingua Domini. Posso affermare che i Vescovi che si sono succeduti in questa diocesi hanno condiviso con me un vivace interesse per le curiosità filologiche. Quando riportai la sentenza
a Paolo Ghizzoni, lui mi disse: 'Forse manca qualcosa; bisognerebbe aggiungere: lingua latina -lingua Domini.' Supremo! Il latino, con quella vocale dominante che è la u ( la più armonica secondo il Tommaseo ), con quelle consonanti finali che prulungano l'effetto sonoro delle vocali, è davvero una lingua celeste. Chi ha ascoltato un introito pronunciato, non da un prete tedesco, ma da uno Spagnolo o da un Italiano, lo sa che questa lingua è la meglio per parlare con Dio.

07 agosto 2008

AMICI CON LE ALI

§ Amici con le ali. Al mio ritorno da Fucecchio mi stanno dando un po' di conforto diversi volatili che sembrano avvicinarsi sempre più alla canonica. Due merli che balzano sul terrapieno in prossimità del ciliegio. una coppia di ghiandaie che di primo mattino svolazzano intorno mandando un versaccio quasi irridente: hanno un becco che sembra piuttosto un artiglio; è un artiglio che si apre e ghermisce i frutti dell'unico susino che ho qui nell'orto; le susine che non mangiano, le fanno cadere a terra. Mi hanno sorpreso i piccioni chiazzati di rosso che vengono a bere alla cisterna che si trova ad est della foresteria. Si sono aggiunti ai colombi terrini che per mia disperazione hanno trovato albergo a cinque stelle nel mio campanile
Anche fuori orario si fa sentire l'usignolo. Giovanni Papini ne dice male di questo 'tenorino'; ma ricordo che nel mio primo ginnasio il professore ci fece imparare a mente un magistrale brano di Gabriele d'Annunzio sul canto dell'usignolo. L'usignolo cantava; dapprima fu come uno scoppio di giubilo melodioso.... A mia volta lo feci imparare ai miei alunni insieme alla 'Fontana' dello stesso autore. Credo che mi maledicessero un po': ma io lo facevo a fin di bene: non per imporre uno stile di scrittura, ma per proporre una specie di esercitazione sul modo di modulare il linguaggio nell'impiego di appropiati vocaboli e questo secondo il canone dell'eleganza che io esprimerei proprio così: la varietà nell'unità e l'unità nella varietà.

02 agosto 2008

GIORNALE E MEMORIA

§ Il modo più sicuro per rendersi antipatico,io te lo insegno. Se ti dimostri ambizioso,
presentuoso o, semplicemente, vanesio, non ci sarà persona, amica o nemica che sia,
che possa accertarti. In questo momento vado incontro proprio a questo rischio poichè dico che forse sto inaugurando un nuovo genere letterario. Giornale vuol dire diario e riguarda la cronaca: è l'onda che batte nel nostro presente . Memoria è la risacca del passato, l'onda che ritorna verso di te prima di riallontanarsi ancora da te;non la puoi trattenere, neppure con lo sguardo; anzi c'é pericolo che ti trascini con sé perché non percuote, ma attira. Ebbene, ecco dove sta la mia presunzione, il mio giornale volge al passato: partendo da ora, parla dell'allora; non è un diario e neppure
una memoria, ma tutte e due insieme.

§ E' ablativo che non mollerò la presa dal computer; i miei tre siti, che, da abate ,identifico con l'orticello, il parco e la foresta. proprio non posso trascurarli. Mi riprometto di far rifluire molti documenti, si chiamano prorio così, in questa opera che ormai considero una specie d'impresa. Quanto al mio blog, continuerò il discorsi
incominciati da tempo: L'ars dicendi et scribendi, l'ars gladiatoria e quello che mi preme di più: la logica classica. Ce la farò? Mi dichiaro: ho deciso di tornare a scrivere.
Sarò come quello scriba che trae dal suo scrigno cose nuove e cose vecchie. Farò come quella massaia del vangelo che spazza tutta la casa e, a costo di sporcarsi le mani, fruga tra la spazzatura in cerca della dramma perduta. Chi potrebbe vituperarla se quella piccola dramma
§ Margherite Yuorcenar negli appunti sulle Memorie di Adriano: Raramente un uomo d'azione scrive un diario; semmai, scrive delle memorie e, quando lo fa, stupisce.
Io vorrei aggiungere: E' ancora più raro che un uomo ozioso scriva delle memorie e quando dice di farlo sbalordisce. Al solo dirlo, sbalordisce.

GIORNALE E MEMORIA

30 luglio 2008

Giornale delle memorie

§ Ho avuto quello che i più considerano un non invidiabile privilegio: una vocazione mattuttina.
Giunto ormai alla soglia degli anni ottanta di mia vita terrena e di ritorno dall'ospedale dove ho deposto il sudario di quella che io non chiamerai neppure una malattia, mi sono ritrovato a percorrere, a ripercorrere sentieri che mi hanno portato fino a questo posto e fino a questo momento. Settentantanove anni! E' per per questo che ora vedo la mia ombra allungarsi prima di essere strappata, questo lo immagino, dai miei piedi. Mi sorprendo a guardare come si sta sempre più allungando la mia ombra.

Tutti mi dicono: scrivi!
§ Di ritorno dall'ospedale di Fucecchio dove quel Lunedì santo ero stato ricoverato per un tremendo infarto ed aver sostenuto un duello in cui ero ormai preparato e quasi disposto a soccombere, ricevetti in visite successive persone e amici, gente che voleva rivedere la faccia
e risentire la voce di chi aveva fatto un viaggio negli inferi senza ritornare da vincitore. Anche Giobbe, reclinato nel suo male, ebbe delle visite di persone che, però, proposero delle domande prorio a lui che, semmai, aveva delle interpellanze da rivolgere al suo Dio. Amici che mi dissero: Tu devi riprendere a scrivere! Lo dissero come se si fossero trovati d'accordo. Come per mettere a nudo la loro stessa curiosità, io domandai: Ma cosa devo scrivere? La risposta mi sembrò stupendamente bambinesca: La tua vita, tutta la tua vita.

26 aprile 2008

Quando la negazione equivale ad un'affermazione

Ad un tizio viene chiesto se ha un'idea di cosa sia un "luogo comune". Lui risponde semplicemente così: "Non ne ho la più pallida idea!".
Proprio negando una cosa, l'afferma; infatti, nel dire che non ha un vero concetto del "luogo comune", si esprime proprio con un luogo comune.
"Non ne ho la più pallida idea" è un'esemplificazione evidente di un luogo comune.

Vedi anche il post intitolato "Luoghi comuni", con alcune espressioni ricorrenti, cliccando qui.

02 aprile 2008

Quantificazione dei due termini della proposizione: soggetto e predicato.


Il soggetto è quantificato attraverso la sua stessa connotazione quantitativa: tutti gli uomini - qui abbiamo una quantificazione universale; lo stesso che tu dicessi ogni uomo, ciascun uomo ma anche in assoluto l'uomo. Dire che tutti gli uomini o ciascun uomo o anche semplicemente l'uomo è come dire tutti gli uomini. In questi casi il soggetto ha una estensione universale.
Ma possiamo ancora dire qualche uomo, alcuni uomini o degli uomini in cui "degli" è semplicemente un'espressione partitiva; in questo caso il soggetto ha una estensione particolare. Come abbiamo detto la proposizione ha due poli, soggetto e predicato. Si tratta ora di arrivare ad una quantificazione del predicato. Come si quantifica il predicato?

Si quantifica in base alla qualità della frase: se la proposizione è negativa, allora il predicato avrà una estensione universale; se la proposizione è affermativa, allora il predicato avrà una estensione particolare. Proviamo ora ad enunciare alcune proposizioni apponendo in via provvisoria delle sigle esplicative, tenendo presente che U vale per l'Universale e che I vale per il particolare.

Tutti i diamanti sono pietre. Proposizione in SU-PI: soggetto universale - predicato particolare

Qualche gemma non è una pietra. Proposizione in SI-PU: soggetto particolare - predicato universale.

Nessuna perla è una pietra. Proposizione in SU-PU: soggetto universale - predicato universale.

Qualche pietra è un diamante. Proposizione SI-PI: soggetto particolare - predicato particolare.

10 marzo 2008

Analisi di un enunciato. Il buio rende più fulgida la notte

Croce del Sud


Il buio rende più fulgida la notte. Accade questo accade, di sentire ripetere il lamento da parte di persone che esprimono pessimismo assoluto nella considerazione di ciò che succede o non succede: il mondo và male, tutto volge al peggio; Puoi fare un gesto di bontà: chi se ne accorge;
La verità e la stessa bontà non sono evidenziate di fronte all’enorme spettacolo dell’ errore e
della malvagità umana. Fare il bene ed annunziare la verità è perfettamente inutile in un mondo così.
Ma è proprio vero che le tenebre riescono a soffocare la luce? Nel prologo di San Giovanni si legge che le tenebre non riuscirono a soffocare la luce.
Ecco il significato della nostra affermazione: il buio evidenzia la luce; quanto più è buio tanto più rifulgono le stelle, in definitiva è proprio il buio ad evidenziare la luce. Una risposta ottimistica indirizzata a tutti coloro che lamentano il caos morale presente nel mondo.
E’ ancora vero che la musica risuona ancora di più nel silenzio, così come la luce rifulge ancora di più nel buio più cupo.
Su un altopiano etiopico dove non giungono i pulviscoli luminescenti delle metropoli puoi contemplare veramente la meraviglia del cielo stellato e può anche accadere che nel grande silenzio della savana ti giunga il verso di un uccello che canta ad un chilometro di distanza.

Abbas nullius

06 marzo 2008

Analisi di un enunciato.L’arco è la somma di due debolezze.


L’arco è la somma di due debolezze (Leonardo da Vinci). Come dire: due debolezze fanno una forza. Strabiliante affermazione, espressa in linguaggio figurato, traducibile in linguaggio astratto, che trova applicazione e verifica, in molteplici campi.
Prima di tutto nella logica dove due termini si incontrano con un medio che funziona
come chiave di volta dell’arco. Prendiamo in esame un sillogismo così articolato:
La lavagna è nera, La lavagna è una pietra.
Qualche pietra è nera.

Dove si vede che due proposizioni convergono insieme determinando la solidità di un'unica forza: la conclusione di un ragionamento.
Questo principio è traducibile in una norma che vale anche per l’istituto del matrimonio dove due esseri differenziati ma complementari si uniscono a formare una nuova unità. Le carenze dei due coniugi si compensano a vicenda. Niente è più precario di un semiarco; ma se due semiarchi si uniscono diventano una cosa molto forte.
In un team di ricerca il successo diventa più raggiungibile se le valenze dei diversi componenti risultano differenziate; anche qui vale il principio della compensazione reciproca.
Pensiamo alla nitroglicerina dove un elemento dotato di una impalpabile volatilità si unisce alla fluida consistenza della glicerina ( olio usato perfino in cosmesi ).
Ciò che esce che questa fusione è un esplosivo deflagrante ed il Nobel che la inventò non avrebbe mai pensato che una combinazione del genere trovasse un impiego perfino nella medicina.

28 febbraio 2008

Analisi di un enunciato.L'anello più debole.


Prendiamo in esame questa frase del celebre scrittore inglese G.K. Chesterton:
Una catena non è più forte del suo anello più debole.
Stupefacente esempio di un criterio logico tradotto magistralmente in metafora!
Si tratta di un criterio che ha molteplici implicazioni ed applicazioni prima di tutto nella logica e che risulta, tuttavia, valido anche nel campo dell'etica, dell'estetica e perfino della politica.

Ecco la trasposizione logica della nostra proposizione: Peiorem semper sequitur partem [ La conclusione segue sempre la parte peggiore ].
La logica classica introduce questa massima per dire che una conclusione non può essere generale se parte da una premessa particolare, né può essere positiva se parte da una premessa negativa. Questo, ancora più di un criterio, è un cardine su cui gira il portale di questa scienza.

E' ancora la Scolastica ad offrirci una versione etica dello stesso criterio: Bonum ex integra causa: malum ex quocumque defectu [ Il bene risulta dalla totalità dei requisiti richiesti; la mancanza anche di uno solo basta a compromettere il tutto]. La morale, che riguarda la sfera del comportamento umano, ci insegna che dare un aiuto ad una persona indigente è una cosa buona, a meno che non si compia questo gesto con una intenzionalità cattiva: quanto all'estetica, è addirittura evidente che un naso storto svaluta la bellezza degli altri tratti del volto. Parallelamente, una piccola incrinatura nella sezione di una longarina basta ad allarmare un buon ingegnere.
Chesterton nel dire questo si riferiva a Giuda per suffragare l'affermazione che la fedeltà di undici apostoli non fu sufficiente ad impedire il tradimento di uno solo.

Questo offre indicazioni valide nei posizionamenti sindacali dove la frase è semplicemente tradotta così: Boia chi molla!. Offre ammonizioni ancora più importanti nel campo delle alleanze dove è sbagliato rafforzare tutti gli altri anelli se ce n'è anche uno solo che non è più affidabile: è questo un settore per il quale mi permetto di citare un antico e sconosciuto proverbio greco che recita così:
Meglio un vero nemico che un falso amico .

Abbas nullius

14 febbraio 2008

Vari tipi dell'enunciazione [c]

Abbiamo un’enunciazione semplice (Marco lavora) ed una enunciazione composta (Marco lavora se è pagato) dove i soggetti o i predicati sono più di uno.
Consideriamo prima l’enunciazione semplice.
In ragione della materia cioè del contenuto materiale, una enunciazione può essere:
Necessaria, se il predicato conviene necessariamente al soggetto (l’uomo ragiona).
Impossibile, se il predicato in nessun modo può convenire al soggetto (l’uomo vola).
Possibile, se il predicato può convenire al soggetto (l’uomo può correre).
Contingente, se il predicato di fatto conviene, ma non necessariamente (Ugo può non correre). Per ragione della conformità o della non conformità l’enunciazione è vera o falsa.
In ragione della qualità: è affermativa o negativa che sia espressa in forma affermativa che negativa.
In base a questa distinzione si fissano due importanti regole:
I) In enunciatione affirmativa praedicatum accipiendum est cum tota sua comprehensione, non vero secundum totam suam extensionem.
II) In enunciatione negativa praedicatum accipiendum est cum tota sua extensione, non vero cum tota comprehensione.
In rapporto alla quantità cioè alla sua estensione.
Questa divisione è importantissima. Occorre premettere che l’estensione o quantità di una enunciazione si desume dalla estensione del soggetto.
Ad un soggetto singolare, indefinito, particolare, universale corrisponde rispettivamente una proposizione singolare, indefinita ecc...
Una enunciazione è universale quando ha per soggetto un termine comune, che reca un segno universale. Es. tutti gli uomini ridono.
Particolare è quella enunciazione, nella quale il soggetto è dato da un termine comune, che reca un segno particolare. Es. qualche uomo è sapiente.
Indefinita è quella nella quale il soggetto è un termine comune, che non reca segno alcuno; Es. planta vivit.
Singolare è quella enunciazione nella quale il termine è singolare oppure è comune, ma questo dotato di un segno di singolarità. Es. Pietro corre, oppure questo uomo corre.
N.B. In sé un termine per essere considerato universale non ha bisogno di un segno universale, ma, inserito in una proposizione, senza questo segno dà luogo ad una proposizione indefinita. Es. homo currit; per quanto “uomo” sia in sé un termine universale, non dà luogo ad una proposizione universale, la quale non solo potrebbe essere tradotta con “l’uomo corre”, ma anche con “un uomo corre”. Comunque una proposizione indefinita può essere considerata anche come universale, qualora si tratti di materia necessaria o impossibile. Es. homo est vivens (equivale a omnes homines sunt viventes); homo non est petra (equivale alla universale nullus homo est petra).
In ragione della forma, cioè della copula.
Sotto questo rapporto l’enunciazione è assoluta o modale.
Assoluta: la più frequente è quella nella quale il predicato è applicato semplicemente al soggetto, Carlo ride. Carlo è buono ecc...
Modale è quella nella quale il predicato è applicato al soggetto ed è in evidenza il modo, con cui va applicato. Es. Carlo può ridere. E’ necessario che Carlo sia buono. Nella modale è presente qualcosa, che ha attinenza precisa non al soggetto o al predicato, ma esclusivamente alla copula. E’ possibile; si può; è necessario; urge; può non; è impossibile; assurdo; necessariamente... ecc...
Various types of enunciation C [provisional translation]
We have a simple enunciation (Mark works) and a composed enunciation (Mark works if he is paid) where the subjects or the predicates are more than one.
We consider first the simple enunciation. In reason for the subject that is of the material content, an enunciation can be: Necessary, if the predicate is necessarily worthwhile to the subject (the man reasons).
Impossible, if the predicate in any way can be worthwhile to the subject (the man flies). Possible, if the predicate can be worthwhile to the subject (the man can race).
Contingent, if the predicate of done it is worthwhile, but not necessarily (Ugo is able not to race). For reason for the conformity or the not conformity the enunciation is true or false.
In reason for the quality: it is affirmative or negative that I/you/he/she am express in affirmative form that negative.
In base to this distinction they settle two important rules:
I) In enunciatione ad affirmativa praedicatum est accipiendum cum tota suam comprehensione, non vero secundum totam suam extentionem.
II) In negative enunciatione praedicatum east accipiendum cum tota extensione, non vero cum tota comprehensione.
In relationship to the quantity that is to his extensione.
This division is important. It is necessary to premise that the extension or quantity of an enunciation it is inferred by the extension of the subject.
To an unusual subject, indefinite, particular, universal it respectively corresponds an unusual proposition, indefinite etc...
An enunciation is universal when it has for subject a common term, that brings an universal sign. Es. all the men laugh.
Detail is that enunciation, in which the subject is given by a common term, that brings a particular sign. Es. some man is wise.
Indefinite it is that in which the subject is a common term, that doesn't bring sign some; Es. planta vivit.
Unusual it is that enunciation in which the term is unusual or it is common, but this endowed with a sign of singleness. Es. Pietro races, or this man races. N.B. In itself a term to be considered universal doesn't need an universal sign, but, inserted in a proposition, without this sign it results in an indefinite proposition. Es. homo currit; for how much "man" both in itself an universal term, doesn't result in an universal proposition, which could be translated not only with "the man races", but also with "a man races".
However an indefinite proposition can be also considered as universal, if you deal with necessary or impossible subject. Es. homo est vivens (equivale to omnes homines sunt viventes); homo non est petra (equivale to: nullus homo est petra). Man is living = all men are living
In reason for the form, that is of the copulation.
Under this relationship the enunciation is absolute or modal. Absolute: the most frequent is that in which the predicate is simply applied to the subject, Charles laughs. Charles is good etc... Modal it is that in which the predicate is applied to the subject and it is in evidence the way, with which must be applied. Es. Charles can laugh.
And necessary that Charles is good. In the modal one it is present something, that has not precise connection to the subject or to the predicate, but exclusively to the copulation. And' possible; he is able; it is necessary; it is urgent; it is able not; it is impossible; absurd; necessarily... etc...
Labels: necessary, impossible, indefinite, contingent. Particular, unusual.

15 gennaio 2008

Logica classica

Per una esposizione ordinata della logica classica visitare il sito www.lucianomarrucci.info alla voce "Logica" dello Scaffale d'ingresso.