18 dicembre 2012

Beginning of a fairy tale

Morning Park - Luciano Marrucci

"Morning Park", as a beginning of a fairy tale: a meeting of a bear and a faun with Luciano Marrucci.

04 dicembre 2012

La meditazione del Lunedì.

§ La meditazione del Lunedì. E' stata annuciata con le parole di Sant'Agostino: Ferma il tuo correre e cerca uno spazio per il silenzio e la riflessione.Le meditazioni si tengono nel suggestivo coro della chiesa della Misericordia in Via Rondoni, qui a San Miniato ogni Lunedì alle ore 10,30. Lunedì scorso io c'ero. Gli ascoltatori erano sette: più di quanto potevo aspettarmi. Sono sicuro che il seme germoglierà e romperà la zolla.
§ Mi è stato chiesto di partecipare il succo della riflessione sul tema che mi era proposto di trattare; ma tutto il discorso è stato fatto a braccio, come mi capita soprattutto quando giudico valida la preparazione remota su un argomento, in questo momento mi rimane difficile stringere il torchio, cosa che per ora non ho tempo di fare. 
§ Grazie ad un amico che sponsorizza quasi tutto quello che fo, per la prossima volta utilizzeremo uno speciale dispositivo elettronico capace di trasformare la parola detta in una parola scritta. Allora verrà fuori un riassunto. Sul tema trattato riporterò in seguito qualche spunto. Attenzione ai paragrafi successivi che compariranno a corredo di questo post!
§ Si trattava di volgarizzare il tema che che s'intendeva proposto e allora 
ho riproposto l'esordio di una mia lezione di Teologia Trinitaria.
Mistero Trinitario- Una verità che siamo chiamati a vivere più che a comprendere. Il mistero più impenetrabile e, ancora, il più penetrante in quanto pervade tutta quanta la nostra vita interiore e si manifesta incessantemente nei segnali percepibili nella nostra esperienza esteriore. 
§E' dentro di noi  che scopriamo l'immagine e somiglianza con Dio quando verifichiamo che siamo esseri capaci di capire e di amare. L'essere, l' intelletto e la volontà si ritrovano in Dio come relazioni sussistenti nelle tre Persone divine, ma, sia purein maniera analogica appartengono anche a noi. Cosè una persona umana se non un essere che pensa ed ama?
§ Questo aspetto ternario si presenta incessantemente come orma misteriosa o come impronta meravigliosa in tutte le cose che ci circondano e fanno dei nostri contatti con la realtà un incontro continuo con la bellezza e la bontà: Una bellezza che ci piega alla contemplazione, una bontà che ci spinge all'amore. Ci troviamo davvero di fronte ad un mistero che è allo zenit e al nadir del nostro universo spaziale e temporale. Ma ora cercherò, per quanto è possibile, di spiegarmi meglio.  Continua.

24 novembre 2012

Io sono un VIP,

Io sono un Vip. Very important person, per chi non lo sapesse.Trovavo fastidioso ed anche irriverente quel Tu... Tu.. Tu... che mi mandava il mio telefono fisso. Qualcuno o qualcosa aveva deciso di darmi del Tu. Non autorizzato. Mi sono allora rivolto ad un bravissimo tecnico che ha capito  il mio problema. Lui ha apportato una importante modifica all'apparato sonoro Mi è costato una cifra, ma ora il mio apparecchio manda questo preciso segnale: Lei...Lei..Lei...

30 ottobre 2012

La freccia e la parola









La freccia e la parola

Come la freccia, la parola:
ha una punta in cima
ed una piuma in fondo,
in cima la ferita,
in fondo la carezza.
Come in amore, così in guerra:
tendi la corda
sul tuo proprio petto.
Solo se parte dal tuo cuore
raggiunge un altro cuore
la freccia e la parola.
                       L.M.

24 ottobre 2012

Personal news


§Ritorno a Capo di Vacca - Può interessare gli amici di FB, che è uscito l'ultimo numero di Reality che presenta un articolo con questo titolo : "Ritorno a Capo di Vacca". Parla della benedizione delle guardie svizzere di passaggio da quella località, sei secoli dopo, da quando Giulio II, lì chiamò a difesa del Sacro Palazzo. Francamente credo che sia l'articolo migliore scritto da me negli ultimi 10 anni. Penso anche, che questo pezzo vada direttamente alla Città del Vaticano. A suo modo segna definitivamente, una suggestiva liaison tra quella piccola (?) Città e San Miniato stesso, qui segnalato come una tappa storica della via Francigena.
Agli amici suggerisco di richiedere questo numero direttamente alla portineria della sede centrale della Cassa di Risparmio di San Miniato. Spero che qualche copia sia ancora disponibile   

12 ottobre 2012

Personal News


§ Topo Lindo - Alla mensa ufficiali avevo parlato della frequentazione di questo topo. Entrato in troppa confidenza con me, si era permesso di venire ad annusare le mie ciabatte. Questo tipo si è azzardato fino alla base della mia sedie a rotelle; Davanti al computer Anche lui chiedeva la mia amicizia! La cosa, invece di divertire, ha allarmato tutti i commensali: E non soltanto loro. C'è stato un pollice verso universale. Eliminarlo davvero? Naturalmente ho provato ad alzare il mio mignolo. Ciò ha portato ad un compromesso. Tappiamo il buco di entrata. Poi disporrò una trappola; se è ancora nella stanza ci finirà dentro e allora starà a me riconsegnarlo vivo alla campagna. E' o non è un topo di campagna?

§ Stamani don Francesco mi ha dato uno strappo fino al Cerbioni. C'è stato un serrato scambio di battute.
- Trappola per topi!
- Ce l'ho!
- Vorrei una trappola che faccia arredamento...
Mi ha guardato....
- Ecco qui una cosa che funziona davvero.
- Ma questa è una tagliola, non una trappola, c'è differenza : la prima uccide ; la seconda imprigiona. Io lo voglio vivo, questo topo.
Mi ha presentato una gabbia con tanto di ponte levatoio che scatta quando il topo addenta il parmigiano: Scommetto che Leonardo da Vinci ha scoperto anche quella.....
- Questa fa proprio per Topo Lindo. Mi garba!
- Una trappola che fa arredamento, io, questa, me la vendo davvero!

§ Alcuni mi chiedano ragguagli su "l'operazione topo Lindo". Come mi ero proposto, ho piazzato la trappola nella mia camera. L'esca era data da un piccolo spicchio di formaggio; ce l'ho tenuta 2 o 3 giorni, ma non è scattata : segno che il topo non era più qui. Allora è stata spostata in prossimità della dispensa. E' successo che dopo 3 o 4 giorni, un topolino è stato trovato morto nella piccola gabbia. Aveva mangiato una buona parte del formaggio... Si fanno diverse supposizioni : era davvero topo Lindo, oppure si trattava di un altro frequentatore. Il punto è che spesse volte io lascio la porta semiaperta; data la vicinanza della mia camera con il refettorio, potrebbe aver fatto un'uscita che gli è risultata fatale. Mah ! Un piccolo mistero, o diciamo, un piccolo giallo. Agata Christy l'ha scritto quel giallo intitolato "Una trappola per topi".... 

30 settembre 2012

Professore, ti scrivo...


Carissimo Professore,
ho appreso con stupore (ma non tanto) che hai organizzato dei corsi di "logica".
Io conservo ancora gli appunti delle Tue lezioni (1960-1961, o forse 1962), conservo ancora il Berghin-Rosè (lo ricordi?) , ricordo ancora, con precisione e nell'ordine, le 8 regole (in latino) del sillogismo. Mi ricordo ancora le tipologie di sillogismi in BARBARA, CELARENT, DARII, FERIO, DISAMIS, FELAPTON etc.
Lo stupore non sta nel fatto che Tu insegni logica, ma che Tu abbia il coraggio di insegnare ciò che la società (solo quella italiana?), da tempo, rifiuta.
Si vive ormai nel più grande e popolato palcoscenico del teatro dell'assurdo. E a molti fa comodo: ragionare è una specie di "dolore della mente"; mentire, ingannarsi, "rappresentarsi", anzichè essere, o ricercare il vero, è più comodo, meno impegnativo.
Del resto "credere, obbedire e combattere" (ma ora neppure combattere) ha acquietato moti "spiriti" in passato, ma sembra che anche ora possa essere una bandiera utili per molti. Mi vengono a mente molti politici che riescono a non dire nulla e la "gente" è convinta che abbiano detto qualcosa. E' così convinta che anche se dicono l'opposto non se ne accorgono.
Insegnare "logica" oggi è una specie di avventura  "in partibus infidelium", ma è la cosa più coraggiosa e più sensata che si possa fare oggi. E' una specie di "missione", un nobile tentaivo di dissodare un terreno indurito e arido. Da tempo anch'io sono convinto che questa società potrà salvarsi se comincerà a ristudiare "il catechismo", i vari catechismi, le idee di base, le impalcature della mente, la logica insomma. Costringere la "gente" a ragionare, fornendola di strumenti adatti, avere la pazienza necessaria e attendere che spunti qualcosa è certamente un impegno sociale dei più meritori.
A proposito di coraggio non posso dimenticare "la coraggiosa" lettura in classe (4 e 5 ginnasio) di Jerome K. Jerome (Tre uomini in barca); era quasi una lettura clandestina e, forse, sospetta in un Seminario di quegli anni, un "incursione" nel "futile", nel leggero rispetto alle impostazioni (anche preconciliari) dell'epoca.
E ricordo anche la mia "battaglia persa": dovetti imparare a mente "Il risveglio della fontana" (D'Annunzio) e "La madre di Lucia" (Promessi sposi). Ricordo tutto. E' il risultato di un buon insegnamento.
Verrò a trovarTi presto.

Un caro e affettuoso saluto,

Tusco



Carissimo Tusco*,
il tuo messaggio mi è giunto come un abbraccio: quello che a quei tempi non ci era dato di scambiarci; anche perché il ruolo che ci avevamo scelti era quello di due lottatori di palestra in cui, qualche volta, proprio io, che ti avevo insegnato la mossa  vincente, ero costretto a toccare il tappeto.
In certi momenti arrivavo a capire che il tuo atteggiamento era anche il risultato di una crisi non dichiarata. Quella fermentazione interiore che uno può provare a quell'età e che spesso ti fa combattere proprio contro contro chi si ama. Contro chi si ama e contro chi si apprezza: Non ti devi stupire se io, quando capita l'occasione, cito il tuo nome per quello che è diventato un alunno ribelle, ma ancora di più, intelligente. Ringrazio Dio di averti incontrato in un segmento di vita molto importante, almeno per me.

DonLù

* Tusco è il soprannome che abbiamo concordato insieme per evidenziare l'anonimato.

09 luglio 2012

Biglietto a Margherita Hack

Cara Margherita Hack,

dopo la lettera a Lei indirizzata e pubblicata in otto puntate in questo settimanale, intendo con questo biglietto (niente più di un biglietto) replicare a quanto è apparso sulla stampa a proposito del "bosone" di Higgs: se voleva sorprendere, devo dire, c'è proprio riuscita. Lei sa meglio di me che la denominazione di questo bosone ha subito diverse variazioni: "Goddam", così intendeva chiamarlo colui che ne aveva intuito la presenza, significa "particella maledetta"; oggi si parla di particella di Dio e, con un nome ancora più suggestivo "il soffio di Dio", per quanto ne so io, lo chiamerei chiamerei semplicemente il colophon di Dio. Lei, atea convinta, ha deciso di chiamarla il proprio Dio (con la maiuscola, così è scritto). In sostanza nel momento in cui rifiuta un'adesione all'infinitamente grande sembra attribuire il carattere di divinità all'infinitamente piccolo. Qui, almeno sulla carta, la sua scelta è per il materiale sull'immateriale, per il finito sull'infinito, per il temporaneo sul eterno. Ammetto che qui non ho spazio per argomentare ma una cosa la devo dire: non si può confondere il configurato con il configurante; non si può identificare la firma con il suo autore, né l'impronta con il sigillo che l'ha impressa. La materia con il soffio che l'ha attivata. Sono grato agli uomini di scienza quando ci trasmettono le loro acquisizioni scientifiche, ma trovo in alcuni di loro una deludente, scarsa conoscenza dei "fondamentali logici".

Luciano Marrucci

16 giugno 2012

Corso estivo di logica


§ Nasce qui a San Miniato, come gemmazione dalla Scuola di Teologia, una Scuola di Logica.
Prima ancora dell'open day avranno inizio due corsi estivi di logica destinati a tutti coloro che desiderano acquisire una conoscenza di base su una disciplina che registra un interesse in ascesa presso molti atenei con cattedra di Lettere e Filosofia.

§ Il corso è aperto a coloro che sono in possesso di un diploma di scuola superiore e sarà ripartito in due sezioni: ci sarà un corso mattutino destinato prevalentemente agli studenti di età compresa tra i 18 e i 30 anni ed un corso serale riservato agli adulti. Entrambi i corsi saranno a numero chiuso (gruppi di non oltre 8 persone) e sarà data precedenza ai primi iscritti.

Il corso mattutino sarà articolato così:
  • lunedì 16 luglio dalle ore 09.00 alle ore 11.00;
  • mercoledì 18 luglio dalle ore 09.00 alle ore 11.00;
  • lunedì 23 luglio dalle ore 09.00 alle ore 11.00;
  • mercoledì 25 luglio dalle ore 09.00 alle ore 11.00;
Il corso serale sarà articolato così:
  • mercoledì 18 luglio dalle ore 21.00 alle ore 23.00;
  • venerdì 20 luglio dalle ore 21.00 alle ore 23.00;
  • mercoledì 25 luglio dalle ore 21.00 alle ore 23.00;
  • venerdì 27 luglio dalle ore 21.00 alle ore 23.00;
In entrambi i corsi avranno luogo due lezioni successive di 50 minuti, con intervallo attivo di 20 minuti.

§ I corsi si svolgeranno in una sala in prossimità dell'albergo Miravalle al numero 1 di piazzetta del castello a San Miniato e saranno tenuti da don Luciano Marrucci autore dei plichi "Chiavi di logica" che comprendono il termine, il giudizio e il raziocinio. A compimento del corso verrà consegnato un attestato di frequenza; la quota di partecipazione molto contenuta (5.00€ a lezione) sarà comunque facoltativa e condizionata al gradimento dichiarato dai partecipanti.

11 giugno 2012

Corso estivo di logica.

Corso estivo di Logica. Nasce qui a San Miniato, come gemmazione della Scuola di Teologia, una Scuola di Logica. Questa disciplina di studio  si propone come materia opzionale e complementare, sia per gli studenti del corso che inizia, sia per gli studenti che, avendolo già compiuto, intendono acquisire una conoscenza di base su uno strumento oggi sempre più apprezzato negli Atenei e nelle Università con cattedra di Lettere e Filosofia.
Ancora prima dell' "open day" si è pensato di aprire un corso estivo di Logica a numero chiuso di otto lezioni con sede e con data da concordare con gli interessati a partire dal prossimo Luglio.              Per ulteriori informazioni contattare Don Luciano Marrucci all'indirizzo lmarrucci@gmail.com.

14 maggio 2012

Semi di senape - Catechismo con le cose IX

Ecco come si svolse una lezione di catechismo: dissi ai miei piccoli amici che avremmo fatto una lezione con le cose: "lasciate sul tavolo matite, quaderni, e anche il vostro libro e andiamo tutti in chiesa".
Abbiamo recitato insieme stando in piedi l'invocazione all'Angelo custode; quelli che non la sapevano ancora hanno seguito quelli più preparati, ma prima c'è stato il segno della croce, un piccolo rito che quasi tutti hanno subito imparato, poi ho mostrato loro il vecchio altare di marmo.
Ho sollevato le tovaglie ed ho appoggiato più volte la mano sul marmo; senza che lo avessi chiesto, mi hanno tutti imitato; hanno toccato e accarezzato le colonnine dell'altare che compongono un piccolo chiostro. Qualcuno ha notato che il tabernacolo era fatto proprio come una minuscola chiesa.
L'altare davanti è rivolto verso il popolo e la mensa è sopra un tronco d'ulivo di cui si vedono le radici e tre rami che reggono la tavola. C'era in loro un gioioso stupore, e non smettevano di accarezzarlo.
Ho raccontato che una volta un turista in visita alla chiesa mi domandò chi fosse l'autore di questo altare. Sapete come risposi? "Io ho fatto tagliare questo ulivo, poi l'ho sgorbiato togliendo soltanto la corteccia." Non posso dire che l'ho fatto io. Secondo me, l'ha fatto Dio.
Alice ha detto: "hai risposto bene!"

07 maggio 2012

Catechismo con le cose VIII

La merenda dei poveri

Non saprei dare torto a qualcuno che non giudicasse ortodossa quella mia lezione di catechismo in cui dopo una brevissima preghiera i miei ragazzi hanno impiegato tutto il tempo per preparare e per consumare una merenda. L'avevo preannunciato la volta precedente: La prossima volta si farà una merenda a pane, olio di frantoio e sale; pomodoro grinzoso di San Miniato a chi garba!".
Quando sono arrivati, tutti se lo ricordavano e vedendo la tavola al pulito, qualcuno mi ha guardato: "E allora?"
"Allora bisogna apparecchiare! Ecco la tovaglia, i bicchieri di vetro e i piattini. Forza piglia il pane! Chi l'affetta? State attenti a non tagliarvi, mi raccomando!" C'è l'ampolla dell'olio bono ed i pomodori; sale e acqua naturale. C'era chi tagliava, chi condiva e chi strusciava il pomodoro sulle fette. Ad un certo punto mi sono accorto che avevano preparato tre mezze fette anche per me.
Al momento che sono rientrato con la bottiglia del vino, loro me l'hanno chiesto. Hanno avuto questo coraggio. E' successo che abbiamo finito il pane. Ho dovuto chiederlo ad una famiglia vicina.
Io ho detto che quella merenda era quella che si mangiava nelle famiglie povere.
Loro l'hanno apprezzata come una merenda di lusso rispetto a certe merendine incartate. Ma si può incartare l'amore? C'era una gioia diffusa, una vibrazione d'affetto tra tutti noi.
Penso (parlo per esperienza) che mezzo secolo di una vita non basterà a cancellare nella memoria di un bambino un piccolo evento come questo. Eppure è bastato un po' di pane, un po' del nostro olio, un pizzico di sale e un goccio di vino.

30 aprile 2012

Semi di senape - Catechismo con le cose VII

Ragazzi a dottrina

Vedere questi bambini che vengono "alla dottrina" come ad una festa mi conforta e mi conferma sulla validità del metodo che abbiamo scelto. Ce ne accorgiamo già da dell'impeto con cui bussano alla porta, da come premono sul pulsante del campanello, agitando anche la campana esterna e picchiando con i battenti alla porta. La Canonica, la vedono come una fortezza da espugnare. Me, come un castellano da sequestrare. C'è almeno un momento in cui, lasciati alle spalle i loro i genitori, non vedono, non considerano altro che questo prete che ha deciso di restare qui, abate di un'abbazia che non c'è. Mi viene da pensare a quei vivaci passerotti a cui sbriciolo la midolla del mio pane e a quei pesciolini della vasca che vengono verso di me, o, diciamo, verso il barattolo del mangime. Mi garbano da come prendono posto intorno al grande tavolo; hanno capito di non trovarsi a scuola, ma in una casa dove convitati molto speciali trovano una mensa riservata proprio a loro.

13 aprile 2012

Semi di senape - Il Colophon di Dio

Questo fu il tema di una lezione di catechismo ai miei ragazzi di Corazzano.
Colophon è una parola difficile che significa una cosa molto facile: E’ un ghirigoro che completava una firma nei manoscritti antichi. A forma triangolare, partiva dall’ultima lettera della firma e finiva in un punto in basso dove aveva deciso lui, lo scrivente, come per dire: questa firma è proprio la mia.
Un giorno, scendendo i gradoni della nostra antica Pieve, ho visto questo coso sulla parete avoriata che si trova dalla parte del vangelo, o come si dice noi preti, in cornu evangeli. Mi accorsi che era un piccolo scorpione. Mi avvicinai per osservarlo meglio. Lui era fermo, perché questi animali simulano la morte proprio per scansarla. Nel suo piccolo, mostrava una bellezza superba. Più che nero, era bruno come certi inchiostri. Le placche della corazza alle giunture avevano i lucori rossastri che hanno i gamberetti. Immaginai che, immobilizzato dalla paura, lui mi guardasse. Pareva proprio un colophon quel trangolino scuro, come se fosse la firma di qualcuno.
Come se qualcuno dicesse: questa Pieve che tu vedi è mia. Mi appartiene. Quello scorpione a me sembrò la firma di Dio.
Riflettei che forse avrebbe potuto impaurire qualche donnina se lo avesse visto e, se avesse punto un bambino, gli avrebbe procurato un bel febbrone. Ma che diritto avevo di schiacciarlo? Di certo discendeva da una dinastia di scorpioni che da chissà quanto tempo avevano preso alloggio in questa Pieve. Dunque c’era prima di me. Lasciandolo avrei voluto dirgli di salire più in alto, verso le capriate.
Ed ora mi domando: ho fatto bene o ho fatto male a non sopprimerlo? Lo domando anche a voi…Ho fatto bene o ho fatto male?
La risposta che ebbi da quei ragazzi fu per me imprevedibile: risposero con un applauso. Che mi commosse.

30 marzo 2012

Catechismo con le cose.VI.

Distribuzione del pane di Sant'Antonio
"Mi piace consegnare con le mie mani e nelle vostre mani questo pane benedetto in onore di San'Antonio Abate. Altre volte vi ho parlato di come è nata una bella tradizione che ha portato nelle nostre chiese questo buon odore del forno. Sono contento perché oggi mi sento veramente il capo della  mia famiglia che siete voi. Nell'assolvere questo compito mi pare di rispondere a ciò che tutti insieme abbiamo chiesto a Nostro Signore quando abbiamo detto: Dacci oggi il nostro pane quotidiano. Mi sbaglierò, ma oggi mi sento  più importante per tutti voi proprio per il servizio di dare ciò che vi è dovuto come miei  familiari. Questa ricorrenza viene ogni anno per ricordarci almeno in questo giorno che chi mangia dello stesso pane appartiene ad una stessa famiglia." 


Rito della imposizione delle Ceneri
"Ieri volteggiavano nell'aria segmenti di girandole; quel venticello invernale sollevava piccoli turbini di coriandoli variopinti; stamani quelle cose, ammucchiate nei margini dei marciapiedi ci sono sembrate spazzatura. E' vero o non è vero?"
Oggi, Venerdì delle Ceneri, la Chiesa, nell'invitarci ad una riflessone più profonda ed ad una considerazione più alta ci propone l'austero rito delle cenere sulla fronte di ciascuno di noi: "Ricordati,uomo, che sei polvere e in polvere ritornerai. Un monito che vale per l'uomo e per la donna; per il vecchio e per il giovane; se si presenta un bambino od una bambina, fateci caso, il gesto non muta e le parole non cambiano". Ma il celebrante è ugualmente consapevole di non recitare una condanna cui tutti siamo soggetti. Egli vorrebbe farvi capire che in fondo la cenere è anche il segno di un fuoco che c'è stato. Se la nostra vita sarà bruciata dal'impegno di ricevere e di trasmettere la fiamma della fede, della speranza e della carità, allora ciò che resterà del nostro corpo non sarà mai spazzatura.
Sottoponendosi allo stesso rito, il Papa ed il Vescovo china anche lui la testa di fronte al decano che gli sta accanto. Una volta mi sono rivolto al più piccolo ministrante che mi stava vicino e gli ho chiesto di farlo anche su di me. Ho dovuto inchinarmi parecchio per portarmi alla sua altezza; lui, a ripetere le stesse parole non ce l'ha fatta, ma quel gesto, che esprime amorevole premura, era proprio quello.

19 marzo 2012

Equinozio di primavera

Ti puo' interessare sapere...
Equinozio, solstizio, quattro tempora.Tre parole che ricorrono nel calendario ad indicare fasi o periodi correlate al ciclo solare.
Cominciamo coll'Equinozio. Che significa? Uno prova a troncare a troncare in due la parola: "Equi"-Nozio" E' allora portato a collegare la seconda parola a "nozze"; e, poichè "equi" insinua l'dea di una giusta ripartizione di qualcosa, uno potrebbe domandarsi: Che sia una specie di matrimonio con regime di comunione di beni?
Ma tutti capicono che non può essere così. Ora proviamo ad assicurare un significato ad equo (dal latino aequus, che significa uguale), e alla seconda parte della parola che proviene dal latino nox, che significa notte.
Ci siamo! Equinozio è il giorno dell'anno in cui la giornata ha una durata uguale alla nottata; questo accade precisamente il 21 marzo (equinozio di primavera) ed il 21 Settembre (equinozio d'autunno).

Catechismo con le cose V

Le cose sono presenti nella Celebrazione Eucaristica, ma ancora nei Riti Sacramentali. Uniti alla parola e accompagnate col gesto, formano insieme il Segno che produce veramente quello che significa. Ciò è reso evidente nel Battesimo, il Sacramento in cui la Madre Chiesa, a somiglianza di quello che succede alla madre naturale prima di partorire, rompe le acque. L'acqua, che serve per lavare, per detergere, per dare lucentezza al corpo, era presente nella piccola vasca; il celebrante dopo aver aver invocato su di essa la benedizione di Dio, ne raccoglie quanto può essere contenuta in una bella conchiglia... Poi chiama per nome la creatura che gli sta davanti... Notate: la chiama per nome e nei nomi delle tre persone la battezza. "Andrea, io ti battezzo nel nome del Padre, e del Figlio e dello Spirito Santo". E mentre lo dice lo fa: versa l'acqua che ora scorre portando un brivido vivificante sulla fronte di Andrea. Ciò che riceve lo inserisce davvero nella sfera trinitaria, lo rende membro della stessa famiglia cui tutti noi battezzati apparteniamo; puoi dire familiare, fratello, figlio; infatti la lettera iniziale è proprio la stessa.
Anche nei riti minori inseriti nella celebrazione battesimale parlano le cose. C'è l'Olio dei Catecumeni e quello del Sacro Crisma; c'è la veste bianca, segno della grazia abituale (da "abitus"); c'è la candela accesa. Come per dire: "Non mi limito a parlarti della luce ma te la consegno concretamente". E quando il celebrante invita la creatura ad aprirsi all'ascolto della parola di Dio e proferire agli altri ciò che ha ascoltato lo fa toccando le sue orecchie e le sue labbra; anche qui la parola esprime la cosa e la cosa illustra la parola.

04 marzo 2012

Catechismo con le cose IV

Catechesi con le cose: questo tema è come una pasta che mi sta lievitando nelle mani... Pensavo che con tre o quattro puntate avrei chiuso l'argomento... e questa previsione, io l'avevo trasmessa anche al Direttore di questo Settimanale; ma è accaduto,questo è accaduto, che da autore, io sia diventato ascoltatore di quanto avevo detto. Anch'io ho mediato sulle mie parole. Ora, divenuto lettore di me stesso, non saprei più definire la fine di un discorso incominciato; come se la piccola manciata di semi destinata  ad altri da me avesse inaspettatamente germinato anche in me. 
Parliamo della Messa che si colloca  al centro della Liturgia, la mistica sfera dove è possibile avvertire le pulsioni vitali del Corpo Mistico. L'altare non è un sarcofago e neppure un'ara pagana dove viene consumato un sacrificio cruento, è una mensa. Essa è  coperta da  tovaglie che sono di canapa, di lino e di cotone (materiali come
seta e lana non devono stare sull'altare, io penso perchè sono di origine animale).
 Allora abbiamo di fronte una tavola apparecchiata e noi ci sentiamo  invitati ad un sacro convivio. Che l'Eucarestia è anche unione del cielo con la terra, oltre che unione tra umanità e la Divinità e unione degli uomini tra loro, viene mirabilmente significato dal pane e dal vino, frutti della terra e del lavoro dell'uomo . Comprendiamo allora che nell'offerta che la comunità fa al suo Signore non c'è il grano, ma il pane, non c'è l'uva, ma il vino. Salgono sull'altare di Dio anche la fatica dell'uomo, il suo sudore, perfino le sue lacrime, che Aristotele definì il sangue dell'anima.

27 febbraio 2012

Catechismo con le cose III

Mi sono proposto di rispondere ad una domanda che non mi è stata fatta, ma che è facilmente immaginabile... Ed è questa: "D'accordo, il Signore ci ha insegnato... ad insegnare con le cose; ma la Chiesa custode e interprete del Suo magistero, applica davvero la didattica da Colui che si è definito solo ed unico Maestro? Rispondo con un sincero e convinto sì".
Qual'è l'ambito dove la Chiesa (a questo punto dovrei dire, la Maestra) svolge la sua missione pedagogica se non la Liturgia? E' in questo epistema di riti elementari e di riti sacramentali che il catecumeno e il fedele  sono avvicinati ed educati a raggiungere le realtà celesti a partire da quelle terrene. Il rito elementare è unione del gesto con la parola; il rito sacramentale è unione del gesto con la parola e con una realtà materiale. Parola, gesto e cosa formano il segno sacramentale.
Pensiamo ora a quante volte nell'esercizio della Liturgia il fedele e il celebrante ricorrono ad una realtà concreta. Appena il semplice cristiano entra in chiesa si porta verso l'acquasantiera, intinge le dita nell'acqua, fa il segno della croce e dice: Nel nome del Padre... Ecco, lui ha compiuto un rito. Il celebrante, che indossa paramenti appropriati, esce dalla sacrestia.... Il ministrante fa squillare la campanella che basta a destare l'attenzione di tutta l'assemblea.... Ora genuflette, fa anche un inchino... Apre il messale... Dispone il nastro colorato sulla pagina stabilita.... Gesti rituali che si avvalgono di cose che tutti possono vedere; e la Messa
non è ancora incominciata! Al centro c'è un calice che verrà innalzato, una pisside che verrà scoperchiata; sono visibili le ampolle; le lampade mostrano luci fiammeggianti; e la Messa non è ancora incominciata!

20 febbraio 2012

Catechismo con le cose II

Vorrei si capisse che è proprio Gesù maestro della Catechesi; Lui si è sempre avvalso delle realtà terrene per portarci alla considerazione di quelle celesti. Il Maestro si avvale di ciò che è possibile vedere e toccare in quel momento, in quel luogo in cui parlava. Quando ci dà un'idea della potenza della fede capace di spostare una pianta, non dice "un albero", ma "quest'albero"; segno che l'albero era proprio lì e poteva essere visto da tutti. Forse in quel momento Lui lo stava toccando e così lo indicava agli ascoltatori; gli ascoltatori diventavano allora anche spettatori. Quando sfidò gli accusatori a lanciare la prima pietra, loro, la pietra, ce l'avevano veramente in mano. Quando disse: "Mostratemi" una moneta, i farisei trassero dalla saccoccia la cosa che riportava l'effigie di  Cesare. Una volta mise addirittura un fanciullo di fronte ai discepoli perché imparassero a diventare semplici come quell'innocente creatura.
Quindi non soltanto cose, ma addirittura creature viventi; e ci fu un giorno in cui presentò se stesso nella concretezza di uomo risorto per richiamare un amico alla considerazione di ciò che era accaduto proprio a Lui: "Metti le mani sulla ferita del mio costato e le tue dita nelle fessure dei chodi" Di cima fino in fondo, il Vangelo è tutto un discorso incentrato su realtà percepibili dai nostri sensi. Ciò a differenza di quanto è per lo più presentato dai nostri testi catechistici.

13 febbraio 2012

Catechismo con le cose I

'Si può fare catechesi con le cose? Ora preciso la domanda: E' cosa buona, degna e salutare che il catechista si decida, a testo chiuso, (troppo spesso farraginoso, impraticabile e pieno, troppo pieno, di materiale espanso) di aprire il libro della natura? Io rispondo che è un'esperienza che il catechista dovrebbe  fare.  E' Gesù che ci ha insegnato il modo di fare dottrina. Cacciato dalla sinagoga di Cafarnao e deposto il rotolo di papiro nel suo cesto, uscì all'aperto; nei i suoi discorsi c'erano 
 parole in cui tutti riscoprivano le realtà che li circondavano, quelle stesse che in quel momento erano esposte alla loro esperienza: Pietre,;piante, animali, personaggi. Fateci caso: si parla di sassi, di perle di rocce, di case; ed ancora di pesci, di pecore, di lupi ci cammelli e di asini; ancora di più di pastori, di agricoltori, di pubblicani  di meretrici, di discepoli, di bambini e dei loro angeli.
Ed ora fo' un esempio. Il Maestro fa un invito come se dicesse: Volete gli occhi in alto. Guardate gli uccelli dell'aria.. essi non mietono e non mettono da parte. E' il Padre celeste che li nutre. Ora rivolgete lo sguardo in basso.... osservate la veste di cui sono dotati i gigli di campo; neppure Salomone poteva indossarne una più bella. Quanto basta per riconoscere che la bontà e la bellezza vengono da Dio. Di più: qui c'è un lampo improvviso sul mistero della sua stessa Essenza: Infatti in Dio noi possiamo considerare: l'esistenza. l'intelletto e l'amore, che si manifestano nella bellezza e nella bontà.

31 gennaio 2012

La parabolla dei talenti II

Con la parola "talento", nel linguaggio corrente ha preso ormai  la prevalenza sul significato originario, quello estensivo. Quindi, più che disponibilità pecunaria, sta a significare: capacità, attitudine, dote connaturale, anche estro, attitudine creativa, potere attrattivo e organizzativo; significa ancora carisma, di cui dò una mia definizione:  un dono consegnato all'individuo a sevizio della comunità.
Il talento si spende nella sfera della collettività; il carisma in quello della comunità: entrambi si esprimono come una forza espansiva, accolti dall'individuo come doni che vengono dall'alto, devono essere partecipati come beni da consegnare agli altri. Ecco come l'agiografo si esprime nel capitolo 7 della Sapienza: "Senza frode imparai la sapienza e senza invidia la dono, non nascondo le mie ricchezze. Essa è un tesoro inesauribile per gli uomini; quanti se la procurano si attirano l'amicizia con Dio".
In questa partecipazione del bene non ci dovrebbe essere posto per l'invidia. E invece c'è questa erbaccia che attecchisce dovunque... Accade che uno, quando scopre che un altro ha una dote che lui non ha, invece di rallegrarsi per una luce che lo può investire, si rattrista per l'ombra che in quel momento produce la propria figura.
Invidia stolta e anche peccaminosa. E' stolta: se scopriamo nel prossimo una qualità che noi non abbiamo, vuol dire che lui è caricato di una responsabilità maggiore; ci dovremmo sentire sollevati ed ancora di più impegnati a scoprire  i doni che ci furono elargiti non per la nostra vanità ma per il servizio degli altri. E' peccaminosa: i peccati contro lo Spirito Santo per lo più sono radicati nel vizio della Superbia; ma ce n'è uno correlato all'invidia. Dice così: invidia della grazia altrui; chi invidia è come se imprecasse contro la mano di Dio che elargisce liberamente e per questo peccato non c'è remissione...

23 gennaio 2012

La parabola dei talenti.

Un amico mi ha invitato a parlare della parabola dei talenti: Io lo farò, ma credo che un solo post non mi basterà per trattare l'argomento.
 Cos'è il talento? Non certamente una grossa moneta come alcuni pensano, ma più precisamente un'unità di misura di massa, corrispondente secondo i Babilonesi e i Sumeri al peso e al valore di oltre 36 kilogrammi d'argento: una massa che non sarebbe entrata in una borsa di cuoio, per la stessa ragione per cui un barile di vino non potrebbe essere contenuto in una brocca di creta o un ettaro di terra non potrebbe entrare in una balla di canapa.
Quel signore, prima di partire per un lungo viaggio, assegnò ai suoi servi una grossa disponibilità di denaro. Ma in misura diversa: ad uno assegnò cinque talenti, ad un altro, due; ad un terzo soltanto uno. Sempre una somma cospicua. Si allontanò  e si fece vivo soltanto dopo aver lasciato loro il tempo di farli fruttificare come lui avevo ingiunto. Eccome si fece vivo! Lodò e gratificò chi aveva raddoppiato il bene affidato; ma chiamò infingardo il terzo
che aveva sotterrato ciò che gli aveva consegnato. La fine di quell'uomo fu un carcere dove c'è pianto e stridore di denti.
Dal breve discorso evangelico, che io ho strinto ancora di più, ricaviamo quanto basta per fare una prima considerazione: Il Signore, dalle inesauribili riserve, consegna  a ciascuno di noi un bene e ci assegna un compito corrispondente alle capacità che abbiamo di farlo fruttare.  Attenzione! Nelle mani di chi lo riceve ogni talento diventa un terribile privilegio!

09 gennaio 2012

Una domanda precisa

"Che giova all'uomo guadagnare il mondo intero se poi perde l'anima? O  con che cosa l'uomo può barattare la propria anima?" Le parole, riportate da Marco, il più asciutto tra gli Evangelisti, non sono espresse in forma di asserzione, ma di domanda. Quando uno asserisce sembra dire: io la penso così; ma quando uno domanda sembra dire: ma tu, come la pensi? Allora comprendi, questo capisci, che non hai scampo: la freccia scoccata da remota distanza, partita da un arco misterioso di cui non avevi percepito nemmeno la presenza, ormai ti ha raggiunto, ti ha raggiunto non come un messaggio ostile, ma quasi come una dichiarazione d'amore. Rassicurante o inquietante, ti farà compagnia di giorno e farà incursione nei tuoi sogni la notte. E' una domanda precisa che chiede una risposta decisa. Che giova all'uomo..... se poi perde l'anima?
Questa stessa domanda fu rivolta da Ignazio di Lojola a Francesco Saverio quando i due s'incontrarono a Parigi. Entrambi erano venuti alla Universtà della Sorbona per studiare Teologia. Francesco, un giovane in cui la natura si era divertita a concentrare i doni più ambiti: giovinezza, bellezza, intelligenza e bontà, poteva sembrare
attrezzato per partire alla conquista del mondo. Ma cercò in sé una risposta, e in sè la trovò. Rinunciando ad essere un conquistatore, diventò un missionario. Dedicandosi esclusivamente alla cura delle anime, mise in sicurezza anche la sua.