29 ottobre 2010

La storia...

Una nave salpò.
Questo missionario che salutava la sua terra era parecchio giovane. I passeggeri dicevano:
— È un vero peccato che sia un sognatore!
Lui sognava di convertire tante anime, di battezzare tanti bambini, sognava di costruire una chiesa
ed una scuola.
Invece non battezzò nessuno e non costruì proprio niente perché la febbre gialla, che prese appena
arrivato, lo portò via in due settimane.
Lo seppellirono sotto una palma. Non fece nulla e non lasciò nulla. Per eredità, lasciò i suoi sogni.

... e la fiaba

Ma i suoi sogni erano ancora buoni perché erano ancora intatti. Io non so se fu il vento a riportarli verso la sua terra.
Altre navi salparono. Furono battezzati molti bambini; molti, fra i grandi, trovarono la fede.
Sorsero delle chiese e delle scuole,
Dei passeggeri, siccome non sapevano sognare, smisero anche di dormire.

Una predica che non venne a noia

Un giorno un monaco di Sorrezzana, tra Moriolo e Balconevisi, radunò i suoi discepoli sotto una querce perchè voleva fare una predica all'aperto. Prima che cominciasse a parlare, un uccellino che stava sopra un ramo principiò a cantare. Tutti si misero a sentire: zitti zitti.

Quando smise, il monaco si alzò e disse: "La predica è bell'e finita; possiamo andare!"

Un buon consiglio

Quando l'Arno si passava a guado o con traghetti perché i ponti erano di molto radi, si presentò un forestiero al barcaiolo e gli disse che gli avrebbe insegnato il modo di fare soldi se l'avesse traghettato senza farsi pagare. Tutta contento, il barcaiolo lo fece salire e lo portò sull'altra riva.
Come fu arrivato, il forestiero si voltò e gli disse: "Se vuoi fare quattrini fatti sempre pagare, bischeraccio!".

28 ottobre 2010

Una ricetta di Don Mannari online

E' la ricetta del Tegolato (vino invecchiato tra le tegole) che Don Mannari mi consegnò quando era parroco di Crespina.

Il tegolato della Canonica di Crespina

Si piglia il vino nero, limpido, di seconda bollitura,
ma che sia un vinone, si versa nel fiasco,
che però deve rimanere un po’ scemo
perché, sennò, il sughero parte.
Si tura bene e s’incerallacca.
I fiaschi vanno messi a giacere su gl’embrici
tra tegolo e tegolo ancorati con un cordino
all’abbaino e si lasciano a tutte l’intemperie.
Per anni e anni ce ne possiamo dimenticare.
Quando si ripiglia, il fiasco non deve essere caldo,
e non va sciabordato. Va tenuto al fresco prima di travasarlo con la tromba.
Si serve in un’unica mescita portando i bicchieri verso il fiasco
e non il fiasco verso i bicchieri. Il fondo va buttato via.
Garba ai bevitori sani e fa bene ai convalescenti e alle donne in cinta.


Canonico Lelio Mannari


Alla voce "il tegolato" su Google compare, come primo risultato, proprio il sito www.old-labels.com che presenta questa ricetta.

Senza spine

Questa storia successe al tempo degli antichi romani.
Una donna spirò. Il vedovo, secondo l’usanza della povera gente, fece avvolgere la «salma» in un semplice lenzuolo.
Il cammino che si doveva fare passava per forza attraverso una via stretta, tra siepi di spine. Lungo il tragitto, delle spine punsero il corpo della donna che riprese. Insomma rinvivì e campò diversi anni.
Quando morì davvero, fu ancora rinvolta nel suo lenzuolo. Il marito, che era un uomo premuroso, disse agli amici: - Questa volta sarà meglio togliere le spine!

09 ottobre 2010

Darsi del tu

Stamani sono entrato in una bottega di alimentari. C'era già un cliente prima di me, che poi si è trattenuto mentre io ordinavo due etti di formaggio. Stefania mi ha servito e così quel signore ed io stavamo per uscire. A questo punto Stefania ha detto: "Ciao Luciano!". A quel saluto io sono ritornato indietro e le ho detto: "finalmente Stefania mi hai chiamato semplicemente Luciano!". E lei mi ha detto: " guardi che quel signore che è uscito si chiama anche lui Luciano; io mi riferivo a lui; con lei non me lo sarei mai permessa, Don Luciano".
Io ci sono rimasto un po' male. La gente ti da del lei spesso per tenerti lontano, non si limita a chiamarti per nome, quel nome scusso scusso che ti hanno dato al battesimo. Io non capisco perché danno del tu al mio Dio ed a me danno del lei.
Io non capisco perché si chiama Reverendo un semplice Prete, Eccellenza per il Vescovo, Santità per il Papa. Il pensiero di San Tommaso D'Aquino è faro del mio pensiero. Ebbene l'Angelico dottore dice che le proprietà positive espresse in astratto competono soltanto a Dio. Si dice infatti Immensità di Dio, Eternità di Dio, Bontà di Dio.
A questo punto si evidenzia una cosa: dire che un uomo è Santità è una vera bestemmia da un punto di vista teologico. Teologicamente parlando è sbagliato attribuire ad un uomo una proprietà che compete soltanto a Dio. Lo ripeto, soltanto Dio è Santità.

02 ottobre 2010

Mannari gastronomo.

Già gli facciamo omaggio se precisiamo, come avrebbe fatto lui, il significato di questa parola Gastronomo non vuol dire ingordo, mangione, e neppure buongustaio. E' piuttosto uno che conosce il cibo nella sua causa e che perciò non è solo capace di gustarlo ma anche di confezionarlo.
Gastronomo è quello che accontentandosi anche di un di minestrone, lo prepara con gli ingredienti giusti in una cucina in cui l'odore basta ad annunciare il sapore della vivanda.
Si scopre che molti scrittori possedevano quest'arte, e la esercitavano.
Mannari era maestro nel preparare vivande, bevande e anche dolciumi secondo le regole della cucina toscana.
Poso chiamare a testimone don Giampiero che è stato suo cappellano a Santa Maria a Monte ed ora è parroco di Cigoli.