28 aprile 2013

Monasteria

Massime che figurano sopra i portali ed entro le meridiane di alcune abbazie*.

Beata solitudo, sola beatitudo. Beata solitudine, sola beatitudine. Iscrizione che figura sui frontali di alcune abbazie ad indicare il peculiare privilegio di chi può vivere in una pacata solitudine. 

Exi sed non omnis. Iscrizione che figura sul portale d’uscita della Certosa di Calci. Esci ma non del tutto. Stupendo saluto di congedo. (Nell’uscire fai che resti qui qualcosa di te: un po' del tuo cuore, un po' della tua mente). Dovunque tu vada, il tuo ricordo rimanga ancorato a questo posto. 

Iter para tutum. Proteggimi nel mio cammino. Invocazione alla Vergine tratta dall’Ave maris stella, ed appropriata a chiunque intraprende ancora un viaggio. 

Fugit irreparabile tempus. Il tempo non è solo inesorabile, esso scorre in modo irreparabile, nel senso che non si può rimediare facilmente ad un cattivo impiego di esso. Anche questa sentenza compare nella meridiana nell’abbazia di Calci. 

Ne quid nimis. Niente di troppo. Compare nel refettorio del monastero di Bobbio. Suona come un invito alla temperanza. Suggerimento scoperto a mangiare e bere con moderazione. Anche un obliquo invito a risparmiare sulle riserve della cantina e della dispensa. 

Ostium vel ostium. Porta perfino dei nemici. Iscrizione che figura sullo stipite di una porta di un monastero agostiniano che dalla chiesa dà accesso al monastero. C’è un trasparente riferimento al diritto d’asilo per cui anche un malvivente poteva avere accesso nel monastero. 

Vulnerant omnes, ultima necat. Tutte feriscono; l’ultima uccide. E’ riferita alle ore che scorrono lasciando un segno, ma è l’ultima a troncare l’esistenza terrena. 

Ultimam time. Temi l’ultima. Devi temere l’ultima ora, perché è quella decisiva. Si tratta ancora di una iscrizione per meridiane cui fa riscontro quest’altra: Ultima latet: l’ultima ora ti è nascosta. 

*Il redattore, consapevole della incompiutezza di questo apporto, ringrazia tutti coloro che potessero segnalare [ lmarrucci@gmail.com ] locuzioni, iscrizioni o sentenze reperibili in canoniche, monasteri e conventi, collegabili a esperienza comunitaria.

15 aprile 2013

Locuzioni latine nel linguaggio corrente


Ab ovo. Dall’uovo. I Romani cominciavano il pranzo con un uovo e terminavano con una mela. Corrisponde ad un’altra espressione latina: ab initio; parallelamente esiste anche ab Adamo, applicato a certi discorsi che invece di entrare subito in medias res (nel cuore dell’argomento) partono molto da lontano e prendono la cosa troppo alla larga.
Ab imis. Dalle profondità, dai fondamenti. Applicato ad un discorso che parte dalle basi di un ragionamento o dalle premesse che fondano un processo logico.
A priori. Da ciò che è prima. Affermazione che scaturisce immediatamente dall’analisi stessa del concetto. Tale espressione passata in seguito ad indicare un giudizio precostituito (il pregiudizio, appunto).
A posteriori. Da ciò che è dopo. Questa espressione designa il processo conoscitivo che conclude partendo dall’analisi dei fatti. Nel linguaggio comune designa la facile e scontata affermazione di quanto è stato verificato in precedenza.
Contra (post) factum non valet argumentum. Contro ( dopo ) il fatto l’argomento non vale nulla. Non si può mettere in discussione l’esistenza di un fatto quando è già avvenuto.
A fortiori. Tanto più. Sta a indicare la maggiore valenza di una asserzione rispetto ad un’altra precedentemente ammessa.
Ad hominem. Adatto all’uomo. Riferito ad un’argomentazione che si dimostra efficace proprio per la persona che viene attaccata su quanto ha dichiarato in precedenza. Differente come significato dalla locuzione ad personam, alla persona, impiegata per lo più ad indicare una dedica personale di un libro o di un’opera artistica.
Ex abrupto. All’improvviso. Argomentazione fulminea che scaturisce immediatamente dalla constatazione di un dato.
De gustibus non est disputandum. Sui gusti non c’è da discutere. Sarebbe scorretto e, più che altro, una fatica inutile.
Dulcis in fundo. Il dolce sta (viene) in fondo. In cauda venenum. Nella coda c’è il veleno. Sembra contraddire il precedente, invece lo integra. Applicato anche ad un discorso mellifluo che però finisce in maniera dura. Le due espressioni sono collegabili alla definizione che Leonardo da Vinci dà all’adulazione: l’adulazione è come l’ape che ha il miele in cima e il veleno in fondo…
Ad calendas grecas. Alle calende greche. Come dire mai; infatti il calendario greco, a differenza di quello romano, non aveva le calende.
Ad instar exemplaris. Conforme all’esemplare. Dichiarazione che garantisce la conformità di una copia rispetto all’originale.
Ad instar manuscritti. Col valore di un manoscritto. Senza l’autorità che compete ad un testo ufficiale.
Ad limina. Alle soglie. Si dice delle visite che periodicamente i Vescovi devono fare al Romano Pontefice. Talvolta vengono convocati d’ufficio per render conto di una cosa spiacevole. Allora la visita ad limina equivale ad «andare a Canossa…».
Ad maiora. A cose maggiori. Altra formula augurale, questa volta per pronosticare ulteriori successi oltre a quello conseguito.
Ad maiorem Dei gloriam (A.M.D.G.). A maggior gloria di Dio. Introdotto talvolta per temperare l’espressione precedente, nel senso che ogni successo va riferito a Dio.
Ad multos annos! Per molti anni. Si tratta di un augurio. Ricorre in occasione di anniversari.
Ad perpetuam rei memoriam. A perpetua memoria della cosa. Iscrizione opposta ad un monumento o in chiusura di iscrizione sulla lapide.
Ad unguem. Fino all’unghia. Curato perfettamente, di cima fino in fondo.
Ad usum Delphini. Ad uso del figlio del re. Le opere latine su cui studiavano i figli del re erano opportunamente “purgate” dal pedagogo di corte in modo che fossero sottratti alla lettura dei passi scabrosi
Deo gratias! Siano rese grazie a Dio! Sempre dalla celebrazione liturgica. E’ praticamente un grido di giubilo.
Et cetera. E altre. Si usa quando si tagliano deliberatamente dettagli e notizie che non hanno rilevanza particolare.
Ex chatedra. Dalla cattedra. Discorso autoritativo dal punto di vista del magistero ecclesiastico.
Ex equo. A pari merito. Usato anche nelle competizioni ad indicare che due concorrenti arrivavano praticamente insieme.
Ex libris. Dai libri.
Extra omnes. Fuori tutti!
Flagrante delicto. Mentre si compie il misfatto.
Genius loci. Custode di un determinato luogo.
Hic et nunc. Qui ed ora.
Homo sapiens. Uomo sapiente.
Honoris causa. Per onore.
In articolo mortis. Sul punto di morte.
In cauda venenum. In fondo (c’è) del veleno.
In extremis. In estremo.
In medias res. In mezzo alle cose.
In pectore. Nel petto.
In rerum natura. Nella natura delle cose.
Inteligenti pauca. Per una persona che capisce (bastano) poche parole.
In utroque (iure). Nell’uno e l’altro (diritto). Ossia nel diritto canonico come in quello civile.
In vino (veritas). Nel vino (la verità).
Memento homo! (quia pulvis es et in pulverem reverteris). Ricordati uomo! (che sei polvere e in polvere ritornerai).
Semel abbas sempre abbas. Abate una volta, abate per sempre. L’abate a differenza di altri superiori, una volta eletto resta in carica vita natural durante. Ricollegabile al detto mandarinico: stai attento a chi scegli per capo perché lo dovrai subire a lungo.
Semel in anno (licet insanire). Una sola volta l’anno (è lecito perder la testa). Considerazione che fa appello ad una certa indulgenza nei riguardi di chi, magari pigliando una bella sbornia, una volta tanto finisce per andare di fuori.
Sursum corda! In alto i cuori! Preghiera tratta dal prefazio. E’ diventata legittimamente un invito a tirarsi su anche quando si è giù di corda.

05 aprile 2013

Parole della lingua latina presenti nel linguaggio corrente

  • Agenda. Cose da farsi. Si identifica logicamente con un libretto dove sono annotati gli appuntamenti e le cose da sbrigare, con l’agenda.
  • Alias (dictus). Altrimenti (detto).
  • Alibi. Altrove. Se uno dimostra di essere altrove rispetto al luogo del delitto è da considerarsi innocente.
  • Ave. Ti saluto. Saluto latino che si è guadagnato un posto nella lingua italiana. E’ presente nella preghiera che tutti conoscono bene… come l’Ave Maria.
  • Bacus. Parola latinizzata attraverso un percorso non corretto. La parola originaria da cui deriva è bac, che significa propriamente cimice. Un po’ ghiozzamente in italiano è stata interpretata come baco, nella accezione di verme. Da baco siamo passati, in maniera inverificata, al latino bacus. Ebbene: bacus non trova posto in un vocabolario latino.
  • Bis! Ancora!  Richiesta di replica.
  • Curriculum. [Ora anche nel plurale curricula] Documento, spesso referenziale, che elenca le fasi di un percorso di lavoro e di studi.
  • Deficit. Manca. Espressione verbale passata ad indicare ciò che manca. Deficit di sale nel sangue; ma anche deficit di denaro in un bilancio finanziario.
  • &. Abbreviazione della congiunzione latina et. Nell’arte tipografica è considerata dagli stilisti il segno grafico più elegante e più versatile: figura nei vari repertori sotto diverse forme e elaborazioni. Universalmente impiegata per designare la consociazione di più membri nella stessa società. Si può collegare alla preposizione abbreviata @, che è la contrazione della preposizione inglese at ad indicare il termine di una missiva elettronica.
  • Ex. Da. Corrisponde in certi casi all’avverbio italiano, già ad indicare il ruolo o la funzione  già avuta da un personaggio.
  • Exequatur. Si esegua. Disposizione a procedere da parte dell’autorità competente.
  • Expedit. Va bene! Assenso dell’autorità ad una nomina o ad un provvedimento.
  • Extra. Fuori. Impiegato per sottolineare la straordinarietà di una cosa. O quando una richiesta va al di la delle prestazioni ordinarie.
  • Gratis. Gratuitamente. Praticamente un dono od una prestazione senza corrispettivo compenso.
  • Ictus. Colpo. Come termine clinico sta a designare l’effetto spesso mortale di una occlusione vascolare.
  • Imprimatur. Si stampi. Autorizzazione alla stampa. Associabile al nihil obstat, rilasciato dall’autorità religiosa per la pubblicazione di un libro.
  • Incipit. Comincia. Terza persona del verbo incipere; designa l'inizio di un racconto o di un romanzo. L'incipit è giudicato importante perché deve attivare la curiosità e l'interesse a proseguire la lettura.
  • XVII. 17. Numero o parola? Il 17 era segno malaugurante per i romani in quanto si presentava come l’anagramma di XVII che dava come risultanza VIXI. Il significato di questa parola era nefasto in quanto VIXI (participio passato di vivo) indica un’azione compiuta e già consumata: ho vissuto, perciò ho finito di vivere e, in definitiva, sono morto (!).
  • Lapsus. Caduta; errore involontario. Si impiega a giustificazione di sbagli fatti nel parlare o nello scrivere (lapsus linguae e lapsus calami).
  • Media. I medii. La parola latina, impiegata per indicare i mezzi di comunicazione, che ha incontrato molta fortuna nel linguaggio universale.
  • Medium. Il medio. Significa semplicemente ciò che sta in mezzo. Nella logica indica il termine intermedio; nelle sedute spiritistiche è l’intermediario o il preteso interprete di voci e di forze collocate fuori dalla sfera ordinaria.
  • Memento. Ricordati.
  • Memorandum. Da ricordare.
  • Miramur. Mi meraviglio! Espressione curiale che significa sorpresa e riprensione da parte dei superiori per un atteggiamento od un comportamento che pur non essendo previsto da una proibizione canonica, si presenta come disdicevole e al limite della liceità. Qui il plurale sottolinea l’importanza dell’autorità che si esprime nel rimprovero.
  • Omissis. Essendo stati omessi. Nel linguaggio giuridico la formula indica fatti o dati di cui non si fa menzione non avendo  particolare rilevanza.
  • Prosit! Ti giovi! Si dice al celebrante al suo ritorno alla sacrestia. Si dice anche alla fine di un pranzo o di una bevuta a conclusione di un brindisi.
  • Quorum. Dei quali. Percentuale richiesta dei votanti per la validità di una elezione.
  • Referendum. Cosa da riferire. Di fatto, interpellanza estesa ai cittadini.
  • Salve. Salve! Saluto latino che esprime augurio di buona salute. Impiegato nel linguaggio dell’artiglieria, quando i proiettili hanno significato di annuncio. Ha largo uso in italiano, anche se sarebbe più corretto e più elegante, quando questo è rivolto a più persone, esprimerlo nella forma plurale: Salvete!
  • Satis. Abbastanza. Ecco un’ espressione non troppo usata, ma di cui si può prevedere, per la sua concisione, una futura affermazione nel linguaggio comune.
  • Snob. Curiosa abbreviazione di due parole latine: Sine nobilitate. Senza nobiltàL’originaria connotazione ha slittato col tempo fino ad indicare una persona eccentrica, scanzonata e deliberatamente impopolare, anche un po' antipatica per la sua ostentata raffinatezza. Un tipo snob appunto.
  • Super. Sopra. Applicato a persone o cose per evidenziarne prerogative non comuni.
  • Ultimatum. Ultimo. Ingiunzione categorica e definitiva.
  • Ultra. Oltre. Oltre uno spazio, oltre un tempo, ma anche oltre misura: ad es. gli“ultras”
  • Vademecum. Vieni con me. Manuale guida con suggerimenti pratici per ogni evenienza.