21 giugno 2010

La prova di latino 2 - Attenzione alle desinenze!

La traduzione latina comporta delle difficoltà anche perché le parole fanno a meno dell’articolo e, talvolta, soprattutto nei casi obliqui, fanno a meno anche della preposizione. Rosae può significare: le rose ed anche alla rosa.
Una stessa desinenza può segnalare la presenza di un verbo, di un sostantivo e, naturalmente, di un aggettivo.
Prendiamo, ad esempio, la terminazione
–a
-a può indicare: Nominativo, Vocativo, Ablativo singolare della 1° declinazione (aggettivo della 1° classe) * Nominativo, Accusativo, Vocativo neutro plurale della 2°, 3° e 4° declinazione (aggettivo della 1° e 2° classe) * 2° persona singolare del Presente Imperativo della I coniugazione.
Vedi http://www.lucianomarrucci.info/latino.htm

La prova di latino

Voglio darti alcuni suggerimenti che ti possono aiutare ad affrontare la prova di latino.
  • Quando ti trovi davanti una versione da tradurre (potrebbe trattarsi anche di un brano di un testo greco o anche di una lingua moderna) devi applicare un criterio logico. Considera la traduzione di un brano greco o latino come una fortezza da espugnare. La devi attaccare dal punto più debole. Alcuni si incaponiscono nel cominciare una traduzione partendo dalla prima frase; accade che ci battano il capo inutilmente e perdano del tempo senza concludere.
  • Facciamo conto di trovarci di fronte alla soluzione di un cruciverba difficile, per cui procederai così: cerca di isolare alcune frasi che possono trovarsi nel corpo della versione od anche nella parte finale, e cerca di orientarti sul senso (cioè la direzione) che è presente nel testo.
  • A vocabolario chiuso, comincerai col leggere tre o quattro volte l’intero testo, cercando di isolare qualche segmento che possa darti una interpretativa.
  • Tieni presente che il testo proposto deve avere in sé un senso compiuto, sia che si tratti di un racconto storico di Tacito o di Tito Livio, sia che si tratti di una riflessione epica di Seneca o di Cicerone. Non puoi metterti a tradurre una cosa prima di averne già afferrato il senso.
  • A questo punto devi fare un ricorso intelligente al vocabolario: proprio la parola che ti risulta più difficile può essere quella che ti apre alla comprensione di un testo; ma devi fare attenzione ad annotare nella tua memoria i diversi significati che una stessa parola può avere.
  • Attenzione alle virgole! In una versione corretta, le virgole indicano un inciso, che può essere anche una proposizione incidentale. Nel ricercare, e questo è fondamentale, la frase principale devi fare riferimento al modo indicativo, dal momento che la frase subordinata è perlopiù espressa col modo congiuntivo. E’ fondamentale badare alla costruzione latina anche quando non corrisponde alla struttura della frase italiana, ma, ripeto, la stessa punteggiatura può aiutarti a ripartire i diversi segmenti del discorso.
  • Se ti viene fuori una traduzione strampalata e priva di senso logico, hai un segnale preciso che la traduzione non è valida. E allora si rende opportuna una verifica delle parole che hai consultato nel vocabolario.

20 giugno 2010

Memoria minuitur nisi eam exerceas

Memoriam minuitur nisi eam exerceas.
La frase, che è diventata anche una massima, recita così:
La memoria diminuisce se non la eserciti.
Io l'ho proposta all'amico Fisoni che due giorni fa ha iniziato un corso di memorizzazione nella foresteria di Moriolo; c'è tempo per ritornare a parlare di questa interessante iniziativa. Per suggerimento di Francesco per ora mi limitarò a contestualizzare la frase nel brano latino da cui à tratta. Fa parte dell'opera che ha per titolo De Senectute.
Parlando delle capacità e dei vantaggi della memoria, Cicerone riferisce che il grande condottiero ateniese Temistocle era in grado di ricordare tutti i nomi dei suoi concittadini. Osserva poi che non si è mai conosciuto un vecchio che abbia dimenticato il luogo dove ha nascosto il suo tesoro. [Impossibile cancellare dalla mente ciò che abbiamo messo al centro del nostro interesse!]
Cicerone passa poi a parlare di ciò che successe al grande drammaturgo Sofocle. I suoi stessi figli lo avevano chiamato in giudizio perché anche in tarda età continuava a scrivere trascurando gli interessi familiari. Secondo loro era decipiens (un deficiente) cui bisognava sottrarre il diritto di governare una casa. Sofocle si presentò in tribunale con il manoscritto dell'Edipo a Colono che aveva composto da poco. Chiese ai giudizi di poterlo declamare per intero a memoria. Quando ebbe finito fece una sola domanda:" Vi sembro davvero un deficiente?"
Venne fuori una sentenza univoca di assoluzione: non si potevano misconoscere le grandi capacità di questo grande drammaturgo. Sofocle si era riscattato per ciò che aveva scritto, ma doveva la sua libertà alla sua facoltà di poter ricordare quanto aveva scritto!

11 giugno 2010

Lelio Mannari

Il Canonico Lelio Mannari è stato per me un maestro di filologia. Esperto archivista,aveva raggiunto una conoscenza in radice della lingua toscana prima ancora che diventasse lingua italiana. Di una persona di grande cultura è stato detto: quando muore un uomo come lui, crolla un'intera biblioteca. Così si potrebbe dire del grande Mannari.
Comunque nel mio scaffale ho raccolto e conservato qualcosa di quello che ci ha trasmesso. Note di etimologia, curiosità linguistiche, espressioni popolari riportabili alla cartella "cultura e società".
Ed ecco una curiosa scheda che si incentra su una domand: Da cosa ci si accorge della maturità che hanno raggiunto i diversi frutti?
L'uva, dal colore.
Il popone dall'odore.
Il cocomero, dal suono.
La noce, dal peso.
La ciliegia, dal prezzo.
Per la ciliegia si fa un discorso a parte, perché fa presto ad imbacare. In quella che viene svenduta c'è "gigi" dentro. Ma chi è questo "gigi"? Tieni presente che il 21 giugno è la festa di San Luigi Gonzaga.
E a questa data che il baco si è insiedato dentro in buona parte di questi rossi rubini già contesi dai più furbi passerotti.
Secondo Mannari è meglio una cilegia beccata che una ciliegia bacata.

04 giugno 2010

Chiusura del Corso Teologico 2009-2010

Chiuso e concluso il corso teologico 2009-2010.Gli alunni del secondo e terzo corso, ci eravamo trovati d'accordo proprio così, avevano preparato nell'aula diversi vassoi di pasticcini e salatini; abbiamo brindato sobriamente con spume e coca-cola.
Era presente anche la professoressa Silvana Gado.
Dopo una foto di gruppo, ci siamo recati nella grande terrazza del Seminario.
Per me quel luogo e quella situazione è un evento che mi rimanda molto indietro nel tempo. Ormai una generazione di alunni, vorrei poter dire, di discepoli, è fissata nei pieghi della memoria.Si,almeno in me, hanno lasciato una traccia!Conservo altre foto scattate in questa terrazza che rivedo con commozione.A volte penso di poter guardare a quegli anni tracciando un bilancio positivo.
Il sabato precedente c'era stata la mia ultima lezione del corso ed ho parlato della percezione che si può avere sulla Trinità calandosi nella profondità del proprio essere: una percezione che si può provare anche nell'esperienza esteriore quando prendiamo contatto con la natura. Infatti in tutte le realtà scopriamo una misteriosa triplicità; una stessa realtà è contrassegnata da bellezza e da bontà; tutto ciò che ci circonda reca l'impronta dell'intelligenza e dell'amore.Il corso sulla Trinità l'ho tenuto avvalendomi della collaborazione di Daniele Gozzini, che nel periodo invernale mi ha sostituito in diverse lezioni.
In quella stessa mattina si erano presentate agli esami alcune ragazze: sono state brave e si sono dimostrate veramente preparate.
Daniele ed io siamo stati d'accordo nell'assegnare delle ottime note.Ritornando verso casa, ho detto a Daniele: "Lo vedi come è gratificante il risultato del nostro lavoro? A questo punto perde d'importanza il modesto compenso che riceviamo dalla scuola per la nostra prestazione. Noi dobbiamo ringraziare Dio per questo compito che non ci è stato assegnato senza la Sua ispirazione; veramente possiamo essere sicuri che, se ci spetta una ricompensa, questa ci verrà proprio da Lui."