30 maggio 2011

Lettera a Livio Salvadori

Carissimo Livio,
ti sono molto grato per la premura che dimostri nel tuo interessamento sul mio stato di salute e sulla mia attività.
Sto abbastanza bene, anche se devo fare un puntuale ricorso ai farmaci. Tu sai che sono un cardiopatico con trascorsi clinici abbastanza severi.
Mi arrangio da solo per farmi da mangiare. Conduco una vita in cui ci deve essere spazio per la preghiera e per i miei impegni culturali. Alterno momenti di studio con lunghe pause di riposo. E’ vero: sono fondamentalmente un ozioso; tentando di riscattarmi, aggiungo che sono un contemplativo. Certo, lavoro ancora, dominato da molteplici interessi.
Purtroppo, lo dico mio malgrado, alla mia età sto diventando sempre più un uomo pubblico. Ti sembrerà strano, ma è proprio così. Internet è diventato ormai il canale obbligato per rispondere alle richieste della mia community; col risultato che mi resta poco tempo per indirizzarmi a quelle persone che rimangano fuori di questa sfera.
Per loro non ho quasi più tempo e allora devo chiedere ad essi di capirmi o di venirmi incontro anche avvalendosi di amici cibernetici. Questi si trovano a tutti l’usci.
Te lo ripeto, nel BLOG DELL’ABBAS NULLIUS è aperto il giornale della mia attività, dei miei progetti e, in certi casi del mio stato d’animo. Recentemente ho fatto un importante viaggio di studio a New York presso la Columbia University.
In quel blog ho scritto il mio diario, ho riportato foto, ho relazionato dei miei incontri ed ho inserito due video. Ho buttato molto tempo lì e non me ne resta più per gli amici che mi interpellano chiedendomi quel tempo, che io sto comprando da altri. Allora mi sento un po’ mortificato, perché non posso rispondere alle istanze dei miei amici.
Livio, io col mio assistente gestisco tre siti e sono attivo in Facebook. Lo dico quasi con un senso di colpa: a quanto pare le nostre vite non sono parallele: anche se ritornando indietro devo riconoscere che “i nostri migliori anni” sono ormai trascorsi.
Ti abbraccio,
Don Luciano

Lettera a Margherita Hack - 6° puntata

Toscana Oggi - 29/05/2011 - Pag. 18

Chiarissima Margherita Hack,
Questa volta le citerò un libro che quasi certamente Lei conosce molto bene. Immagino che occupi uno spazio ben definito in qualche scaffale della sua libreria. Precisamente in quel reparto dello scaffale dove, in eloquente disordine, si trovano i libri più consultati, veri manuali di uso e consumo di uno studioso, separati dai tomi ben allineati pubblicati dalle grandi case editrici, e da quei saggi che trattano temi più disparati, come si dice, di “cultura e società”. Il titolo di questo libro è: «Perché non sono Cristiano» di Bertrand Russell, edito da Longanesi & C. Io ne ho una copia da una ristampa del 1959.
Bene: andiamo a pagina 179, il titolo del capitolo è: “L’esistenza di Dio”. Riporta un dibattito tra Bertrand Russell ed il Gesuita F. C. Copleston. Il dibattito si effettuò nel 1948 nel Terzo Programma della BBC. Io non so se si deve ammirare di più la lealtà di Russell che chiede il consenso alla pubblicazione dal proprio avversario di un documento in cui lui stesso, a detta di molti, non uscì vincitore, o l’accondiscendenza di Padre Copleston nel venire incontro alla sua richiesta in un confronto in cui non si arrivò ad un punto di accordo finale.
A delimitare l’ambito del confronto, il Gesuita esordisce proponendo una definizione di Dio: «ci possiamo concordare sul significato che diamo sulla parola Dio? Credo che intendiamo un ente supremo, personale, distinto dal mondo e creatore del mondo. Siamo d’accordo?» E questa fu la risposta di Russell: «Sì, accetto questa definizione». Ora Copleston sembra incalzare, ma intende soltanto delimitare il campo della discussione: «Ora vorrei sapere se la Sua posizione è quella dell’agnostico o quella dell’ateo; in altre parole, secondo Lei, la non esistenza di Dio può essere dimostrata?» Ed ecco la risposta stringata del filosofo Russell: «Non è questa la mia posizione: io sono agnostico». Fermiamoci su questa considerazione.
Magari non tutti i suoi ascoltatori conoscono l’abissale differenza che esiste tra la posizione dell’agnostico e quella dell’ateo. L’agnostico, ad una domanda sull’esistenza di Dio, risponde così: «Io non lo so», lo dice perché, a suo giudizio, non esistono motivi per affermarlo, oppure perché, in presenza di motivi positivi e negativi che si elidono a vicenda, non è in grado di esprimersi in un giudizio univoco e preciso; l’ateo, invece, afferma decisamente che Dio non c’è; per lui, non solo non si può dimostrare l’esistenza di un essere superiore, è possibile invece dimostrare la sua non esistenza. Per ora mi basta evidenziare che Lei, chiarissima Margherita Hack, quando afferma di poter dimostrare che Dio non c’è, si porta molto oltre quella che è la posizione di un grande logico e matematico, come è tutt’ora giudicato Bertrand Russell.

… continua…

Don Luciano Marrucci

27 maggio 2011

Rammentare e ricordare


Un giorno morì un uomo che aveva insegnato a parecchie persone.
Alcuni rammentavano le sue parole, perché erano rimaste impresse nella loro mente. Questi erano soltanto scolari.
Altri ricordavano le sue parole, perché erano rimaste impresse nel loro cuore. Questi erano veramente dei discepoli.
Se l’eredità che lasciò fu diversa, fu solo perché diverse erano le persone che erano rimaste.

L.M.

L'acqua è sempre acqua


Ai Ponticelli viveva, solo solo, un uomo che aveva una casettina vicina all’Arno. Era piuttosto sdubbiato perché ogni tanto il fiume gli portava l’acqua in casa e, quando una grandinata con dei chicchi grossi così gli rovinò l’unica proda del suo unico campo, si decise: vendette tutto e partì. Partì per fare un pò di fortuna. Girò e rigirò fino a che non andò a finire in Africa.
Ma ci fu un brutto giorno in cui si trovò in un deserto, un mare di rena che non finiva mai. Siccome c’era tanto sole e punta acqua, stava sul punto di morire di sete. Camminava gattoni sulla sabbia, quando vide come una borsa di cuoio.
Immaginò che fosse una borraccia d’acqua e, dopo averla agguantata, l’aprì: c’erano dei chic¬chi bianchi, grossi così. Allora li scagliò lontano con rabbia. Disse: « Maledizione! Non sono che perle!»

L.M.

23 maggio 2011

La figliola della madre


In un tempo molto antico, ma forse in un luogo non molto distante da qui, successe che una donna
ormai anziana commise un grande delitto.
Così fu condannata a morire di fame in un’oscura prigione. Questa donna aveva una figliola che
riuscì ad avere il permesso di visitarla fino a quando non fosse morta.
Ma questa donna non moriva mai… anzi sembrava più fresca di quando l’avevano messa dentro. Bensì le guardie stavano attente che la figliola non le portasse qualcosa di soppiatto…
Allora il carceriere provò a spiare dalla finestrina della prigione e vide una scena che non si sarebbe
mai immaginata: la figliola stava allattando sua madre!
I magistrati rimasero così commossi, quando vennero a sapere tutto, che lasciarono in libertà la
vecchia e la giovane.

L.M.

Buona come il pane


Questa bambina era nata in una povera casa esposta a tutti i venti.
Nella stagione invernale la mamma, non sapendo come ripararla dal freddo, la metteva sul labbro del forno dato che ogni settimana faceva il pane. Man mano che il forno raffreddava la madre metteva questa figliolina sempre più dentro insieme ad una catinella d’acqua per dare un po’ d’umidità a questo forno. Bisognava vedere come questa bambina ci stava volentieri incantata a guardare la grande volta di mattoni.
Con il passare del tempo diventò sempre più bella e le sue manine presero proprio il colore di certi biscottini di una marca che non si dice perché, sennò, si farebbe pubblicità.
Quando fu grande si fece suora e le furono affidati i bambini dell’asilo.
Le mamme erano molto contente di lei e tutte dicevano:
“E’ buona, è buona come il pane!”.
I bambini nell’abbracciarla l’annusavano e erano convinti di sentire l’odore di un pane appena sfornato.
Una volta le dissero: “E’vero, tu sei buona proprio come il pane”.
E lei rispose: “Per forza: mi hanno messo in forno!”

L.M.

11 maggio 2011

Il faut partir

§ Domani partenza. Sandro mi dice che all'aereoporto bisogna esserci quattro ore prima. Mi parrebbe un po' troppo: comunque ho programmato di impiegare la mattinata ad una visit alla statua della Libertà.
§ Da un punto di vista turistico posso dire che ho raggiunto mete più di quanto potevo sperare. Ciò che mi reca soddisfazione è che il mio progetto culturale è andato bene e già individuo le strade che mi porteranno al suo pieno compimento. Deo gratias.

09 maggio 2011

Fithieth Avenue.

§ Ieri visita al Guggenheim Museum. Ho percorso così la spirale di una enorme chiocciola. @ Mi ha raggiunto una lunga missiva. Stupore e meraviglia! Ne potrei parlare a lungo. Troppo a lungo.
Per la seconda volta ho percorso la quinta Avenue. Non è proprio come uno la immagina in Italia. Da una parte la frontiera degli edifici e dall'altra lo scenario verde del Central Park. E' piacevole, quasi rilassante percorrerla a piedi. Sono giunto qui prendendo e ritornando un taxi. Spesa totale: 38 dollari.

08 maggio 2011

Da Westside Morning Park

§ Fino a due giorni fa mi ero rassegnato a considerare il mio soggiorno una missione di studio e basta; contatti con il dipartimento di Logica, incontri con il Prof, Achille Varzi, contatti la Casa Italiana della Cultura sempre alla Columbia U, con l' Ufficio Culturale dell'Ambasciata Italiana in America. Raggiunti questi target, anche con l'apertura di nuove prospettive per un progetto che in seguito spiegherò ero quasi deciso a rinunciare alle finalità turistiche che mi ero ugualmente proposte. Una rinuncia che da una parte mi avviliva e da un'altra parte mi rasserenava. La NY nella sua grandiosità mi spaventava, lo ammetto. Come potevo raggiungere mete importanti da solo? A questa eta? Lontani i tempi dei miei soggiorni a Londra e a Parigi nelle cui Metropolitane mi trovavo giulivo e sicuro come un sorcio nella sua cantina. E' stato il mio amico Sandro Cestaro a togliermi dal Perimetro che va dall'Amsterdam Avenue dall' West Side di Morning Park. E allora anche a me è parso di scoprire l'America che avevo già sognata-.

07 maggio 2011

Foto da New York

Ecco qualche foto di Don Luciano a New York (cliccare sulla foto per vederla nelle dimensioni originali)





06 maggio 2011

Video Don Luciano

Manhattan a San Miniato.

§ Ma com'è pittoresca New York! Più di Parigi, più di Londra. Manhattan, l'ho scoperto, è fatta per essere percorsa a piedi. Oggi mi son fatta l'Avenue Amsterdam. Un grandioso insieme di dettagli che attivano curiosità e interesse. Conosco una persona a San Miniato, ma il nome non lo dico, capace di guardare attraverso l'obiettivo come fosse una lente aggiunta alla sua facoltà visiva. E così camminando, camminando, raccoglie i particolari più curiosi. Ne viene fuori un réportage in cui le cose stesse arrivano a parlare. Ecco a Manhattan, questo ho pensato stasera, ci vorrebbe quella persona lì per riportare a San Miniato la vera immagine di Manhattan.

05 maggio 2011

Come un sorso d'assenzio.

§ Questo racconto lo riporto solo per dovere di cronaca. Lo scrivo destinandolo prima a me stesso e a quei pochi amici che, conoscendomi bene accompagnano con un sorriso indulgente ciò
che vo confessando sui i miei limiti e sulle mie cadute.

Nelle mia stanza, che assomiglia ad un salottino invece che ad una camera, ho preso una fodera di
guanciale e ci ho messo dentro i miei panni sporchi. Sono sceso al piano di sotto e ho parlato con la donna delle pulizie. Mi sono stupito che era tale e quale la donna albanese che nella mia casa di
Moriolo mi accudisce per queste faccende, Anche il suo modo di parlare con me era proprio lo stesso: imperioso e affettuoso al tempo stesso. Mi ha detto che qualche giorno prima aveva telefonato ai miei genitori e che li aveva trovati molto rattristati per la mia lontananza. Non erano
neanche arrabbiati con me, ma molto tristi. Ecco tu pensi ai tuoi amici e i tuoi genitori te li metti sempre dietro alle spalle. Mi è venuto in mente che avevo spedito tante cartoline ed inviato tanti messaggi. E sentivo come una voce che diceva: A noi tu non scrivi mai,
Ho detto a quella donna:"Sono a tempo a scrivere una lettera che è sempre meglio di una cartolina.
" Se fossi in te, io partirei subito perché loro t'aspettano".
" Ma che dici? Devo stare ancora cinque giorni qui New York e se partissi subito ci rimetterei il prezzo del biglietto per il volo che ho prenotato.
" Allora fai quello che ti pare; io ti ho già parlato!
§ Quello che ho raccontato é l'esatto resoconto di un sogno fatto stanotte. Mia madre mi è mancata nel 1968, mio padre è morto nel 1990; io li ho pensati ancora vivi nella mia stessa casa.
Si, è stato soltanto un sogno. Che non ha nemmeno bisogno di essere interpretato. Per me un sorso di assenzio, un amaro che devo smaltire molto, ma molto lentamente.

Una Capriata alla Columbia University

§ Tre ore fa: incontro con il Prof. Achille Varzi, una di quelle persone per cui si ringrazia Dio per esserci incontrati. Da un punto di vista intellettuale c'è stata come una seduzione reciproca. Almeno questa è la mia impressione.Ci siamo lasciati con la promessa di restare in contatto per un colloquio che abbiamo deciso di prolungare qui e altrove. Mi ha assicurato che mi accompagnerà nel mio progetto di pubblicare, in Inglese e qui a New York, le mie Chiavi di Logica.
§ Per raffigurare un sillogismo gli avevo mostrato la miniatura di una capriata. L'ha osservata con grande interesse avendo subito capito il senso e la direzione di questo modello architettonico. Lo confesso, ho avuto il coraggio di riprendere quello che forse era in quel momento l'oggetto del suo desiderio. Sono sicuro che l'avrebbe voluta mostrare ai suoi studenti. Ora vorrei consultarmi con gli amici che leggeranno questo post. Mi consigliate di portarla via o di farne dono ad Achille Varzi, chiarissimo professore di Logica alla Columbia University? Basta lasciare un messaggio nel mio box di FB

04 maggio 2011

Occhio alle multe!

§ Stasera alla Columbia U. ancora un incontro con Achille Varzi; parlerò del mio progetto culturale che ora si sta allargando. Tra giorni anche con Gianni de Santis e con Riccardo Viale dell'Ufficcio Culturale della Ambasciata Italiana in America. Sandro Cestato che mi ha fatto da tramite, mi dice
che là all'Ambasciata esprimono curiosità nei miei confronti. Sarà......ma intanto mi pare di sentire una voce che ripete: Cala Trinchetto!
§ Stamani mi sono avvicinato ad un vigile che stava scrivendo un verbale; lui mi ha guardato perplesso forse pensando che intendevo conciliare, Io gli ha fatto capire che non ero intresato a questo perchè la machina non era mia; volevo soltanto sapere a quanto ammontava la contranvezione. E' stato gentile e mi ha detto: 215 dollari! Almeno così ho capito. Anche se non mi riguardava, mi son sembrati troppi. E gliel'ho fatto anche capire.

Diario.a NY.

§ In questa zona pioviscola e così non ho voglia d'uscire. Vuol dire che rimarrò più a lungo a questa postazione... Questo piccolo computer è un eccellente compagno di viaggio. Configurato per accogliere tutti e tre i miei siti e il mio blog, mi apre ai programmi di posta elettronica ( i messaggi che ho ricevuti sono parecchi perché si sono assommati a quelli che mi provengono dalla zona, FB mi aiuta molto perché mi riconduce tra la mia gente; quanto a skype che uso con una certa disinvoltura, io mi stupisco che venga trascurato da amici attrezzati molto più di me in campo cibernetico.

03 maggio 2011

Incontro alla Columbia University.

§ Due ore fa ci siamo incontrati alla Columbia University, Achille Varzi ed io. Ci siamo immediatamente riconosciuti: ormai le "faces"  precedono i personaggi. Achille è il Professore di Filosofia che avevo programmato d'incontrare. Un docente amato e apprezzato da tutti gli studenti. Siamo arrivati direttamente a darci del "tu"; mi fa offerto una di quelle sigarette che costruisce da sé; io ho rilanciato con l'offerta di un sigarillo acquistato al duty-free di Parigi. "Prima che tu ritorni in Italia devi fumare una delle mie sigarette" Così mi ha detto. Si è divertito alla storia di "Cala Trinchetto!". Una storia che i miei collaboratori potrebbero raccontare.
§ Siamo andati nella Biblioteca dove è stato redatto il mio pass per questi giorni di permanenza.
A questo punto siamo entrati. Mai vista una sala di lettura così. Grandiosa e bellissima. Un vero tempio dello spirito! Chiunque ha accesso a tutti gli schedari, a tutti gli scaffali. 24 ore su 24. " Se vuoi puoi venire qui alle tre di notte e ti renderai conto quante persone a quell'ora attendono allo studio e alla ricerca", mi ha detto Varzi. Io ho risposto: "Ho già deciso. Ci verrò a questa veglia.".
§ Ho detto che avrei assemblato; ed ecco invece solo una parte di una moltitudine di elementi che
soltanto i miei amici saranno capaci di ricondurre ad unità.
§ Sono trascorsi cinque gironi, cinque lunghi giorni, da quando ho fissato il mio alloggio al 4o5 di West 114 di NY,
§ Stamani mi è bastato attraversare la strada per trovarmi ai ai bordi del grande parco, Moorning Park. Sono disceso. Nel mio percorso ho riconosciuto quei passerotti streghini che si trovano anche da noi a San Miniato. Anche dei tordi ed altri uccelli che da noi sarebbero apprezzati specialmente girati arrosto. Animali curiosi, non hanno nulla da temere da persone civili. Volavano di ramo in ramo facendo quasi da staffetta al mio percorso.
§ Quando sono uscito ho visto la mia ombra sul marciapiede chiaro volgeva direttamente ad ovest; allora mi sono voltato: L'Oceano era davanti e oltre, ma molto oltre la mia Italia, il mio paese.

A miei amici sconosciuti.

Da cinque giorni sono qui a New York per un viaggio di studio, Decido di assemblare impressioni,
notazioni di viaggio legate ad una esperienza irripetibile. Lo devo fare perché il mio blog mi è sembrato un deserto abitato dal buio e frequentato dal silenzio. Voglio parlare a quei quattro o cinque amici, di cui non conosco nemmeno il nome. che vengono qui a cercarmi per sapere qualcosa di me o su di me. Sconosciuti, ma non misconosciuti amici, vi aspetto all'ombra di questo terebinto!