05 maggio 2011

Come un sorso d'assenzio.

§ Questo racconto lo riporto solo per dovere di cronaca. Lo scrivo destinandolo prima a me stesso e a quei pochi amici che, conoscendomi bene accompagnano con un sorriso indulgente ciò
che vo confessando sui i miei limiti e sulle mie cadute.

Nelle mia stanza, che assomiglia ad un salottino invece che ad una camera, ho preso una fodera di
guanciale e ci ho messo dentro i miei panni sporchi. Sono sceso al piano di sotto e ho parlato con la donna delle pulizie. Mi sono stupito che era tale e quale la donna albanese che nella mia casa di
Moriolo mi accudisce per queste faccende, Anche il suo modo di parlare con me era proprio lo stesso: imperioso e affettuoso al tempo stesso. Mi ha detto che qualche giorno prima aveva telefonato ai miei genitori e che li aveva trovati molto rattristati per la mia lontananza. Non erano
neanche arrabbiati con me, ma molto tristi. Ecco tu pensi ai tuoi amici e i tuoi genitori te li metti sempre dietro alle spalle. Mi è venuto in mente che avevo spedito tante cartoline ed inviato tanti messaggi. E sentivo come una voce che diceva: A noi tu non scrivi mai,
Ho detto a quella donna:"Sono a tempo a scrivere una lettera che è sempre meglio di una cartolina.
" Se fossi in te, io partirei subito perché loro t'aspettano".
" Ma che dici? Devo stare ancora cinque giorni qui New York e se partissi subito ci rimetterei il prezzo del biglietto per il volo che ho prenotato.
" Allora fai quello che ti pare; io ti ho già parlato!
§ Quello che ho raccontato é l'esatto resoconto di un sogno fatto stanotte. Mia madre mi è mancata nel 1968, mio padre è morto nel 1990; io li ho pensati ancora vivi nella mia stessa casa.
Si, è stato soltanto un sogno. Che non ha nemmeno bisogno di essere interpretato. Per me un sorso di assenzio, un amaro che devo smaltire molto, ma molto lentamente.

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