30 dicembre 2009

Amici animali

Si continua a dire che l'ambiente è ormai compromesso e che sia decaduto il livello globale dell'ecosistema. Qui a Moriolo non mi risulta.
Più di prima mi accade di fare degli incontri con esseri che ho sempre desiderato di vedere fuori degli album scientifici; intendo dire di animali che appartengono ora alla galleria del mio facebook animalesco. Infatti... Qualche mese fa a bordo della mia Matiz vidi sgattaiolare due bellissime giovani volpi.
Per la verità mi fecero un po' pena perchè questi bellissimi esemplari giravano in solitudine senza la compagnia della loro madre. Pochi giorni fa, quasi nel medesimo tratto che conduce alla chiesa, mi passò davanti una grossa cinghialessa. Era bruna e irsuta. Si precipitò nel ciglione sottostante, seguita da quattro cinghialetti che non aspettavano altro di gettarsi al sicuro in una macchia di rovi. Pochi giorni dopo ecco un capriolo che salta veloce verso il piccolo pianoro di quello che era il fondo del mio beneficio parrocchiale.
Tutta gente che si sente al sicuro perchè si vengono a trovarsi sub scuto Ecclesiae, come si esprimeva un grande Abate.
Stamani sono riuscito anche a fare una foto ad un magnifico gatto selvatico. Anche lui ha cominciato a frequentare questi posti e ormai, a quanto giudico, non dimostra paura o diffidenza verso di me.
Io lo dico: questi incontri mi danno gioia; è come se lasciassero un messaggio nel mio più nascosto facebook.

23 dicembre 2009

Così vi racconto il presepe.. I II

BETLEM E LA CAPANNA.
§ Chiunque sia stato nella Terra Santa si è immerso nell'atmosfera intima e delicata di questo borgo pastorale che ha nome Betlem; chi vive nelle nostre zone si è sorpreso di scoprire un posto molto simile a quei presepi che i nostri ragazzi, con libera fantasia,costruiscono nelle loro case. Piccolo altipiano rupestre con colline dolcemente declinanti, grotte guantate di muschio, vasti pianori con il verde intenso della borraccina: è l'antica terra do Jesse. Così, anche in un sottoscala e dovunque un bambino abbia piazzato il suo presepe è possibile contemplare qualcosa che assomiglia davvero a questo luogo dove la favola diventa verità.

§ Betlem: Casa del pane. Questo significa la parola. Essa comincia con Bet, che è la seconda lettera dell'alfebeto ebraico. Una lettera compoSta da due trattini orizzontali congiunti con un trattino verticale, nel linguaggio ideografico rappresenta una casa e anche una capanna, qualsiasi ricettacolo
adatto ad accogliere persone, animali e cose. Dunque il destino di questo luogo era nel segno e la sua funzione era nello stesso nome che portava.

21 dicembre 2009

Cosi vi racconto il presepe III

IL BUE E L'ASINELLO.
Proviamo ad immaginare un anfratto naturale. Dentro, una semplice trabeazione a coprire alla meglio il soffitto,, un po' di strame in terra: la grotta diventa capanna. Una greppia ed una mangiatoia, un usciolo a chiudere l'entrata: la capanna diventa una stalla. Grotta, capanna e stalla possono stare insieme perché sono aspetti di una stessa cosa. Il Vangelo parla di presepe ( stalla):
La tradizione popolare colloca a fianco della mangiatia due animali. E' anche logico che ci fosse il bue e l'asino. Il bue c'era già; l'asinello era il giumento che
sostenne la giovane madre in quel lungo viaggio da Nazareth a Betelem. Se è così bisogna pensare che ad ospitare Gesù nella stalla furono
questi mansuaeti animali: furono loro a far posto al Redentore. Non c'è pittore che non si commuova nel dipingere: quegli occhi pacati e dilatati dalla meraviglia. I bambini si fissano sempre lì. Mentre allestivo il presepe c'era un bambino che mi diceva: "Mettilli più vicini... più vicini ancora". Senza di loro non c'è più presepio, ormai. San Francesco ebbe il coragggio di portare un bue e una asinello in chiesa, quella notte... A lui non interessava soltanto rappresentare una scena, ma far partecipare al Natale anche loro, come dire che Cristo viene per tutte le creature.

Vi racconto il presepe IV.

I PASTORI.
I pastori, che dormivano all'aperto, furono abbagliati dai fulgori angelici e dovettero pensare che i loro bivacchi avessero ripreso all'improvviso a divampare. Ed ecco l'annuncio: "Vi è nato il Messia. Giace in una mangiatoia."
L'angelo non poteva portare questo annuncio agli scribi, ai farisei, ai dottori della legge, gente che considerava il pane della Scrittura non una cosa da mangiare, ma da analizzare. La loro pelle si era avvizzita come i papiri che maneggiavano ed aveva preso il colore delle pergamene che consultavano. Non avevano intelligenza delle scritture che pure conoscevano più che gli altri. Non avrebbero mai accettato di sapere che il Messia giaceva in una mangiatoia chi aspettava di vederlo comparire su un cavallo bianco con una spada di fuoco per spazzare via le dominazioni straniere.
Il fatto che lui si trovasse in una stalla non risultò pastori una prova di fede ma un aiuto per la loro fiducia. Voleva dire che Lui si era avvicinato alla loro condizione umana. Fu un annuncio che li riempì di gioia. La loro povertà e la loro semplicità li aveva preparati a questo incontro.

18 dicembre 2009

Vi racconto il Presepe V

I magi
Con Maria, Giuseppe, gli Angeli che annunciano la pace, i pastori che accorrono e gli animali che accolgono sembra concludersi la simmetria dei personaggi che si fanno presenti a questo evento. I ricchi e i sapienti sembrerebbero a prima vista esclusi per un annuncio che viene portato ai poveri. Ma non è esattamente così.
C'è salvezza per tutti. pensiamo ai magi, affascinanti esponenti di una scienza astrale. Hanno dottrina per conoscere i segni e i mezzi per intraprendere un cammino se possono allestire carovane e recare al Bambino prestigiosi regali.
Avevano di più e a loro fu chiesto di più. Non un angelo, ma la tenue luce di una stella dovette bastare per una mente illuminata dalla vera sapienza. Vennero da lontano e a loro si chiese il rischio di una meravigliosa avventura.
Ma in definitiva, cosa c'era che li accomunava ai pastori rozzi e analfabeti? La semplicità, l'umiltà. Il vangelo dice che, arrivati si prostrarono e andarono al Bambino. Finirono per incontrare tra di loro quelli che erano venuti per vedere Lui.
E' ancora possibile anche oggi perché la notte rende ancora più evidente la luce e il silenzio lascia percepire anche i bisbigli.

11 dicembre 2009

Bambini alla ribalta.

Quando dico fare catechismo con le cose intendo dire fare il catechismo anche con le persone. Mercoledì 9 dicembre ho promosso i miei bambini da complemento di termine a soggetto di una lezione di dottrina. Ho proposto, questo ho proposto, una situazione in cui a parlare fossero proprio loro: porsi al centro dell'attenzione. Dell'attenzione e della considerazione per manifestare qualcosa di sé e per accogliere qualche osservazione e anche qualche consiglio dettato dall'affetto dei propri compagni. Doveva risultare una specie d'intervista. Il gruppo dei bambini e delle bambine hanno capito a volo il senso di questa operazione.
Tutti, ma proprio tutti, hanno accolto con entusiasmo l'iniziativa; ho dovuto stabilire, come si fa nel teatro, un ordine di apparizione.
E cosi, ad uno ad uno, arrampincandosi sul robusto tavolo di ciliegio, dove avevo steso un pezzo di cartone, hanno coperto per qualche minuto il ruolo di protagonista in mezzo a tutti noi.
Mi chiamo... Sono nato.... I miei genitori... Fratelli e sorelle.... Quando vado a dormire e quando mi alzo.... Il mio piatto preferito..... Il libro che vorrei portare sempre con me.....
L'animale che mi garba di più e quello che mi fa più orrore.... Ho delle paure e quali?...Ed ora se
avete qualche osservazione da fare o qualche consiglio da dare, io li accetto.
E' una cosa che sorprende noi adulti assistere ad un processo del genere, dove anche la severità di una critica è sempre accompagnata dall'affetto e dalla convinzione che tutti ci si può migliorare.
Il rimprovero di un compagno diventa solo un invito a comportarsi meglio. Mi sono convinto: il richiamo di un piccolo ne vale tre.

04 dicembre 2009

Plichi di logica

Finalmente dopo settimane e settimane di attesa per una pubblicazione che è stata rimandata per settimane e settimane sono usciti i plichi di logica. Io li definisco una suggestione estetica di una disciplina giudicata troppo spesso ostica e riservata agli iniziati. Lasciatemi dire che a un primo approccio questo plichi hanno risposto all'aspettativa. Il libraio mi dice che ogni volta che questi plichi appariscono in vetrina, spariscono. In facebook ho dovuto raccomandare agli amici di non passare all'acquisto di questo lavoro se non nutrono un vero interesse per questa disciplina, trattandosi di una tiratura molto limitata, è meglio lasciare ad altri l'opportunità di fruire di questo strumento.
Praticamente ho diramato un insolito invito. Se non siete sicuri di apprezzare questa cosa, non compratela!

Abbas Nullius

26 novembre 2009

Plichi di logica

Sono usciti, a San Miniato, i tre plichi di logica: Il Termine, Il Giudizio ed Il Raziocinio, che sono i tre gradi della conoscenza.
Attualmente i testi sono in visione nella biblioteca comunale di San Miniato, ma la presentazione ufficiale avrà luogo a Palazzo Grifoni nella seconda metà del mese di Gennaio.
Mi arrischio a dire che questi plichi si presentano in forma veramente elegante col risultato di rendere appetibile e masticabile, almeno nei primi rudimenti, una disciplina così severa ed anche un po' ostica come la logica classica.
Devo aggiungere che i contenuti di questi plichi sono correlati con il mio sito www.inkiostro.org, e questo, mi pare, possa connotare la modernità di questo lavoro, in quanto tutto è concepito come un "work in progress", in cui sono accolti sviluppi ed apporti anche esterni.

Abbas Nullius

Vedi post "Chiavi di logica"

16 novembre 2009

Una pagliuzza d'oro.

Dal Breviario Romano. Brano da Sant'Agostino

Se vuoi incontrare un giudice misericordioso, sii anche tu misericordiosi prima che egli venga.
Perdona se qualcuno, ti ha offeso, elargisci il superfluo. E da chi ti proviene quello che doni, se non da lui? Se tu dessi del tuo sarebbe un'elemosina, ma poiché dai del suo, non è se non una restituzione!
"Che cosa mai possiedi che tu non abbia ricevuto?" (1 Cor,4, 7).

15 novembre 2009

Cercatore d'oro

A volte... a volte mi sento come quel vecchio cercatore che alle foce di un fiume fa scorrere sul setaccio la sabbia che da spazi assi lontani, da tempi ormai remoti, la sorte o il destino, che io chiamo provvidenza, ha portato fino a lui. Il vecchio lo sa che solo verso la sorgente sarebbe possibile trovare la pepita capace di accendere la gradevole febbre del ricercatore. Ma le sue gambe sono
troppo malferme per restare in piedi tra quei dirupi e allora è sceso a valle dove il fiume ha steso
un lenzuolo di sabbia facile a calpestare e perfino invitante a riposare. Accade che talvolta ( o spesso? ) davanti ai suoi occhi appaia tra la sabbia il disegno di un piccolo, ma proprio piccolo, fulmine luminoso. E' la pagliuzza d'oro che, se non paga la fatica di una giornata, basta però ad appagare la sua ricerca. E' una cosa che si può stringere con due dita e mostrare agli amici

13 novembre 2009

Incontro con il Cardinal Betori

Ed ecco cosa è successo in occasione di un convegno sulla Stampa Diocesana: sono andato a salutare il mio Vescovo, e Lui ha voluto presentarmi al Cardinale Betori. A questo punto mi è sembrato inevitabile rivolgermi a questo Prelato. E gli ho detto una cosa: l'avevo sempre conosciuto attraverso le immagini della stampa, ed ora mi permetto, di manifestare l'impressione che provavo vedendo la sua immagine. Mi è sempre sembrato di vedere il volto di un ragazzo! Lui, pur accogliendo questa confidenza, ha risposto con un cenno fugace agli anni ormai trascorsi della sua giovinezza. Tuttavia io dovevo aggiungere qualcosa per dare un senso a quello che non voleva essere uno elogio privo di riverenza: Lei mi è sembrato come quel ragazzo accorto di cui parla il Vangelo e che offrì agli apostoli quei pani e quei pesci che aveva portato con sè. Il Cardinale ha sorriso a questa battuta e mi ha detto: ora capisco perché il suo Vescovo ha detto che lei era un poeta!

09 novembre 2009

Catechismo con le cose.

Catechismo con le cose.
Vedere questi bambini che vengono "alla dottrina" come ad una festa mi conforta e mi conferma sulla validità del metodo che abbiamo scelto. Ce ne accorgiamo già da dell'impeto con cui bussano alla porta, da come premono sul pulsante del campanello, agitando anche la campana esterna e picchiando con i battenti alla porta. La Canonica, la vedono come una fortezza da espugnare. Me, come un castellano da sequestrare. C'è almeno un momento in cui, lasciate alle spalle i loro i genitori, non vedono, non considerano altro che questo prete che ha deciso di restare qui, abate di un'abbazia che non c'è. Mi viene da pensare a quei vivaci passerotti a cui sbriciolo la midolla del mio pane e a quei pesciolini della vasca che vengono verso di me, o, diciamo, verso il barattolo del mangime. Mi garbano da come prendono posto intorno al grande tavolo; hanno capito di non trovarsi a scuola, ma in una casa dove convitati molto speciali trovano una mensa riservata proprio a loro.

03 novembre 2009

Pinocchio in TV:

Detesto le manipolazioni cerebrali operate da certi registi sui grandi testi della letteratura mondiale. Questo Pinocchio, ammannito in due serate successive sul primo canale, è il risultato di un arbitrario, sacrilego stravolgimento della fiaba che Collodi narrò ai grandi e ai piccini. Siccome io sono contro l'aborto, condanno un'operazione come questa, dove, se c'è una cosa evidente, è la deplorevole ambizione
da parte di un regista di proporre e di anteporre sé stesso Lui crede di guadagnare qualcosa a suo favor, ma chi ci rimette è Pinocchio, Collodi e lo spettatore che ha pagato, senza rimanere appagato. Sono molti che, non rendendosi conto che la propria immagine è inaccettabile, cercano di proiettarla verso il pubblico. Narciso si innamorò della proria immagine che vide riflessa sullo specchio di uno stagno: ma, almeno,lui era bello...

27 ottobre 2009

Ipse Venena Bibas

Si conoscono alcune sigle Bendettine nelle quali delle frasi sono indicate con le iniziali che formano la sigla.
C.S.P.B. Crux Sancti Patris Benedicti
Croce di S. Padre Benedetto

C.S.S.M.L. Crux Sacra Sit Mihi Lux
Che la Croce Santa sia la mia luce

N.D.S.M.D. Non Draco Sit Mihi Dux
Che il demonio non sia il mio capo

V.R.S. Vade Retro Satana
Allontanati, Satana

N.S.M.V. Non Suade Mihi Vana
Non mi perseduaderai di cose malvagie

S.M.Q.L. Sunt Mala Quae Libas
Ciò che mi presenti è cattivo

I.V.B. Ipse Venena Bibas
Bevi tu stesso i tuoi veleni

Si tratta di una serie di implorazioni rivolte verso Dio e di deprecazioni rivolte contro il Maligno.
Merita un commento particolare l'ultima, dove si dice bevi i tuoi stessi veleni. La frase sembra ammiccare anche nei riguardi del monaco erborista dell'abbazia. Sappiamo che, talvolta, l'abate aveva da temere il "poculum" velenoso che alcuni monaci usavano per mettere fuori causa il loro abate di cui non sostenevano più l'autorità.
La frase latina "Ipse Venena Bibas" può essere impiegata per respingere sullo stesso avversario una grave ingiuria come dire: beviti tu le parole che hai proferito contro di me.

17 ottobre 2009

Come t'invidio!

Quasi uno scherzo; da indirizzare ad un amico così "intelligente" da non prenderlo sul serio, perché è un modo di tradurre un elogio in un insulto. E' anche un test: se regge allo scherzo, vuol dire che come amico e avversario è perfino affidabile.

- Io t'invidio!
- Perché?- Dice lui, dichiaratamente lusingato.
- Vedi, tu, un amico intelligente, tu ce l'hai. Io, no!

12 ottobre 2009

In aereo....di linea.

Questa barzelletta è destinata a fare il giro del mondo, Proprio come gli aerei di linea....

Quando l'altoparlante di bordo invitò i passeggeri a sganciare le cinture, Roberto Benigni, che in quel momento aveva una fame da lupi, non aspettava altro. Si sganciò subito la cinghia dei pantaloni.
Finalmente passò l'hostess portando il solito servizio di... assaggi, A vedere quella piccola vaschetta della pasta Benigni ci rimase male: Ma come? Ci avete fatto allentare a tutti le cinture e ora ci portate due fili di pastasciutta?

29 settembre 2009

Grazie al radar

Qualcuno insiste a domandarmi come è andata a finire la storia del pipistrello che mi era entrato in camera. Io spalancai tutte le finestre. Sebbene abbiano delle inferriate, si vede che lui avvalendosi del suo piccolo radar [ma guarda l'evoluzione della specie, sicuramente grazie a Darwin che l'ha inventata così bene, è riuscita a fare!], ha trovato il verso di sortire e così è riuscito a riveder le stelle.
Questo è il vantaggio di un single abituato a vivere in campagna. Ho potuto decidere nella maniera migliore. Mettiamo il caso che una compagna, abituata a vivere in area urbana, si fosse trovata in una situazione simile! Avrebbe preteso di prenotare una camera in albergo. C'è gente che a sentire il soffio del barbagianni (che pare proprio l'ansito di un vecchio) o il gridolio di una civetta ha deciso di vendere la propria casa. Concludo che non sempre compagna e campagna possano andare d'accordo.

23 settembre 2009

Un pipistrello in camera.

Sono al mio orologio le 21, 3o. Circa 15 minuti fa è entrato un pipistrello nella mia camera. Volteggiava, volteggiava intorno al lampadario e la sua ombra a volte si delineava sullo schermo dei miei 21 pollici, come se volesse entrare nel programma. Mi sono alzato dalla poltrona, ho visto che mi rasentava, riuscendo a scansarmi apperappunto. Giuro: più volte ho sentito sul viso il vento delle sue ali. Ho anche annusato, ma posso dire che il passaggio era proprio inodore...Per me è come fosse entrata una rondine. E' Dio che mi ha dato questo grano di sapienza che mi consente di accettare come ospiti il geco (n'ho uno in sala dove c'è anche ingrassato), la rondine e il passerotto che, arrivando qua attraverso il tubo della stufa, assomiglia almeno per il colore, ad un merlo. A volte ho anche pensato che questi esseri fossero anche latori di un messaggio, certamente, un enigma nel contenuto, ma assai chiaro per il termine di provenienza. C'è un esistere che ci accomuna a tutti gli esecri e tutti raccontiamo qualcosa dell'unico Creatore.

20 settembre 2009

Analisi di un blog.

Ciao, amici del blog dell'abbas nullius. C'è da scommettere che qualche lettore, non vedendo apparire nulla su questa lavagna, abbia pensato che mi sia preso una lunga vacanza in qualche terra lontana.
Che mi avesse attirato qualche approdo ad un isola d'oltremare? Ma non è così! Altri, conoscendo i recenti eventi clinici trascorsi ( non ho mai detto superati ) avranno pensato che il vecchio abate si fosse un po' troppo ripiegato sul bastone che a volte serve a continuare il proprio cammino e a volte semplicemente a fermarlo. Ma non è così!
Ho passato questo periodo sviluppando il dolce far niente in un ozio fecondo. Ho lavorato, più spesso da solo che in compagnia dei miei giovani collaboratori, su tre plichi di logica. E ormai siamo agli sgoccioli di una piccola opera che per la sua stravagante veste potrebbe essere salutata come una interessante novità editoriale.Un manuale così non è mai uscito da Gutenberg in poi. Parola d'abate!
Quanto al mio blog, non sono mancati i visitatori. Nell'analisi che Google puntualmente appronta, rilevo quello che per me è una curiosa e interessante constatazione: I post più frequentati sono quelli che si trovano impegnati nella amministrazione della parola. Mi ha sorpreso che il post intitolato Rem tene, verba sequentur risulta il più visitato e per la media ( per me è un record)
di oltre sette minuti. Il quella pagina, diretta a coloro che parlano in pubblico, io riportavo il consiglio attribuito a Cicerone che dice così: Tieni presente l'argomento e le parole non ti mancheranno mai. Lì aggiungevo un suggerimento di un mio maestro, valido a continuare il discorso anche quando si perde il filo: Se non ti viene in mente l'argomento successivo, ritorna
a sviluppare l'argomento precedente; vedrai che ti ritorna mente anche il seguito.

04 settembre 2009

Ieri si faceva memoria di San Gregorio Magno, Papa e Dottore della Chiesa.Torna a sorprendermi, a insegnarmi ed a ammonirmi il brano tratto dalle sue omelie su Ezechiele che la Liturgia delle Ore ieri ci proponeva:

E' da notare che quando il Signore manda uno a predicare, lo chiama col nome di sentinella.

Chiunque è posto come sentinella del popolo deve stare in alto con la sua vita per poter giovare con la sua preveggenza.
Come mi suonano dure queste parole che dico! Così parlando ferisco me stesso, poiché né la mia lingua esercita come si conviene la predicazione, né la mia vita segue la lingua, anche quando questa fa quello che può.
Ora io non nego di essere colpevole, e vedo la mia lentezza e negligenza. Forse lo stesso riconoscimento della mia colpa mi otterrà perdono presso il giudice pietoso..
Certo, quando ero in monastero ero in grado di trattenere la lingua dalle parole inutili e di tenere occupata la mente in uno stato quasi continuo di profonda orazione.
Ma da quando ho sottoposto le mie spalle al peso dell'ufficio pastorale, l'animo non può più raccogliersi con assiduità in sé stesso, perché è diviso in molte faccende.

Era questo lo stralcio di una sua omelia. Vuol dire che così poteva parlare al popolo dalla cattedra di Pietro. Gregorio, grande anche per la sua umiltà.

28 agosto 2009

La sveglia del gallo.

A lato della sacrestia della parrocchia di Moriolo c'è una stanzuccia che fino a tempo si presentava molto squallida e disordinata.
In uno scaffale ho sistemato delle risme di documenti parrocchiali; è diventata praticamente un archivio. Tolta una finestraccia molto sconquassata, abbiamo collocato una finestra in metallo ad anta unica dove figura una istoriazione firmata dall'amico Domenico Ricciarelli di Firenze, è venuta una cosa stupenda! Che desta l'ammirazione di tutti i visitatori, la finestra guarda verso oriente e il tema che ha sviluppato l'artista è proprio attinente: in un paesaggio campestre c'è un sole che sorge e un gallo di vivacissimi colori è lì apposta per dare la sveglia, per quanto mi riguarda lo trovo molto allusivo; ho sempre avuto bisogno di qualcuno che mi desse la sveglia...

27 agosto 2009

Festa di Santa Monica


Per la festa di santa Monica, la madre di Sant'Agostino, il breviario Romano ci ripropone uno stralcio delle "Confessioni" di questo incommensurabile autore. Io, questo brano, l'ho sempre considerato, oltre che un sublime documento di amore materno e di pietà filiale, una delle più belle pagine della letteratura mondiale.
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Per tua disposizione misteriosa e provvidenziale, avvenne una volta che io e lei ce ne stessimo soli, appoggiati al davanzale di una finestra che dava sul giardino della casa che ci ospitava, la presso Ostia, dove noi, lontani dal frastuono della gente, dopo la fatica del lungo viaggio, ci stavamo preparando ad imbarcarci.
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.....mia madre mi disse: " Figlio, quanto a me, non trovo ormai più alcuna attrattiva per questa vita: Non so cosa io ci stia a fare ancora quaggiù e perché mi trovi qui. Questo mondo
non è più oggetto di desideri per me. C'era un solo motivo per cui desideravo rimanere ancora per poco in questa vita: vederti cristiano cattolico, prima di morire. Dio mi ha esaudito oltre
ogni mia aspettativa, mi ha concesso di vederti al suo servizio e affrancato dalle aspirazioni di felicità terrene. Che ci sto a fare qui?".
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20 agosto 2009

Calda è la notte.

Fa un gran caldo. Il termometro interno delle auto ( in movimento! ), a quanto mi dicono, registra punte di quaranta gradi. Penso come sarebbe sbagliato, eppure i più fanno proprio così, prendere in una vacanza proprio in questo periodo. Qui ci si può difendere. Ricordo un'estate sulla costa di Taormina; la sabbia scottava i piedi al momento di uscire dall'acqua e se qualcuno non ti portava i sandali non c'era verso di raggiungere un riparo dal sole. Ricordo quell'Agosto ad Atene e la notte che era una convulsa agonia. Ripenso alle giornate e alle nottate a Manaus dove il caldo si faceva sentire come un malessere insopportabile. Quanto a Massaua, che molti dicono la città più calda del mondo, ho un preciso ricordo di quelle bianche strade assolate, fatte di sabbia e di sale; per attraversarle bisognava prendere fiato e le ombre dei tetti erano così nere e così nette che ti pareva
di mettere i piedi nel vuoto di un abisso d'inchiostro. Frammenti e visioni di tanti, ma tanti, anni fa.

Gran calura.

Mi difendo rimanendo in casa e attivando il ventilatore; in alcuni momenti ricorre al condizionatore.
Il barboncino si sdraia sulle mattonelle e sta sempre più assomigliando ad uno zerbino.

14 agosto 2009

Il palio di san Rocco.

Qui a San Miniato il ferragosto viene celebrato con una sequela di manifestazioni e di eventi in cui il profano si mescola col sacro e il puro intrattenimento si alterna alla proposta culturale. Quasi quasi non volevo aderire all'invito di Andrea Mancini. " Dovresti parlare del santo del giorno, e precisamene di Maria Assunta, perché a te ti tocca a parlare proprio il 15 nella chiesa del monastero di san Paolo" Quando ho saputo che il vicario avrebbe parlato il 10 per la festa di san Lorenzo, ho capito che non potevo tirarmi indietro. Farò conto di fare una breve omelia al popolo della Valdegola. Illustrerò una bella riflessione di San Bernardino da Siena. Ecco come spiega la ragione teologica della Assunzione di Maria. Dove era il figlio, lì doveva essere la madre. La madonna era stata sempre vicino a Cristo nello squallore, nella sofferenza, nell'umiliazione; era dunque giusto che fosse accanto a lui nello splendore nella gioia e della gloria del Cielo. Il pensiero ha una magnifica prosecuzione: Dov'è la madre, là devono essere anche i figli! Il fatto che la Madre è assunta in cielo ci riguarda.

13 agosto 2009

Cronaca minore.

§ Avevo portato con me il bel paniere a due ante: quello che adopravo a primavera, per metterci le uova dell'acquasanta e d'autunno, per la raccolta dei funghi. Questa volta doveva servirmi per trasportare quella gattina in casa mia. Sono ritornato a vuoto. La sera prima ero andato alla mia antica pieve di San Giovanni. Dovevo prendere le misure precise della porta perché una brava e sensibile signora mi aveva offerto una magnifica stoffa da cui si poteva ricavare una tenda per proteggere il portone della facciata esposta al sole d'occidente, che in quest'estate picchia troppo forte. Ero rimasto soddisfatto delle misure che si adeguavano in altezza ed in larghezza alla pezza che ci veniva offerta. Mentre scendevo la gradinata in mattoni mi è venuto incontro un gattino; mandava verso di me un miagolio che mi era sembrato di lamento. Mi sono avvinato un po'. Lui si è allontanato. Ho notato una cosa: sotto l'albero di acacia c'erano un tegamino con dei croccantini, un piattino con dell'acqua. Ciò stava a testimoniare il gesto di pietà di qualcuno che rimediava ad un esecrabile abbandono; o forse era il gesto di resipiscenza da parte di chi ritorna sui suoi passi per assicurare bere e mangiare ad una creatura abbandonata. Chiaro che non c'è solo il sostentamento clero. Mentre facevo queste riflessione, il gatto mi si avvicina; io l'accarezzo; lui mi risponde rugliando, quasi mi assale con quella aggressiva affettività che è propria di tutti i felini. Quella sera avevo deciso di portarmelo a casa; ma non volevo chiuderlo nella bauliera, ad evitare lo schok di un rapimento, a giro nell'abitacolo del''auto non era consigliabile. Stai buono: domani sera torno e ti metto nel paniere dell'acquasanta.
§ Di gatti che mi stanno intorno ce n'ho anche troppi. Lo devo dire, mi seguono, non mi perdono d'occhio, mi adorano avendomi forse scambiato per una specie di totem. Certamente io li curo e non faccio loro mancare grosse manciate di croccantini. ma c'è una cosa: essendo tutti nati fuori di casa, in casa non ci vogliono, proprio non ci vogliono entrare. Un tempo non era così. L'ultima gatta casalinga si atteggiava a padrona. Quando Monelle veniva nella stanza del computer s'infilava per prima e faceva le feste perfino usando gli unguioli. La ragazza gradiva questa compagnia e diceva che col suo atteggiamento riflessivo assecondava la meditazione...Era molto bella anche se avanzata in età, mi mori non molti mesi dopo la partenza di Monelle. Sono partito
con l'idea di trovare un essere che rimpiazzasse quell'amabile gatta. Quando sono arrivato al sagrato della vecchia pieve, il gatto ha tentato di arrampicarsi, io l'ho sollevato al petto, poi ho aperto il paniere. Ma ecco che dalla porta della canonica ti vedo spuntare un altro gattino, che ha fatto sentire un miagolio di lamento. Come mi avvicino lui scappa, poi fa sentire il solito miagolio. Lo chiamo e lui si rifugia nell'antro della canonica dirupata. Mi trattengo ancora un po'. La mia gattina, quasi per farmi contento si mette a mangiare al suo ciottolino, ed ora vorrebbe giocare.
Che fare? Due fratelli di cui uno domestico e l'altro decisamente selvatico, almeno per ora. Se porto via questo, quello è davvero doppiamente abbandonato. Mi allontano con il paniere vuoto.
ma decido di ritornare; arriverò alla soluzione di questo problema?

10 agosto 2009

Origine della parola " Ferragosto"

§ Ferragosto. Questa festività appartiene esclusivamente all'Italia e non si celebra in nessun altro paese del mondo; c'è una spiegazione per questo: è una ricorrenza che ha un origine pagana, in questo periodo a Roma si celebravano le feriae Augusti. Fu proprio l'imperatore Ottaviano , da cui prende il nome il mese corrente, a stabilire un periodo di riposo e di svago dopo le fatiche campestri
dell'estate. La parola Ferragosto nasce da una locuzione latina italianizzata " in Ferie d'Agosto".

08 agosto 2009

Buone vacanze!

§ Anche Annachiara è partita alla volta di Forte dei Marmi; raggiungerà Niccolò nella casa dove
la famiglia Banti ha una casa al mare. Alessandro è irrangiugibile, stando al cellulare: Sono senza collaboratori al computer. proseguirò da solo; so che leggeranno con interesse questo post. Per lo più alimentano il mio blog sotto dettatura. Ora hanno conferma che posso fare anche da me!
Una specie di rivalsa, certamente non sgradita a tutti loro.
§ Il Vescovo ha inviato un'amichevole missiva a tutti i suoi preti. Annuncia che dopo Ferragosto
si prenderà un periodo di riposo proprio a Lucca. Un solerte pastore come si è dimostrato in tutti questi anni se lo merita davvero. Ci informa degli ultimi movimenti. Preti anziani che devono lasciare il servizio. Movimenti tellurici che io chiamerei scosse di assestamento. Trovo che i rincalzi vengono prelevati dalla legione straniera. Africani, Indiani, Filippini, Americani ed extra comunitari d'Europa sono confluiti in questa piccola Diocesi a rappresentare il clero di cinque continenti; manca l'Antartide perché non è abitato.

05 agosto 2009

Chiavi di logica

Ho già detto che impiegherò il tempo disponibile in questo lungo periodo estivo, che io non posso chiamare vacanza, nella redazione di alcuni testi che intendo mandare alla stampa. Tre plichi. Si tratta di un lavoro di logica, incentrato sulle tre operazioni della mente: il termine, il giudizio e il raziocinio. In questo progetto posso avvalermi della collaborazione di tre assistenti: Alessandro Piampiani, Niccolò Banti e Annachiara Zaffonte. Dichiaro la mia intenzione (forse la mia presunzione) di arrivare con queste tre chiavi ad una esposizione chiara e sintetica di logica classica. Uno strumento ermeneutico, una chiave appunto, che apra uno scrigno importante. I tre plichi saranno stampati in carta pergamenata ed in un numero di copie molto limitato. Una disciplina, la logica, giudicata per lo più ostica e immasticabile, qui sarà presentata in una veste gradevole che la renda accessibile e perfino appetibile. Questo E' ciò che mi sono proposto lavorando a questo progetto
Abbas Nullius

03 agosto 2009

Azzurro

Il pomeriggio è troppo azzurro e lungo, per me...
Recita così la canzone di Celentano. Tutto considerato, questo non mi si addice. A parte il fatto, che il prete per chiaccherare, io ce lo avrei (in un soliloquio mi è dato di conversare con la mia copia), trovo che il periodo estivo, per me, è stato sempre galvanizzante; infatti è proprio in piena estate che viaggiando, da solo, od anche rimanendo al mio tavolo di lavoro, ho realizzato qualcosa. Essendo solo sono stato forzato a riflettere di più e a portare avanti dei progetti che magari a primavera erano soltanto propositi. Ieri mattina si è mobilitata verso Valona la famiglia di albanesi. Dalla casa a nord di questo agglomerato era partita alla volta di Palermo la famiglia di Daniele (con Gabriella, Giorgio e Chiara); proprio ieri è venuta a salutarmi la famiglia di Grottaferrata che abita nella villa qui vicino. E così sono rimasto solo con la compagnia di cinque gatti (non quattro gatti) che mi accompagnano nelle passeggiate notturne. Proprio in questo periodo c'è luna piena.

31 luglio 2009

Citazioni bibliche sul vino dal Vecchio Testamento.


Fabio del Podere del Grillo mi ha consigliato di riproporre le citazioni bibliche sul vino che a suo tempo
avevo raccolte. Lo faccio volentieri perchè lo giudico un completamento dovuto per quanto scritto sugli aforismi sul vino della Scuola Salernitana.

Il vino che fa allietare il cuore dell'uomo, l'olio che fa brillare il suo volto e il pane che sostiene il suo vigore.
Sal 104,15.

Venite, mangiate il mio pane, bevete il vino che ho preparato
Prov 9,5.

Va, mangia con gioia il tuo pane
Bevi il tuo vino con cuore lieto

Il vino allieta la vita.
Qo, 7, 5, 19.

Il vino è come la vita per gli uomini
purché tu lo beva con misura.
Che vita è quella di chi non ha vino?
Questo fu creato per la gioia degli uomini:
Allegria del cuore e gioia degli uomini
è il vino bevuto a tempo e a misura.
Sir 31, 27,28.

Vino nuovo, amico nuovo; lascialo invecchiare;
lo berrai in segutito con piacere.

26 luglio 2009

Luciano Petralli.

Tre giorni fa si sono celebrate l'esequie per Luciano Petralli. Amico da tanti anni. Figura e modello
di un grande medico di campagna. Umile e consapevole ministro di quell'arte e di quella scienza che lui interpretava come missione. Una volta mi disse che in fondo entrambi avevamo seguito due vocazioni non troppo diverse e che era proprio ciò che continuava ad unirci. Ci dovevamo
sentire, questo mi disse, partecipi di quella stessa unione che esiste tra anima e corpo. Voleva dire che il medico cura il corpo e il prete, l'anima; ma l'individuo di cui ci occupiamo è sempre lo stesso.
Se in questa valle, dove lui per tanti anni ha esercitato la sua professione. si dovesse erigere un monumento, io penso che dovrebbe essere quello del " Dottorpetralli".

08 luglio 2009

Il Teatro dello Spirito

La festa teatrale ha reso celebre questo luogo toscano al di là dei ricordi carducciani. Sono dunque dieci anni che il vento della sera – un po’ gelido – del colle porta almeno sulla Toscana, spiriti cristiani e polemici.
Salvatore Quasimodo, 1956


Un teatro diverso. Dovrebbe ormai essere chiaro a tutti che quello che si fa a San Miniato non è una Rappresentazione sacra, non è un Auto sàcramental e neppure un Mistero liturgico della cui reviviscenza si occupano altri.

Non ci è mai interessata un’operazione archeologica intesa a recuperare forme di espressioni teatrali valide in altri luoghi e in altri tempi. Personaggi che vengono dalla Bibbia, dal martirologio o dalla agiografia ufficiale non ci interessano a meno che non accada (ma quanto è difficile!) che una vicenda passata possa venire avanti e proporsi come parabola dei nostri giorni.

Teatro di riflessione. Di riflessione in quanto riflette la situazione di chi vi partecipa: di riflessione in quanto fa riflettere lo spettatore che in essa si ri-conosce. Un teatro capace di interiorizzare il dato esteriore. Questo basta ad opporlo al teatro che diletta, dove lo svago è perseguito come parametro di successo. E, tuttavia, il suo genere non si colloca necessariamente in quello del dramma ingrigito da i toni cupi e foschi della tragedia: potrebbe presentarsi nella levità di una fiaba (e sarebbe il caso che certi autori se ne rendessero conto).

Teatro dello spirito. Non sarebbe esatto chiamarlo teatro della psiche (si tratterebbe di uno psicodramma). Spirito come contrario della materia. E’ ciò che la trascende. E in questo senso può dirsi religioso. Perché va oltre la dimensione terrena e temporale. L’individuo non si correla soltanto verso il suo si-mile o verso se stesso, ma verso ciò che gli appare assoluto, infinito, verso la trascendenza, appunto. In questo tipo di teatro c’è un interlocutore in più, a pensarci bene; una presenza che sta al di sopra e al di fuori e che si manifesta come risonanza misteriosa nella corda profonda dell’anima.

Teatro popolare. Per distinguerlo dal teatro borghese; e ancora teatro dell’uomo comune, opposto al teatro del principe. Comunque, non popola-resco, come a dire spettacolo da bruscello, che si propone come spettacolo d’aia e di piazza del mercato. Vi partecipa il popolo, comprendeva nelle sue componenti la plebe e la nobiltà, il clero e il laico, il contadino e l’artigiano, lo stanziale e il forestiero. Allora teatro di ognuno, in quanto rappresenta la parabola moderna di ognuno.

Teatro dello spazio naturale. A differenza del teatro ufficiale, la cui nomenclatura parla di platea, palco, loggione, ridotto e ancora di quinte, fondali e sipari, il teatro popolare si configura come lo spazio dove comunemente s’incontra la gente: la piazza, il sagrato, l’invaso naturale e talvolta la stessa aula ecclesiale. Salva questa eccezione, si tratta di un teatro all’aperto, a cielo scoperto, dove la nomenclatura è riferita ad elementi naturali come la luna, le stelle, vento, sereno e pioggia. Ciò che accade lì entra della stagione dell’uomo, lo raggiunge nel suo tempo e nel suo spazio. Immenso nella dimensione cosmica di una realtà che si presenta in movimento, l’individuo è portato naturalmente ad interpellarsi sul senso e sulla direzione del proprio cammino. Perché scopre che le coordinate del proprio universo finiscono altrove.

Luciano Marrucci

“Noi precisammo fin dal nostro nascere
che non ci interessava il teatro
puramente devozionale e edificante
che volevamo un teatro impegnato
sui problemi e sulle inquietudini spirituali
del nostro tempo;
non ci attirava una verità,
pura quanto si vuole ma astratta;
ci affascinava invece la parabola
che si incarna
e per questo è cristiana,
una verità che non teme
di compromettersi con la storia
misurando sul concreto le sue responsabilità;
ci interessava insomma verificare
quanto nella realtà c’è ancora di cristiano,
quale sia la sete di Dio e dei valori evangelici
che ancora è dato da rintracciare
nel cuore dell’uomo e nelle sue comunità,
quali siano i segni del tempo
da qualunque parte e cultura e civiltà
essi vengano,
che possano profetizzare
una nuova stagione del cristianesimo”.
Giancarlo Ruggini

07 luglio 2009

La testa del profeta.

E' il titolo del testo teatrale che verrà rappresentato per la LXIII Festa del Teatro di San Miniato. Ho deciso che non ci andrò.
Non che intenda con questo sottrarmi alla stima per la scrittrice, che conosco anche per aver portato sulla scena sanminiatese Le spade e le ferite (opera apprezzabile di Elena Bono per la robustezza e l'eleganza del linguaggio), ma per rimarcare un principio che avevamo fissato a conclusione di un convegno sul Teatro dello spirito. L'argomento è fuori tema!
Infatti, nel fissare il codice di idoneità per l'accettazione di un testo si era stabilito, fra le altre cose, che non si trattasse di argomento biblico o agiografico. Non si può portare sulla scena la vita di San Luigi Gonzaga o la vicenda di Caino e Abele.
Avevamo deciso, sulla stregua del testamento culturale di Don Ruggini e dell'avvocato Gazzini, di rappresentare la parabola moderna, in cui lo spettatore si riconosce in qualche modo nel personaggio.
Appare evidente che gli autori e gli stessi membri di una commissione di lettura o non hanno letto o non hanno atteso allo spirito di un documento che a me sembrava non trascurabile.
E allora non mi resta altro che comportarmi di conseguenza.
Sì, ho proprio deciso, a questa rappresentazione non ci andrò!

01 luglio 2009

Torcular exprimit vinum

Torcular exprimit vinum, oleum verbum. Il torchio spreme vino, olio e parola.
Motto scelto dalle Edizioni dell'Orcio d'oro. A significare che gli strumenti della coltura possono identificarsi con quelli della cultura; il torchio agricolo diventa il torchio tipografico, allo stesso modo che un attrezzo contadino in mano ad un guerriero diventò spesso un'arma da guerra.
Convertibilità della materia! Campane che furono fuse per ricavarne bossoli di cannone; bossoli che furono fusi per farne una campana.... Ma non risuona più in una valle cosparsa di scheggie. Non era meglio lasciar suonar avemmaria in quella valle?

22 giugno 2009

Dibattiti tra politici 3

C'è un comportamento, che alcuni considerano perfino una tattica, che non è riportabile alle diverse figure che appartengono ai ruoli dei gladiatori. Oltre ai retiari, oltre agli opliti, agli arcieri e ai lanciatori di pietre (frombolieri) è necessario citare i lanciatori di sabbia. Sono molti di più di quanto possiamo pensare. Io riferisco questo comportamento a quei politici che interloquiscono cercando di sovrapporre la loro voce a quella dell'avversario. Gente che è portata più alla gazzarra che a un dibattito serio ed elegante. C'è da dire che chi cerca di lanciare una sabbia per offuscare la vista del nemico è l'estrema tattica del gladiatore soccombente. Finito nella polvere, non gli resta altro che impugnare una manciata di ciò che trova tra le sue mani, che scagliarla contro l'avversario; ma alcuni lo fanno anche se non si trovano nella condizione del perdente. E' una tattica che si sono scelti: cercano di accecare e di disturbare così chi sta loro davanti. Ora a questi vorrei dare un monito più che un consiglio: stai attento a non lanciare della sabbia contro vento! Questa sabbia potrebbe ritornare verso di te.

Dibattiti tra politici 2

Figura importante di gladiatore che uscisse dalla scuola di Capua è il retiario. Manovrava con un braccio un'ampia rete con cui cercava di irretire l'avversario, con l'altro mano impugnava una terribile arma, una specie di tridente; molto spesso l'avversario finiva nella rete e poteva essere infilato dai denti acuminati di un'arma micidiale, seppure impropria. Il retiario cercava di sottrarsi al bersaglio saltando qua e là, facendo dell'agilità la sua arma principale. Spesso poteva avere la meglio su un'oplite appesantito dal suo stesso armamentario, contro l'arciere non aveva scampo: la rete non gli faceva alcuno scudo e il suo tridente non poteva essere scagliato lontano. Poi ci sono i frombolieri: uomini che si avvalevano di fionda e scagliavano pietre contro gli avversari. David contro Golia fu essenzialmente un fromboliere. Uomini con questa capacità, di scagliare delle pietre, venivano impiegati anche nella "pugna" classica, prima che le schiere dei cavalieri e dei "milites" arrivassero allo scontro frontale. Si può dire che l'arciere sta; l'oplite incede; il retiario danza.

Dibattito politico 1

In certi dibattici tra politici si può osservare un diverso modo di condurre i discorsi. Alcune modalità richiamano, come ho già evidenziato in post precedenti, diversificate attitudini gladiatorie; come dire che questi personaggi possono configurarsi come dei gladiatori. C'è una bella varietà! L'arciere l'arco e fa scoccare la freccia da lontano, come se rifuggisse da un contatto ravvicinato. Può fare del male ed ha anche la possibilità di darsi alla fuga se il suo tiro non arriva a segno. Non è senza significato che Paride, annoverato tra gli eroi troiani, fosse anche il più grande arciere tra i difensori di troia; per la sua attitudine e il suo atteggiamento poteva assomigliare ad un codardo ed erano in molti, anche tra gli alleati, che lo consideravano tale.
Tra le diverse figure dei combattenti in arena, c'era anche l'oplita. Lui si avvaleva di una lancia che poteva scagliare, oppure manovrare a distanza ravvicinata. Corazza, elmo e schinieri, oltre che lo scudo, facevano parte dell'armamento di questo gladiatore. Gladiatore era comunque uno che sapeva usare anche il gladium, una spada che poteva colpire di punta e di taglio (in effetti la spada romana era a doppio taglio); talvolta il gladium era sostituito dalla daga, una spada molto più corta, ma ancora più insidiosa; con questa per lo più veniva inferto un colpo di grazia.

15 giugno 2009

Miele e fiele.

Mel et fel. Simillima in voce, opposita in re.
Anche In Italiano: Miele e fiele.
Due parole molto simili nel suono ( due sillabe in Latino che si differenziano solo per la consonante iniziale ) e opposte nella realtà. Dolce e amaro; gradevole e spiacevole. Per lo più i discorsi del giusto stillano miele e le parole della persona malvagia sono intrise di fiele. Io conosco un modo più ributtante di portare il proprio discorso: quello di mescolare stille di miele con gocce di fiele; la cosa è riportabile ad un pensiero di Leonardo da Vinci sull'adulazione. L'adulazione è come l'apecchia (l'ape) che ha il miele in bocca e il veleno nello culo.

11 giugno 2009

Un caso strano. 1

Cinque o sei colpi al battente della porta e una lunga trillata del campanello. Ci vuol poco a capire che è una cosa urgente. Apro e min affaccio. Li riconosco: sono due parrocchiani. Senza neanche entrare, mi fanno: “Biagio, il nostro babbo, è morto. Un’influenzaccia quella, per gente vecchia come lui. Sembrava migliorato e dava da sperare, ma, si vede, era il miglioramento della morte. Dopo aver preso lo sciroppo, ha iniziato a boccheggiare. Poi si è assopito un po’. Respirava sempre più rado, sempre più rado. Dopo che ha dato l’ulti-mo respiro, è rimasto lì morto e duro. Lo troverà ancora caldo, perchè è successo un’ora fa. Le donne ora lo stanno vestendo e noi si va di corsa in paese per il manifesto, il dottore sanitario e il custode; domani è festa e bisogna sbrigarci”.
Mentre in fretta e furia risalgono in automobile, uno di loro faceva questo commento: “Non perché era nostro padre, ma era veramente un galantuomo. Arrivederci a dopo, sor Priore!”.
Povero Biagio, ottant’anni erano troppi anche per te, che sembravi forte e sano come un sorbo; però, non c’è che dire, questi figlioli, che hai lasciato, non hanno intenzione di perder tempo per assicurarti una degna sepoltura. Andiamo a benedire la salma!

Un caso strano. 2

Già prima di entrare, la casa di Biagio mi fece l’impressione di un formicaio scoperchiato: attraverso la porta spalancata si potevano ve-dere le donne correre su e giù per le scale come se non avessero requie.
“Sor Priore, sor Priore, sapesse che è successo!”
“Lo so, lo so, sennò non sarei qui; come vedete con la stola e con la cotta in mano!”
Una mi prende il braccio: “Macchè, lei non sa nulla! Ha ripreso, ha ripreso!”. L’altra continua: “Noi si stava infilandogli la giacchetta, quando ha avuto come uno scossone, poi, ad uno ad uno, ha aperto tutti e due gli occhi, ha sbadigliato, e all’improvviso ha detto: “Mi dite che ci state a fare qui?”. In un discorso corto, Biagio è rinvivito!”.
Invito le donne alla calma e salgo. Per la verità, Biagio si presentava in ottime condizioni. Altro che caldo! Non era mai stato vivo e vegeto come allora: camicia bianca di bucato, panciotto un po’ sbottonato, cravatta allentata. Sembrava un giovanottino che va a ballare. Ora stava bevendo una bella tazza di caffellatte. Disse subito: “O lei, sor Priore, che gira da queste parti?”. Siccome non ero preparato a questa domanda, non trovai altra risposta che questa: “Passavo di qui…”.

Un caso strano. 3

Ad un certo punto arriva un visitatore e domanda piano piano: “Ma il morto dov’è?”. Qualcuno gli fa: “Sta zitto! Non lo vedi che sta parlando con il Priore?”.
Scendo giù e cerco di confortare le donne che tremano come vettrici: “Se non avete avuto paura quando vi è sembrato che morisse, non dovete impaurirvi nemmeno a vedere che ritorna in vita. Andate piuttosto a dire a quelli del Comune che sfissino il manifesto e la cassa; se quello di sù la vede arrivare, è capace di randellarvela sul groppone!”.
Quelle stavano a parlare con il dottore: “Di già che c’è, gli ordini qualcosa!”. E il dottore: “Ma che volete che gli ordini che sta meglio di me? Voglio dire di voi. Non l’avete sentito che ha chiesto il caffellatte e una fetta di pane?”. Il barbiere da parte continuava a domandare: “Ma allora, questa barba, gliela fo o non gliela fo?”.
Ripresi le mie cose e feci ritorno in canonica. Fatti del genere non succedono tutti i giorni. Ma che persona simpatica questo Biagio!
E così quando alla fine dell’anno mi troverò a fare il resoconto, dovrò scrivere: Nati: cinque. Morti: tre. Risuscitati: uno.

09 giugno 2009

Attitudine e propensione

Stamani ho portato la mia Matiz al lavaggio. Mentre aspettavo sull'ampio piazzale di quella stazione di servizio, mi sono incontrato con un conoscente. C'è stato qualche commento sui risultati delle elezioni. Poi il discorso è cascato sull'educazione dei figli." I miei figlioli ,
lei l'ha conosciuti che erano piccini, ora sono cresciuti. Lei che sa tante cose, saprebbe darmi un'idea
di come si può fare per indirizzarli il meglio possibile in questo mondaccio?" " Tu vuoi una risposta così su due piedi e la chiedi proprio ad uno che figlioli, devi credermi, non ne ha. Guarda, sono più le cose che non so di quelle che tu pensi di attribuirmi. ma, dato che non voglio mandarti a vuoto, ti risponderò per il tempo che occorre alla macchina per asciugare, che, come tu vedi, è già nell' asciugatoio. Ora ascolta: ci sono due cose che che bisogna scoprire da parte dei figli e anche da parte dei genitori: La propensione e l'attitudine. La propensione è ciò che ci piace fare. L'attitudine
è ciò che sappiamo fare. Non c'e niente di più disastroso del fatto che uno si punti di fare ciò che non sopra mai fare bene. Ed è da commiserare chi sapendo fare una cosa non ha nessuna voglia di farla.
Quando invece alla attitudine corrisponde una propensione e la propensione si accorda con l'attitudine, allora la strada diventa veramente spianata. Il segreto è tutto qua: scoprire le proprie
aspirazioni e individuare le proprie capacità di attuarle. E' inutile e anche dannoso assecondare o addirittura imporre ai figlioli di raggiungere una meta suggestiva, ma del tutto irraggiungibile. Conclusione: non è sempre opportuno dire ai tuoi figli questa regola: volere é potere.
Potrebbe accadere che, seguendo questo indirizzo, uno finisca di incontrare ostacoli insormontabili e subire, così, una sconfitta definitiva.
Vorrei spiegarti meglio, ma, come vedi, mi fanno cenno che la macchina è già pronta!"

05 giugno 2009

I ragazzi dell'acqua santa

I RAGAZZI DELL'ACQUA SANTA
Il ricordo della benedizione delle case è affidato agli annali di questo piccolo e quasi introvabile borgo campestre che ha nome Moriolo; ma, ancora di più, esso rimane fisso nella memoria di tutti i ragazzi che hanno indossato le piccole tuniche per accompagnare il prete in questo fantastico itinerario.
A distanza di anni rammentano questo evento come una esperienza che vorrebbero tornare a rivivere ancora.
Prima di partire si suona un doppietto… scempio, come per annunciare: “Non è proprio festa perché siamo ancora dentro la Quaresima; ma se non è proprio festa, siamo lì. Preparate tutto perché si arriva noi!”
Prima di partire per la spedizione si dice una preghiera, ci si accerta che non manchi nulla: il canestro con la paglia in fondo per salvare le uova, i foglietti da lasciare alle famiglie, il secchiello…
“E il pennello?”. “Si dice aspersorio, chiorbone!”
Nella cinquecento c’entriamo in cinque; quando ci vedono sbarcare davanti all’uscio, rimangono meravigliati di quanta roba può contenere quest’uovo: anche questo fa parte della sorpresa.
In genere in ragazzi non sono abituati a far complimenti quando ve-dono un vassoio di frù frù o altra roba da mettere sotto i denti.
Trovo che quelli di prima schiccheravano di più e allora dovevo badarli perché non ritornassero a casa un po’ brilli; ora preferiscono spume e roba di lattine e si divertono a farmi scomparire quando offrono un bicchierino: “Ha già bevuto abbastanza… Gli farebbe male… Lui deve guidare…”
Lo dicono con convincenti sguardi d’intesa a chiunque apra una bottiglia; poi, in macchina, si sganasciano dalle risa, quei mascalzoni.
Per il resto si comportano bene; sembrano “sanluigini” quando rispondono alle formule delle benedizione; tengono sempre aggiornato il numero delle uova: “Ancora sei e siamo a dieci dozzine!”. A loro piace andare a far ova, almeno così dicono.
Crinali di Collina… Notiamo i primi comizi di fiori; il volo del merlo… le grandi conchiglie fossili. E questa è la casa di un vecchio solitario che parlava solo in poesia. Nelle case osservano persone, animali e cose: le riflessioni vengono fuori quando siamo in macchina. Io racconto delle cortissime storie: “Volete una vera storia inventata o che v’inventi una storia vera?”.
Si arriva all’ultima tappa. E’ fissato che lì si fa una merenda che, quasi quasi, è una cena: pane, rigatino, salame e altre cosette appetitose. Il fiasco è nel mezzo. Noi siamo serviti e riveriti. Questo vino ci rende ancora più allegri. Ora non si bevono più sciabordoni, gasati. “Forza ragazzi: alzate i bicchieri anche voi, tanto guido io!”


La mia rete

Mi è rimasto infissa nella mente l'immagine introdotta da Jorgensen che in uno dei suoi stupendi apologhi parla di un piccolo ragno e della sua rete tesa tra i cespugli di un sottobosco.
Cè un racconto in cui parla di un piccolo ragno che al mattino scende dal suo covo di seta per perlustrare la sua rete. In quel luminoso mattino apparivano sospese sulla rete che aveva intessuto delle piccole perle: era la rugiada che si era posata sulle maglie di ciò che aveva tessuto estraendola con una certa magia dal suo grembo.
Farò come questo piccolo ragno.
Andrò perlustrando la rete che ho tessuto oltre venticinque anni fa, quando inconsapevolmente conducevo una specie di blog, anche prima che esistesse questo nome. C'erano note di cronaca, stralci di racconti, notazioni in cui le note letterarie potevano confondersi con quelle pastorali.
Ne ho ricavate parecchie nel mio sito personale (www.lucianomarrucci.info) ed è questo che mi propongo: riportare all'evidenza ciò che scrivevo oltre venticinque anni fa, quando il blog, come ho detto non esisteva ancora neppure come nome.
Operazione che è parallela a quella che sta operando il mio web master che si sprofonda nei fondali del mio blog per riportare alla superficie vecchi post sommersi. Devo premettere che i brani che porterò in evidenza sono piuttosto lunghi rispetto alla misura canonica che, a mio giudizio, dovrebbe avere un blog moderno; infatti i post, secondo me, dovrebbero andare da cinque a venticinque righe. In questo caso, invece, sono costretto a riportare brani di maggiore estensione; questo costituisce una sfida che vorrei affrontare con i miei lettori.
Vorrei proprio non annoiarli perché so bene che il troppo stroppia...

02 giugno 2009

Operazione Sub.


Qualche tempo fa annunciai il mio progetto di riportare alla superficie alcuni post sommersi. Questa volta riportandoli in ordine logico, piuttosto che in ordine cronologico. Fu detto in ordine di sparizione, questa operazione è affidata al mio webmaster il quale ha il compito di andare a ricercare questo materiale penetrando nei fondali di questo Blog, i cui inizi risalgono all' aprile del 2007.
Una curiosità...a contrassegnare il carattere di questa ricerca affiancaremo al post una piccola boa per subacquei per evitare che i natanti con la loro elica possano recare danno al sommozzatore, cioè al mio web master.

L'arte del dire.

volant, scripta manent: Si conoscono due massime complementari......
http://abbasnullius.blogspot.com/2007/04/larte-del-dire.html

Attenzione alle parole: Per giustificare una certa situazione...................
http://abbasnullius.blogspot.com/2007/04/attenzione-alle-parole.html

Suggerimento a chi deve parlare a lungo
: Arrivare nella sala della discussione.....
http://abbasnullius.blogspot.com/2007/04/suggerimento-chi-deve-parlare-lungo.html

Parlare a braccio: Probabilmente si dice così perchè, in un discorso........ http://abbasnullius.blogspot.com/2007/04/parlare-braccio.html

31 maggio 2009

Ad alcuni politici.

Vigor sed non livor. Una locuzione latina da tener presente in ogni dibattito: Vigore, ma non livore.
Penso a certi scontri tra politici di cui in questi giorni diventiamo testimoni. Involontari e spesso
sconcertati testimoni. C'è gente che abbiamo votato che non si battono con lance di betulla.
Hanno armi forbite alla mola, spade a due tagli provate dal fuoco e frecce dalle punte intinte nel veleno. Fanno male, fanno del male insistendo sulle ferite già aperte. Non c'è in loro alcun rispetto per l'avversario; si scoprono come esseri dominati dal'odio e quindi sono già sconfitti in partenza.
La passione politica dovrebbe esprimersi nel vigore, non nel livore.

27 maggio 2009

Ordine di sparizione.

In ordine di sparizione nel linguaggio ricorre la seguente espressione in ordine di apparizione, ad indicare l'elenco dei personaggi e degli attori che interpretano una pièce.
Credo che dovrò depositare questa espressione che tuttora non comparisce neppure in google.
In ordine di sparizione.
Questo succede nella stesura di un blog che i post successivi arrivano a seppellire quelli che li hanno preceduti.
Secondo me, questo è un piccolo e, d'altra parte, inevitabile inconveniente: in una serie di post quello che viene dopo diventa primo e quello che è prima della serie, finisce ultimo.
Allora ho pensato di compilare una lista di alcuni temi, già trattati, dando la precedenza a quelli che invece finiscono in fondo.
Con l'aiuto del mio web master ripresenterò alcuni temi trattati, facendoli emergere dal fondo dei cosiddetti "vecchi post".
Tutto ciò significa semplicemente procedere in ordine di sparizione...

Abbas Nullius

26 maggio 2009

Scuola Salernitana: uno stile di vita.

Si tibi deficiant medici, medici tibi fiant haec tria: mens laeta, requies, moderata diaeta.
In mancanza di medici, queste siano le tue medicine: buon umore, riposo e una dieta moderata.

Tutto l'orientamento dei suggerimenti sono improntati alla temperanza e alla misura. In pratica il modello che viene proposto si presenta con queste caratteristiche:
parco e frugale nel mangiare, sobrio nel bere, solerte per quanto riguarda il riposo.

Moto non concitato, specialmente dopo i pasti, per quanto riguarda le erbe, le piante e i frutti della terra, usarne con oculatezza, ricordando che più che a restituire la salute sono adatti a conservarla.

La saggezza della Scuola Salernitana sembra proporci un vero stile di vita piuttosto che un ricettario di prodotti indirizzati al sostentamento del corpo

25 maggio 2009

Andrea Mancini: Serata Carducciana

Caro Luciano,
grazie dei link dei blog e dei libri e di molto altro. Abbiamo fatto questa serata carducciana e ho parlato e fatto vedere anche il bellissimo libro su "Piazza Buonaparte", che ho lasciato esposto in una vetrina del bar (tra i numerosissimi presenti, c'erano anche Beppina Lotti, Giorgio Giolli e Sauro Mori).
Un caro saluto
Andrea

Caro Andrea,
ti ringrazio per questa operazione. In quella serata, io non potevo essere presente perché a Balconevisi se ne teneva un'altra collegata alla sagra del cinghiale (!). In quella occasione sono stati letti dei racconti di scrittori locali. Andrea Giuntini ha letto l'ultimo libro.
Cordiali saluti
Luciano

24 maggio 2009

Ozia et negotia.


Il Blog dell'Abbas Nullius si è proposto in questo ultimo periodo con una serie di post abbastanza visitato e apprezzato dagli amici.

Questi post riguardano alcuni aforismi della Scuola Salernitana, riconosciuta come la prima istituzione delle università europee. Si tratta di un codice di valide ed argute sentenze che riconducono ad un salutare stile di vita. Si parla di erbe, di prodotti della terra che dovrebbero entrare in una dieta proponibile anche ai giorni nostri.

Il criterio più importante che viene proposto è la moderazione, la temperanza nel bere e nel mangiare, il moto, il riposo. Ozia et negozia come dicevano i latini.
Si precisa che un pasto parco e frugale sta a significare un cibo limitato nella quantità e indirizzato al consumo di ciò che è prodotto dalla terra. Mentre la sobrietà riguarda la misura nel bere.

Per tutti coloro che fossero interessati a visitare questo Blog, iscritto nella categoria cultura e società, segnaliamo questo indirizzo: http://abbasnullius.blogspot.com
Abbas Nullius

P.s:Abbas Nullius è lo pseudonimo con cui Don Luciano Marrucci firma le sue pagine nel web.