07 luglio 2009

La testa del profeta.

E' il titolo del testo teatrale che verrà rappresentato per la LXIII Festa del Teatro di San Miniato. Ho deciso che non ci andrò.
Non che intenda con questo sottrarmi alla stima per la scrittrice, che conosco anche per aver portato sulla scena sanminiatese Le spade e le ferite (opera apprezzabile di Elena Bono per la robustezza e l'eleganza del linguaggio), ma per rimarcare un principio che avevamo fissato a conclusione di un convegno sul Teatro dello spirito. L'argomento è fuori tema!
Infatti, nel fissare il codice di idoneità per l'accettazione di un testo si era stabilito, fra le altre cose, che non si trattasse di argomento biblico o agiografico. Non si può portare sulla scena la vita di San Luigi Gonzaga o la vicenda di Caino e Abele.
Avevamo deciso, sulla stregua del testamento culturale di Don Ruggini e dell'avvocato Gazzini, di rappresentare la parabola moderna, in cui lo spettatore si riconosce in qualche modo nel personaggio.
Appare evidente che gli autori e gli stessi membri di una commissione di lettura o non hanno letto o non hanno atteso allo spirito di un documento che a me sembrava non trascurabile.
E allora non mi resta altro che comportarmi di conseguenza.
Sì, ho proprio deciso, a questa rappresentazione non ci andrò!

1 commento:

David Bee ha detto...

Mi sa che l'analisi fatta da don Marrucci sia imputabile come minimo di disinformazione (se non addirittura di pregiudizio). "La testa del Profeta" non è teatro sacro né tantomeno un'agiografia perché Elena Bono in questo dramma (il cui valore letterario e drammaturgico è tutto da dimostrare) ricalca le impronte del "Giulio Cesare" di Shakespeare. Come qui Giulio Cesare è sempre al centro dell'azione drammatica senza però mai essere in scena come personaggio, lì Giovanni Battista è preso a pretesto per denunciare la corruzione del potere. Tema, per quanto abusato, attualissimo.
Quindi idealmente il dramma di Elena Bono rientra perfettamente nel manifesto del Teatro dello Spirito. Quanto poi Elena Bono meriti di essere rappresentata a San Miniato tre volte in dieci anni, questo è tutt'altra questione che, mi sembra, don Marrucci nemmeno abbia sfiorato nel suo post polemico.