17 dicembre 2007

Elementi della enunciazione [b]


Gli elementi tipici della enunciazione sono: il soggetto: ciò di cui si predica; il predicato: ciò che viene predicato; la copula: l’elemento che congiunge il soggetto con il predicato . (Bisogna osservare che la copula è implicita anche nel cosiddetto predicato verbale. Es. Luigi studia: io posso scindere il verbo così: è studente.) Tutto ciò sotto il punto di vista logico; sotto il punto di vista grammaticale, elementi della proposizione sono il nome ed il verbo. l Nome: è una “voce”, che ha già un certo significato, il quale verrà precisato mediante l’unione col verbo. Questi due elementi si ottiene una proposizione che può essere vera o falsa. Il Verbo: è una “voce” che ha già un certo significato, destinata a dare un senso preciso alla frase quando questo significato verrà applicato a un soggetto. E’ proprio il verbo a conferire alla frase la nozione del tempo, poiché esso la possiede di per sé. Dicendo: “amò” penso al passato; “ama” ho un riferimento al presente; “amerò” sono proiettato nel futuro.
N.B. - Il soggetto può identificarsi col nome, ma può risultare anche di più parole. Es. Fabio, il temporeggiatore,
Ogni enunciazione si compone almeno di un nome o di un verbo. Il verbo può essere costituito da una sola parola come “ama” (predicato verbale) e di più parole. Es. è studente (comprendendo così la copula ed il predicato nominale).
EST ha valore di esistere (actus essendi) e di copula. DIO è (esiste) - DIO è (copula) eterno. Ma anche quando ha il valore di copula contiene implicitamente anche quello di esistere. Quando dico: Carlo è studente - dico anche che Carlo esiste - infatti non potrebbe essere studente se non esistesse. L’unione del nome con verbo forma, in senso grammaticale, la frase o proposizione.

La seconda operazione della mente: il giudizio..[a]


Trattiamo del giudizio e della sua espressione (orale o scritta) che prende il nome di “enunciazione”. Il giudizio è un atto della mente mediante il quale affermiamo o neghiamo qualcosa:
operatio qua intellectus aliquid dicit de altero, adfirmando vel negando.
Es. Pietro non lavora; Pietro è uno sbuccione; qui si hanno due giudizi: uno negativo, l’altro positivo.
Se noi esprimiamo il giudizio, che in sé è mentale, abbiamo una enunciazione; essa è la rappresentazione esterna di un’operazione interna. Essa appunto è definita “signum iudicii”. E’ chiaro dunque che, in un certo senso, si può stabilire una identità tra giudizio ed enunciazione. Veniamo ora a trattare degli elementi della enunciazione - della divisione della enunciazione - della sua proprietà.

24 novembre 2007

Parole e locuzioni latine presenti nel linguaggio corrente

Ad calendas grecas. Alle calende greche. Come dire mai; infatti il calendario greco, a differenza di quello romano, non aveva le calende.
Ad instar exemplaris. Conforme all’esemplare. Dichiarazione che garantisce la conformità di una copia rispetto all’originale.
Ad instar manuscritti. Col valore di un manoscritto. Senza l’autorità che compete ad un testo ufficiale.
Ad limina. Alle soglie. Si dice delle visite che periodicamente i Vescovi devono fare al Romano Pontefice. Talvolta vengono convocati d’ufficio per render conto di una cosa spiacevole. Allora la visita ad limina equivale ad «andare a Canossa…».
Ad maiora. A cose maggiori. Altra formula augurale, questa volta per pronosticare ulteriori successi oltre a quello conseguito.
Ad maiorem Dei gloriam (A.M.D.G.). A maggior gloria di Dio. Introdotto talvolta per temperare l’espressione precedente, nel senso che ogni successo va riferito a Dio.
Ad multos annos! Per molti anni. Si tratta di un augurio. Ricorre in occasione di anniversari.
Ad perpetuam rei memoriam. A perpetua memoria della cosa. Iscrizione opposta ad un monumento o in chiusura di iscrizione sulla lapide.
Ad unguem. Fino all’unghia. Curato perfettamente, di cima fino in fondo.
Ad usum Del phini. Ad uso del figlio del re. Le opere latine su cui studiavano i figli del re erano opportunamente “purgate” dal pedagogo di corte in modo che fossero sottratti alla lettura dei passi scabrosi.
Deo gratias! Siano rese grazie a Dio! Sempre dalla celebrazione liturgica. E’ praticamente un grido di giubilo.
Et cetera. E altre. Si usa quando si tagliano deliberatamente dettagli e notizie che non hanno rilevanza particolare.
Ex chatedra. Dalla cattedra. Discorso autoritativo dal punto di vista del magistero ecclesiastico.
Ex equo. A pari merito. Usato anche nelle competizioni ad indicare che due concorrenti arrivavano praticamente insieme.
Ex libris. Dai libri.
Extra omnes. Fuori tutti!
Flagrante delicto. Mentre si compie il misfatto.
Genius loci. Custode di un determinato luogo.
Hic et nunc. Qui ed ora.
Homo sapiens. Uomo sapiente.
Honoris causa. Per onore.
In articolo mortis. Sul punto di morte.
In cauda venenum. In fondo (c’è) del veleno.
In extremis. In estremo.
In medias res. In mezzo alle cose.
In pectore. Nel petto.
In rerum natura. Nella natura delle cose.
Inteligenti pauca. Per una persona che capisce (bastano) poche parole.
In utroque (iure). Nell’uno e l’altro (diritto). Ossia nel diritto canonico come in quello civile.
In vino (veritas). Nel vino (la verità).
Memento homo! (quia pulvis es et in pulverem reverteris). Ricordati uomo! (che sei polvere e in polvere ritornerai).
Semel abbas sempre abbas. Abate una volta, abate per sempre. L’abate a differenza di altri superiori, una volta eletto resta in carica vita natural durante. Ricollegabile al detto mandarinico: stai attento a chi scegli per capo perché lo dovrai subire a lungo.
Semel in anno (licet insanire). Una sola volta l’anno (è lecito perder la testa). Considerazione che fa appello ad una certa indulgenza nei riguardi di chi, magari pigliando una bella sbornia, una volta tanto finisce per andare di fuori.
Sursum corda! In alto i cuori! Preghiera tratta dal prefazio. E’ diventata legittimamente un invito a tirarsi su anche quando si è giù di corda.
Mass-Media. Una fortunata associazione di parole latine per indicare i mezzi di comunicazione indirizzati alla massa.

06 novembre 2007

Dilemma del prigioniero

Noi conosciamo due versioni del “dilemma del prigioniero”; la prima si basa sulla supposizione che il contendente potrebbe avere, a sua volta, sulla supposizione dell’avversario. Molte volte questo tipo di dilemma ha un’inferenza politica. Piace di più la seconda versione del “dilemma del prigioniero” per il fatto che ha un carattere più algebrico. In effetti, il risultato di più moltiplicato meno, è sempre meno. Ecco come si struttura. Un prigioniero è in una cella che ha due uscite, di cui una conduce alla salvezza, e l’altra, alla morte. Egli ha, a suo fianco, due carcerieri, di cui uno è verace e l’altro è mendace. E’ da precisare che i carcerieri conoscono chi è quello che dice la verità e quello che dice la menzogna, ma il prigioniero non lo sa. Può, però, imbroccare la via della salvezza, soltanto facendo un’unica domanda ad uno dei carcerieri. Qual’è la domanda che il prigioniero deve porre ad uno dei carcerieri?

Il termine: la definizione

Si dà una definizione della definizione: è un complesso di parole che dà il significato di qualcuno o di qualcosa. Es. L’uomo è un animale razionale: animale razionale è la definitio, uomo il definitum.
Una definizione può essere nominale o reale. La prima non è una vera e propria definizione: essa più che spiegare la cosa, tende a spiegare la parola che designa la cosa attraverso la traduzione (Es. Vir è uomo) o la volgarizzazione (Es. Cloruro di sodio è il sale da cucina) o la esplicazione della terminologia di questa parola (Es. Philosophia è l’amore della scienza).
La definizione reale è una vera definizione poiché spiega proprio il contenuto della parola. Conosciamo tre specie di definizioni reali.
La definizione essenziale è quella che spiega la cosa dando gli elementi che compongono l’ente da definire. Se enuncia gli elementi fisici del “definitum” viene a chiamarsi essentialis phisica; se invece enuncia gli elementi metafisici assume la denominazione di essentialis metaphisica. Es. Una pittura è tela e colori.
Ho una definizione fisica se dico: l’uomo è ciò che consta di corpo coll’anima; ho invece una definizione metafisica quando dico: l’uomo è un animale razionale.
La definizione causale è quella che esplica la cosa indicando la sua causa (efficiente - finale - esemplare). Es. Il miele è il prodotto delle pecchie; il fucile è arma di offesa; il ritratto è la riproduzione di un individuo.
La definizione descrittiva: è quella che esplica la cosa enunciando le sue note essenziali. Es. Il libro è carta stampata e rilegata.
Regole per una buona definizione.
Essa deve essere più chiara del termine che è definito. Una buona definizione esige che il predicato sia convertibile con il soggetto; comunque deve essere breve; inoltre non deve ordinariamente essere espressa in forma negativa per quanto si può deve essere espressa in forma scientifica.

Il termine: divisione in rapporto alla relazione dei termini tra loro

Se si mettono in relazione più termini tra di loro riscontriamo che essi hanno o non hanno connessione, hanno o non hanno opposizione reciproca.
I termini che hanno una connessione si dicono connessi (pertinentes sequela) se uno include l’altro. Es. uomo - animale - oppure se l’uno equivale l’altro. Es. razionale e risibile.
I termini dei quali uno esclude l’altro si dicono opposti ( pertinentes repugnantia). I termini opposti possono essere:
(a) contrari, se uno di questi non solo toglie ciò che l’altro richiama, ma pone ciò che è realmente opposto. Es. virtù - vizio.
(b) contraddittori, se uno toglie quello stesso che l’altro richiama. Es. virtù - non virtù.
(c) privativi, se uno significa la negazione di una forma posseduta dall’altro. Es. grande - piccolo.
(d) relativi, se i due termini indicano un particolare rapporto reciproco. Es. padre - figlio - superiore - inferiore.
Se i termini non si richiamano né per opposizione né per connessione essi sono estranei (impertinentes).

Il termine: suddivisione secondo la perfezione o il modo

Sotto il rapporto della perfezione (o il modo) il termine si distingue in:
chiaro: designa chiaramente la cosa alla quale viene applicato; in caso contrario il termine è oscuro.
distinto, se richiama le principali note della cosa; altrimenti abbiamo un termine confuso.
adeguato (o completo) se richiama tutte le note della cosa designata; in caso diverso il termine è inadeguato.
Razionale e corporeo può essere un termine chiaro ed anche distinto in quanto designa chiaramente e precisamente l’uomo, ma non abbiamo un termine adeguato (nel senso più rigoroso) perché omette altre proprietà presenti nell’uomo.
Di primaria importanza è la suddivisione del termine in: univoco, equivoco, analogo. Univoco è il termine che conviene a più cose nel medesimo senso senza possibilità di errore. Questo termine designa le cose né erroneamente né approssimativamente, ma precisamente. Es. “animale” che conviene alla tigre come al bue. Equivoco (o anche ambiguo) è quel termine che si applica a più cose, ma in senso del tutto diverso con possibilità e probabilità di errore. Es. “pianta” che è applicato a sostanza vegetante, alla base del piede, al grafico edile.
N.B.
Il termine equivoco, qualora il suo senso non risulti precisato dal contesto, non si può usare perché polisenso. Analogo è il termine che è applicato a più cose secondo un rapporto in parte identico, in parte diverso. Esso non designa più cose chiaramente, ma neppure erroneamente. Se un termine è applicato a più cose secondo un rapporto di dipendenza che sussiste tra più cose, abbiamo un termine analogo di attribuzione: Assassina è l’arma e la mano o la volontà dell’uccisore, ma questa propriamente, quelle in quanto dipendono da essa. Se un termine è applicato a più cose secondo un rapporto di somiglianza, abbiamo il termine analogo di proporzione. L’occhio vede come l’intelletto nel senso che il rapporto che c’è tra l’occhio e l’oggetto sensibile c’è in qualche modo anche tra l’intelletto e l’oggetto intelligibile. Se il rapporto di somiglianza è reale (fondato sulla realtà) l’analogia è propria; se è arbitrario o artificiale (come nelle metafore) l’analogia è impropria.

Il termine: In rapporto alla comprensione

Il termine può presentarsi in binomi oppositivi:
(a) semplice: se non ha parti. Es. Monte.
(b) complesso: se è composto di più parole. Es: Monte alto.
(a) concreto,
(b) astratto (es. grandezza)
(a) denominativo: se la parola deriva da un’altra. Es. giusto (da giustizia)
(b) denominante: se da questa parola ne deriva un’altra. Es. giustizia (da cui giusto)
(a) Termine di prima intenzione: se risulta dalla immediata considerazione della cosa. Es. uomo, cappello, lapis ecc...
(b) Termine di seconda intenzione: se risulta dalla considerazione riflessa della cosa. Es. predicato, soggetto, genere ecc...

N.B.
Questa distinzione è fondamentale nella logica che è chiamata anche: la scienza delle intenzioni. E’ quindi opportuno averne una nozione chiara. Ho un termine di seconda intenzione quando la mia mente ritorna su un concetto e ne precisa il valore o la funzione logica.
Es. Pietro è un uomo. Pietro e uomo sono due termini, che semplicemente designano realtà precise: sono due termini di prima intenzione. Quando però ritornando all’analisi del contenuto, chiamo Pietro soggetto, termine singolare, chiamo “uomo” predicato, genere. In questo caso io uso termini di seconda intenzione.

Il termine: Estensione

Al termine “uomo”, che “comprende” il massimo delle note corrisponde il segmento più breve: vivente, che conta meno note, ma un segmento più esteso. In realtà il termine vivente si applica non solo agli uomini, ma anche agli animali e agli altri viventi. Il termine “sostanza”, che ha la minima comprensione, ha invece la massima “estensione” abbracciando tutta la gamma degli esseri.
In rapporto all’estensione il termine può essere:
Singolare: se si riferisce esclusivamente ad un individuo. Es: Giovanni; il Temporeggiatore ecc...
Comune: se può essere riferito a più individui separatamente. Es. uomo.
Tuttavia il termine comune può divenire facilmente singolare mediante l’aggiunta di un aggettivo dimostrativo, Es. questo uomo, o mediante una denominazione particolare, Es. l’uomo d’acciaio.
Il termine comune diventa invece particolare applicando ad esso un aggettivo indeterminato. Es. un certo uomo, qualche uomo.
Collettivo: se si può applicare ad un complesso di esseri, ma non a ciascuno di essi separatamente. Es. turba - flotta.
Così per indicare un gruppo di lavoro composto da più persone, si dice: equipe, team, staff. In campo animale: branco, gregge.

Divisione del termine in rapporto alla estensione ed alla comprensione

Nella logica l’estensione e la comprensione hanno una importanza notevole.
L’estensione è il complesso dei soggetti a cui il termine può essere riferito.
Complexus subiectorum quibus terminibus convenit.
La comprensione a sua volta è il complesso delle proprietà, che il termine necessariamente richiama in quanto sono da esso possedute.
Complexus notarum quibus significatio termini constat.
L’estensione dice ordine alla superficie; la comprensione alla profondità. L’estensione del termine uomo è data dalla universalità degli individui, ai quali può essere riferito il concetto di uomo.
La comprensione del medesimo termine uomo è data da tutte le note, che si riscontrano in esso: esistenza - sostanza - vita - razionalità ecc...
C’è una norma particolare, che mette in evidenza il mutuo rapporto, che corre tra estensione e comprensione. Essa può essere fissata in questi termini:
L’estensione è inversamente proporzionale alla comprensione. Per conseguenza: Quanto maggiore è l’estensione tanto minore è la comprensione e viceversa.

30 ottobre 2007

Il sofisma

Prima ancora di addentrarsi nella concatenazione logica delle proposizioni, viene qui riportata una nota sul sillogismo sofistico, a volte introdotto come strumento che porta ad una falsa conclusione.

E’ un’argomentazione in cui la verità è apparente, ma non esistente (o il falso è esistente, ma non evidente). Può procedere da una buona fede e allora è detto
PARALOGISMO. Se procede da premeditata intenzione di ingannare è un vero sofisma. I modi dell’argomentazione sofistica sono detti “fallaciae”.

Si danno delle
fallaciae in dictione.
A questa categoria appartengono:
a)
Fallacia aequivocationis, che si verifica quando un medesimo termine è usato secondo un molteplice significato. Es. Pianta (albero); pianta del piede, pianta (grafico); uno potrebbe dire che l’uomo ha radici ecc...
b)
Fallacia sensus divisi et compositi. Si dà quando due cose non possono verificarsi simultaneamente nel medesimo soggetto, ma separatamente sì. Chi ha sete, beve. Dunque chi beve non si disseta.
c)
Fallacia accentus. Pèsca, Pésca. Botte, Bòtte.
d)
Fallacia figurae dictionis. Viene causata dalla somiglianza esistente fra due dizioni o due termini.
Es. Io sono quello che tu non sei.
Ma io sono uomo,
Dunque tu non sei uomo.

Oltre a queste si danno molte
fallaciae extra dictionem.

a)
Fallacia accidentis efficacissima ad decipiendum etiam sapientem. Si verifica quando si applica al soggetto ciò che compete semplicemente all’accidente. Es. Carlo ha dita agilissime - oppure ha un naso ben fatto, dunque è un tipo affascinante.
b)
Fallacia dicti simpliciter et secundum quid. Si verifica quando si pone nel modo più assoluto ciò che è vero solo sotto un certo rapporto. Es. E’ bene dormire, dunque dormiamo e non lavoriamo.
c)
Fallacia ignorantiae elenchi. Si dà quando viene posto come contraddittorio di una frase ciò che in realtà non lo è. Es. Pregare è cosa improduttiva. Dunque non bisogna pregare. (Si tratta di dimostrare che pregare e produrre non sono cose contraddittorie).
d)
Fallacia petitionis principii. Si ha quando si pone come premessa ciò che ancora si vuol provare. Es. Carlo non è un idiota, dunque sa il fatto suo.
e)
Fallacia non causae ut causae. Si ha quando si pone come causa un fatto che è solo una circostanza o una condizione. Es. Se apro la finestra, ho la luce. Dunque la finestra è causa della luce.
f)
Fallacia plurium interrogantium ut unius. Si ottiene quando si chiede una sola risposta a più domande prese in una. Es. Il miele e il fiele sono dolci?

Sofisma del doppio dado
o paradosso algebrico dell’Abbas Nullius
Lanciando due dadi possono uscire:
due numeri pari la cui somma è pari (vero);
due numeri dispari, la cui somma è ancora pari (vero);
ed infine, due numeri di cui uno è dispari e l’altro pari, la cui somma è dispari (vero).
Dunque le probabilità di una somma pari è doppia rispetto ad una somma dispari (falso).
E’ attesa nel commento una chiave di soluzione al sofisma.

20 ottobre 2007

Arbor Porphiriana


Porfirio
, filosofo neoplatonico greco di orgine siriaca (Tiro 233 ca. - Roma 305 ca.). Assunse la direzione della scuola alessandrina alla morte di Plotino, del quale sistemò gli scritti raccolti nelle Enneadi. Fra i suoi scritti (circa 80), è famosa l'Isagoge, introduzione alla logica di Aristotele, di cui cercò di assorbire nel neoplatonismo gli elementi ritenuti validi e che ebbe grande influenza sul pensiero medievale. Scrisse anche un trattato Contro i cristiani.


Si tratta dell’Albero porfiriano che mette in successione e in connessione le nozioni universali del genere (e della specie).


SUBSTANTIA
(genus supremum)




materialis
corporea
immaterialis
incorporea
CORPUS
(genus intermedium)



animatum
animato
inanimatum
inanimato
VIVENS
(genus intermedium seu subalternum)



sentiens non sentiens
sensibileinsensibile
ANIMAL
(genus infimum seu proximum)


rationale
razionale

irrationale
irrazionale
HOMO
(species infima specialissima)

18 ottobre 2007

II lesson of classical logic: the term

Term (from Latin terminus - limit, border), in logic it is the pole of beginning and the pole of end of a sentence: subject and predicate are the poles of the logical sentence. The term can be calls word, apprehension (what is learned), concept (because conceived by the mind), idea. It can be expressed by an only word (a), with an epithet (b), with a circumlocution (c), enriched by an apposition not influential in the logical function (d).
Examples:
(a) B. Franklin.
(b) Great inventor.
(c) Who invented the lightning-rod.
(d) B. Franklin, great inventor that operated in the 18° century.

To observe that in all these cases, the term is only one: Benjamin Franklin.

The terms in the proposition can be represented by a segment of line, where the initial sign and the final sign identify the two correspondent terms: subject → predicate.
In what way we come to quantify the subject:
The subject can be universal (a), particular (b), singular (c).
(a) All the dolphins;
(b) Some dolphin;
(c) That dolphin there.

Regarding the universal term and the particular term we needs to keep in mind that the definite article is enough to make the quantity of the subject: to say "all the dolphins", "every dolphin" or, simply "the dolphins" is, in effects, entirely equivalent; while, the indefinite article "a", is enough to give a particular connotation to the word. So, to say "some dolphin", "some dolphins" or "a dolphin" is the same thing.

Comprehension and extension.
The comprehension is the complex of the notes that individualize a subject. When I say "man", I imply these notes of individualization: being, living, sentient, reasoning. Instead, the extension is the whole of the individuals referable to the same term: when I say "man", I imply, practically, all the inhabitants of the planet. Now we have to fix a fundamental rule in which the extension and the comprehension are correlated.

Quo maior comprehentio, eo minor extentio.
So much big is the comprehension, so much small is the extension.
Quo maior extentio, eo minor comprehentio.
So much big is the extension, so much small is the comprehension.

Let us make an example: the men are around 6 million, the living (really because this category also embraces the animals and the plants) are million of million. It is based on the principle that much more the subject is specified, much more the possibility is reduced to be applied to others.

In what way the verbal predicate can be resolved in a nominal predicate.
This operation is useful to better identify the second term of the proposition.
The dolphins live the seas = The dolphins are inhabitants of the sea.

17 ottobre 2007

II lezione di logica classica: Il termine


Termine (dal latino terminus – limite, confine), in logica è il polo d’inizio e il polo di fine di una frase: soggetto e predicato sono i poli della frase logica. Il termine può essere chiamato parola, apprensione (ciò che viene appreso), concetto (in quanto concepito dalla mente), idea. Può essere espresso con una parola sola (a), con un epiteto (b), con una perifrasi (c), arricchito da una apposizione ininfluente nella funzione logica o specificato mediante una frase interna al discorso (d).
Esempi:
(a) Garibaldi.
(b) L’eroe dei due mondi.
(c) Quello che guidò la spedizione dei mille.
(d) Il generale che indossava una camicia rossa e sul cui valore esistono diverse valutazioni.

Da rimarcare che in tutti questi casi, il termine è uno solo: Giuseppe Garibaldi.

I termini nella proposizione possono essere efficaciemente rappresentati da un segmento di retta, dove il segno iniziale ed il segno finale identificano i due termini corrispettivi: soggetto → predicato.


Come si arriva a quantificare il soggetto:
Il soggetto può essere universale (a), particolare (b), singolare (c).
(a) Tutti i delfini;
(b) Qualche delfino;
(c) Quel delfino lì.

Per quanto riguarda il termine universale ed il termine particolare bisogna tenere presente che l'articolo determinativo basta a rendere la quantità del soggetto: dire "tutti i delfini", "ogni delfino" o, semplicemente "i delfini" è, in effetti, del tutto equivalente; mentre, l'articolo indeterminativo "un" o, l'espressione partitiva "dei", basta a dare una connotazione particolare alla parola. Per cui, dire "qualche delfino", "alcuni delfini" o "dei delfini" è la stessa cosa.

Comprensione ed estensione.
La comprensione è il complesso delle note individuanti riferibili ad un individuo. Quando dico "uomo", sottintendo queste note individuanti: ente, vivente, senziente, razionale. L'estensione, invece, è l'insieme degli individui riferibili allo stesso termine: quando dico "uomo", sottintendo, praticamente, tutti gli abitanti del pianeta. Ora dobbiamo fissare una regola fondamentale in cui sono correlate l'estensione e la comprensione.

Quo maior comprehentio, eo minor extentio.
Tanto maggiore è la comprensione, tanto minore è l'estensione.
Quo maior extentio, eo minor comprehentio.
Quanto maggiore è l'estensione, tanto minore è la comprensione.

Ciò emerge chiaro da un'analisi applicata a questi due rapporti: gli uomini sono circa 6 miliardi, i viventi (proprio perchè questa categoria abbraccia anche gli animali e le piante) sono milioni di miliardi. Tutto questo è basato sul principio che tanto più è specificato il soggetto, tanto più è ridotta la capacità di essere applicato ad altri.

Come il predicato verbale può essere risolto in un predicato nominale.
Questa operazione è utile per identificare meglio il secondo termine della proposizione.
I delfini abitano i mari = I delfini sono abitanti del mare.

26 settembre 2007

Gioco (quasi) logico

In Toscana fu trovata una moneta. Era d'argento tacchettato alla cornice, ed appariva leggermente ovalizzata ed usurata. La data riportata era 20 an a.C. (20 anni prima della nascita di Cristo). Sul verso appare la figura di Cesare Ottaviano Augusto che regge una corona di mirto ed una corona di alloro. Nel rovescio si fa riferimento ai "quartani" (legionari della IV legione). Negli annali di Tacito si fa, appunto, riferimento ai veterani della IV legione, cui Cesare Ottaviano Augusto donò delle terre in Etruria. Cos'è che potrebbe indurti a pensare che questa moneta sia falsa?

Lascia il tuo parere direttamente nei commenti...
Seguirà una risposta dell'Abbas Nullius!

10 settembre 2007

Ancora sull'Ars Gladiatoria

Clemente Mastella


A chi potrei paragonare la figura di un militante politico come Clemente Mastella?
Non certo ad un retiario: non è capace di danzare sull’arena e neppure ad un oplita: non è abbastanza attrezzato per incedere contro un avversario. Per me è solo un arciere appiedato.
Era uno di quelli abituati a scagliare frecce sulla comoda torretta sistemata su un elefante. Appostato lì sopra, ci sapeva veramente fare. Ora il pachiderma è stato abbattuto dai terribili "vélites".
E così si è ritrovato scaraventato a terra. Senza scudo, senza spada e senza lancia, si aggira per la grande spianata dove si oppongono diversi schieramenti. Inseguito o inseguitore?
Difficile saperlo. Ogni tanto trae della sua faretra una freccia che minaccia di scagliare da una parte o dall’altra. Siccome si sente solo, quasi per farsi compagnia emette un barrito che è il verso di un elefante che non c’è più.

Sale e pepe


Frasi del giorno:

Una persona mi dice: "Io ho molti dubbi sull'esistenza di Dio".
Rispondo: "Anch'io ne ho molti... sulla tua intelligenza".
---
"Non ci metto né sale né pepe".
Locuzione toscana che equivale a fai pure (o dici pure)
quello che ti pare, ma io né approvo né disapprovo.
Può essere rapportata alla locuzione inglese: no comment!

I lezione di logica classica

Importante riferirsi al numero 3



Cominciamo con questo procedimento logico:

I delfini sono mammiferi.
I delfini abitano i mari.
Qualche abitante dei mari è un mammifero.


In questo procedimento i termini sono tre:
delfini, abitanti dei mari e mammiferi.
Tre sono ancora le proposizioni che compongono il ragionamento: le due premesse (i delfini sono mammiferi – i delfini abitanti dei mari) e una conclusione (qualche abitante dei mari è un mammifero).
L’intera struttura ripropone ciò che vale per il principio di identità: due cose uguali ad una terza sono uguali tra di loro.
Il principio di identità si integra con il
principio di discrepanza.
Due cose delle quali nessuna o una soltanto delle due si identifica con una terza sono differenti tra di loro.
In tutto questo è evidente l’aspetto ternario di ogni ragionamento.

· I termini presenti in un ragionamento (che d’ora in avanti chiameremo raziocinio) sono il termine maggiore, il termine minore e il termine medio.
La dinamica di questa operazione logica consiste nel confrontare il termine maggiore con termine medio, e ancora il termine minore con quello medio.
Nella frase conclusiva non compare più il termine medio (come se avesse già esaurito la sua funzione di intermediario e si confrontano in un giudizio finale il termine maggiore con il termine minore).


NOTE AGGIUNTIVE:

Il sillogismo può essere espresso in forma concisa. L'argomento di Duns Scoto, docente all'Università di Oxford (egli è chiamato anche per questo Dott. Subtilis) e autore di questa formulazione per dimostrare il privilegio della Immacolata Concezione per la Beata Vergine Maria:
Potuit.
Decuit.
Fecit.
Fu possibile.
Fu conveniente.
Fu fatto.
La triplicità dei termini che fanno parte del sillogismo è rimarcata dalla prima regola che dice così: Terminus esto triples: maior mediusque minorque. - I termini devono essere tre: maggiore, medio e minore.


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(english version)

I lesson in classical logic
Main point is to refer to the number 3

We start with this logical procedure:

The dolphins are mammalian.
The dolphins live the seas.
Some inhabitant of the seas is a mammal.

In this procedure the terms are three:
dolphins, inhabitants of the seas and mammals.
Three are still the propositions that compose the reasoning:

the two premises
(the dolphins are mammalian - the dolphins inhabitants of the seas)
and a conclusion (some inhabitant of the seas is a mammal).
The whole structure proposes what is worth for the principle of identity: two equal things to a third thing are equal between them. The principle of identity integrates with the principle of discrepancy. Two things of which anybody or only one of the two is identified with a third thing are different between them.
In all of this it is evident the ternary aspect of every reasoning.

- The present terms in a reasoning (that we call "ratiocination") are the greater term, the smaller term and the middle term.
The dynamic of this logical operation consists of comparing the greater term with middle term, and in the end the smaller term with that middle one.

In the conclusive sentence the middle term doesn't appear (as if it had already ended its function of intermediary and they are compared in a final judgment the greater term with the smaller term).




ADDITIONAL NOTES:

The syllogism can be expressed in the concisest form. Duns Scoto, teacher in the Oxford University (he has also called for this reason Doctor Subtilis), is author of this formulation to prove the privilege of the Immaculate Conception for the Blessed Virgo Maria:
Potuit.
Decuit.
Fecit.

It was possible.
It was convenient.
It was done.

The number is in relief from the first rule that says: Terminus esto triples: maior mediusque minorque. - The terms have to be three: greater, middle and smaller.

08 settembre 2007

CHIAVI DI LOGICA

Trenta brevi lezioni di logica



Questo messaggio è indirizzato a quei pochi che hanno l’insolito interesse per una ginnastica mentale che noi chiamiamo logica.
In qualche modo l’interesse per la logica richiama l’interesse per la matematica. Su cento alunni ce ne può essere uno su dieci che trovi attraente e piacevole lo studio e l’applicazione della matematica. Si può calcolare che il 10% di questi riescono veramente ad apprendere bene questa disciplina che si presenta piuttosto astratta.
Quindi siamo ad uno su cento!
Gli amanti della logica rischiano di sembrare pedanti e noiosi ai più. Ma chi ha una vera passione per questo tipo di arte e di scienza
(la logica è arte, oltre che scienza), si sente molto gratificato e anche compensato del tempo dedicato a questo studio.
Nell’aprire questo corso on line mi rivolgo proprio a te, amico che condividi questa strana passione, e mi arrischio ad auspicare e anche a prevedere ciò che Apulejo scrisse introducendo il primo e l’ultimo romanzo della lingua latina:
“Caro amico, leggimi e ti divertirai!”

07 settembre 2007

Monasteria

Massime che figurano sopra i portali ed entro le meridiane di alcune abbazie

Beata solitudo, sola beatitudo. Beata solitudine, sola beatitudine. Iscrizione che figura sui frontali di alcune abbazie ad indicare il peculiare privilegio di chi può vivere in una pacata solitudine.

Exi sed non omnis. Iscrizione che figura sul portale d’uscita della Certosa di Calci. Esci ma non del tutto. Stupendo saluto di congedo. Nell’uscire fai che resti qui qualcosa di te: un pò del tuo cuore, un pò della tua mente. Dovunque tu vada, il tuo ricordo rimanga ancorato a questo posto.

Iter para tutum. Proteggimi nel mio cammino. Invocazione alla Vergine tratta dall’Ave maris stella, ed appropriata a chiunque intraprende ancora un viaggio.

Fugit irreparabile tempus. Il tempo non è solo inesorabile, esso scorre in modo irreparabile, nel senso che non si può rimediare facilmente ad un cattivo impiego di esso. Anche questa sentenza compare nella meridiana nell’abbazia di Calci.

Ne quid nimis. Niente di troppo. Compare nel refettorio del monastero di Bobbio. Suona come un invito alla temperanza. Suggerimento scoperto a mangiare e bere con moderazione. Anche un obliquo invito a risparmiare sulle riserve della cantina e della dispensa.

Ostium vel ostium. Porta perfino dei nemici. Iscrizione che figura sullo stipite di una porta di un monastero agostiniano che dalla chiesa dà accesso al monastero. C’è un trasparente riferimento al diritto d’asilo per cui anche un malvivente poteva avere accesso nel monastero.

Vulnerant omnes, ultima necat. Tutte feriscono; l’ultima uccide. E’ riferita alle ore che scorrono lasciando un segno, ma è l’ultima a troncare l’esistenza terrena.

Ultimam time. Temi l’ultima. Devi temere l’ultima ora, perché è quella decisiva. Si tratta ancora di una iscrizione per meridiane cui fa riscontro quest’altra:

Ultima latet: l’ultima ora ti è nascosta.

06 settembre 2007

A proposito delle figurine Bognard...


Per incrementare la vendita di prodotti i grandi magazzini francesi misero a disposizione delle grandi produzioni dolciarie, alimentari e perfino dei vini e liquori delle chromolito che accompagnavano il prodotto.
Questo è il caso delle figurine Bognard destinate a comparire nelle bottiglie di liquori e di vini pregiati. Queste etichette risalgono alla fine dell’800 fino agli inizi del ‘900. Esse riproducono vignette con passaporti e banconote di vari Paesi.

(english version)
About the figurines Bognard

To increase the sale of products the great french stores made available of the great confectionery productions, alimentary and even of the wines and liqueurs of the chromolitos that accompanied the product.
This is the case of the figurines Bognard destined to appear in the bottles of liqueurs and appreciated wines. These labels go up again at the end of the '800 up to the beginnings of the '900. They reproduces cartoons with passports and banknotes of various Countries.

A proposito dei Paesi presenti nelle figurine Bognard...


ELENCO DEI PAESI CHE FIGURANO COME SOGGETTI ILLUSTRATIVI:
NELLA SERIE PASSAPORTI
- Austria - Belgio - Brasile - Cina - Francia - Inghilterra - Italia - Prussia - Russia - Spagna - Stati Uniti d'America - Turchia
NELLA SERIE BANCONOTE
- Argentina - Belgio - Canada - Francia - Giappone - Italia - Olanda - Portogallo - Prussia - Spagna - Stati Uniti d'America - Turchia.

List of countries figuring as illustrated subjects:
In the Passport series:
AUSTRIA, BELGIUM, BRASIL, CHINA, FRANCE, ENGLAND, ITALY, RUSSIA, SPAIN, UNITED STATES OF AMERICA, TURKEY
In the Banknote series: ARGENTINA, BELGIUM, CANADA, FRANCE, JAPAN, ITALY, HOLLAND, PORTUGAL, RUSSIA, SPAIN, UNITED STATES OF AMERICA, TURKEY.

05 settembre 2007

Risposte ai collezionisti


Nel sito Old-Labels ho inserito con il permesso della casa editrice brani di Robert Opie
"Etichette: arte-storia-design" della casa editrice IKON.
Puoi farne richiesta direttamente alla casa editrice; anche se temo che ormai sia in via di esaurimento. E’ quanto di meglio ho trovato sul cartaceo che riguarda le etichette di vini e liquori (anche se si occupa di altri settori come etichette di sigari, di cioccolata e tanti altri prodotti). Notevole è il capitolo dedicato al rum che puoi trovare anche nel mio sito http://www.old-labels.com/

Lezioni di umiltà...

· Il Vangelo della XXII Domenica dopo Pentecoste ci consegna una bella lezione di umiltà: chi si umilia sarà esaltato e chi si esalta sarà abbassato.
· La frase, passata a proverbio, riecheggia quanto si legge nel Cantico della Beata Vergine, che è giustamente considerato l’inno contrassegnato nel N.T., dalla più forte carica rivoluzionaria:
Ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili”.
· Umiltà (da humus = terra) è la qualità per cui l’individuo non si erge al di sopra degli altri; nel riconoscere i propri limiti riferisce ad un dono di Dio i talenti di cui è in possesso. Il talento è fatto per essere speso, certamente non va seppellito; ma sarebbe stolto considerarlo come una cosa da far brillare davanti agli occhi degli altri.
· Umiltà si contrappone a superbia, si differenzia dall’ambizione (che può avere un aspetto positivo) e si contraddice alla vanità (la quale si riferisce piuttosto alle qualità esteriori dell’individuo). La vanità finisce per rendere addirittura antipatica la persona che ostenta le sue doti.

Sinonimo opposto della vanità è la modestia, di cui un esempio mirabile è il gesto e le parole di Clark Gable nell'episodio che riportiamo di seguito.

Smiling!


Un esempio di estrema modestia: quando il grande attore
Clark Gable, al culmine del suo successo, prese posto in un albergo
di una piccola provincia, si formò una folla di curiosi e di fans nella piazzetta antistante.
Tutti reclamavano a gran voce che Gable si affacciasse al piccolo balcone della sua stanza e lui lo fece più volte; ma alla fine si stancò di questa replica. Per l’ultima volta si affacciò al balcone e disse così:
Lo so quello che vi affascina: è questo sorriso ammaliante. Ebbene… -soggiunse- con-tem-pla-telo!!”. Detto questo, davanti a tutti, si levò la dentiera e la depose sul davanzale e rientrò in camera.

31 agosto 2007

Una predica che non annoia mai


(illustrazione di Sauro Mori)

Il Sogno incontrò la Realtà, che era ancora un ragazzo. Se non fosse stato che era un povero orfano, i suoi genitori si sarebbero opposti a questo matrimonio. La Realtà era una ragazza molto concreta, sicura di sé, certamente più matura di lui, anche perché dimostrava abbastanza gli annetti che aveva in più. Per giunta, lui era povero in canna e lei apparteneva ad una famiglia molto agiata. Così diversi, credettero di essere fatti l’uno per l’altra. Si conobbero e si amarono. Dalla loro unione non nacque né un bambino, né una bambina. La Realtà, bisogna dirlo, era sterile e la sua pena maggiore era di non poter dare a Sogno, che era molto bello, un figlio che gli assomigliasse.

30 agosto 2007

La figliola della madre

(illustrazione di Sauro Mori)


In un tempo molto antico, ma forse in un luogo non molto distante da qui, successe che una donna ormai anziana commise un grande delitto. Così fu condannata a morire di fame in un’oscura prigione. Questa donna aveva una figliola che riuscì ad avere il permesso di visitarla fino a quando non fosse morta. Ma questa donna non moriva mai… anzi sembrava più fresca di quando l’avevano messa dentro. Bensì le guardie stavano attente che la figliola non le portasse qualcosa di soppiatto… Allora il carceriere provò a spiare dalla finestrina della prigione e vide una scena che non si sarebbe mai immaginato: la figliola stava allattando sua madre! I magistrati rimasero così commossi, quando vennero a sapere tutto, che lasciarono in libertà la vecchia e la giovane.

29 agosto 2007

Senza spine

(illustrazione di Sauro Mori)



Questa storia successe al tempo degli antichi romani. Una donna spirò. Il vedovo, secondo l’usanza della povera gente, fece avvolgere la «salma» in un semplice lenzuolo. Il cammino che si doveva fare passava per forza attraverso una via stretta, tra siepi di spine. Lungo il tragitto, delle spine punsero il corpo della donna che riprese. Insomma rinvivì e campò diversi anni. Quando mori davvero, fu ancora rinvolta nel suo lenzuolo. Il marito, che era un uomo premuroso, disse agli amici: - Questa volta sarà meglio togliere le spine!

28 agosto 2007

Il manico



(illustrazione Sauro Mori)

In una bella giornata d’ottobre una vecchia signora portava per la campagna il suo canino, un coso tutto nero e peloso. Ad un certo punto gli leva il guinzaglio e gli dà l’ando. Il canino, tutto ingazzurrito, va di volata nell’aia dove un contadino sta a pulire il granturco e fa per addentarlo alla caviglia. Il contadino, che fa? Piglia il forcone e lo infila. Per via di questo barboncino che per la signora era l’unica, o quasi l’unica, ragione della sua vita il contadino dovette andare al processo. Siccome lui continuava a ripetere che il cane l’aveva ammazzato per difendersi, il giudice gli disse: «Poteva almeno usare il forcone dalla parte del manico!», «L’avrei fatto» rispose il contadino «se il cane mi fosse venuto contro dalla parte della coda!»

27 agosto 2007

Rammentare e ricordare


(illustrazione di Sauro Mori)


Un giorno morì un uomo che aveva insegnato a parecchie persone.
Alcuni rammentavano le sue parole, perché erano rimaste impresse nella loro mente. Questi erano soltanto scolari.
Altri ricordavano le sue parole, perché erano rimaste impresse nel loro cuore. Questi erano veramente dei discepoli.
Se l’eredità che lasciò fu diversa, fu solo perché diverse erano le persone che erano rimaste.

23 agosto 2007

La pietra nel campo...





(illustrazione di Sauro Mori)


Fu trovata in un campo una pietra grossa grossa. C’era della gente intorno a discutere sul modo migliore di smuoverla. Qualcuno diceva che bisognava sbriciolarla con la dinamite. Altri dicevano che si poteva tentare di spingerla a braccia. I più consigliavano di lasciarla stare, dato che ormai c’era. Un passante, che si era fermato ad ascoltare, prese una ghianda e la seppellì vicino. Col passare degli anni una grande quercia prese il posto della grossa pietra.

22 agosto 2007

Come fu forte una ragnatela...

(illustrazione di Sauro Mori)
Io so di un Re che una parte dei suoi sudditi non voleva più.
Un giorno, inseguito da un drappello armato, stava fuggendo nella campagna, quando vide una caverna, una specie di buca scavata nel tufo. Sulla bocca della galleria c’era una grande ragnatela; non la ruppe e passando carponi la lasciò intatta. Quando passarono di lì i soldati, ce ne fu uno che disse: - Di qui non c’è passato nessuno di sicuro, sennò si sarebbe rotta questa ragnatela. E passarono oltre. Così la tela di un piccolo ragno custodì una grotta meglio di qualsiasi inferriata.

21 agosto 2007

L'inizio della storia...

(illustrazione di Sauro Mori)
Una volta un operaio venne ad avvisarmi che un fulmine aveva dato su una quercia e questa aveva preso fuoco. Rimasi come affascinato all’immagine di questa fiamma venuta dal cielo.
E pensare - dissi - che la storia della nostra civiltà è cominciata proprio di qui: Il fulmine.... il fuoco.., e poi cambia tutto.- Allora che facciamo? La lasciamo bruciare?- No di certo!
Stacca l’accetta e il pennato e andiamo a spengere questo fuoco.
Non vorrei che ricominciasse una storia come questa!

L'acqua è sempre acqua...

(illustrazione di Sauro Mori)

Ai Ponticelli viveva, solo solo, un uomo che aveva una casettina vicina all’Arno.
Era piuttosto sdubbiato perché ogni tanto il fiume gli portava l’acqua in casa e, quando una grandinata con dei chicchi grossi così gli rovinò l’unica proda del suo unico campo, si decise: vendette tutto e partì. Partì per fare un pò di fortuna. Girò e rigirò fino a che non andò a finire in Africa. Ma ci fu un brutto giorno in cui si trovò in un deserto, un mare di rena che non finiva mai. Siccome c’era tanto sole e punta acqua, stava sul punto di morire di sete. Camminava gattoni sulla sabbia, quando vide come una borsa di cuoio. Immaginò che fosse una borraccia d’acqua e, dopo averla agguantata, l’aprì: c’erano dei chicchi bianchi, grossi così. Allora li scagliò lontano con rabbia. Disse: « Maledizione! Non sono che perle!»

18 agosto 2007

Biglietto ad un amico avvilito...


Mi dici che ti senti stretto da spire di tedio profondo per le cose e da
una ‘persistente nausea’ per le persone che ti stanno d’intorno.
Per questa crisi fatta di abulia e di apatia che ti porta ad una inerzia totale, hai consultato qualche medico ricevendo raccomandazioni di star calmo, di evitare situazioni di stress eccetera eccetera…
Non avendo conseguito un buon risultato, ora ti rivolgi a me

forse aspettandoti un consiglio diverso. Infatti….
Ti porterò l’apologo dell’albatros, un uccello che vive sulle coste meridionali dei mari del Sud.
Ne parla in una bella poesia anche Baudelaire: come finisce sulla tolda delle navi, questo superbo navigatore dei cieli subisce il dileggio e lo spregio dei marinai.
La grande apertura delle ali che gli consente di volteggiare tra le correnti dei venti più impetuosi fino a meritargli il titolo di “signore delle tempeste”, ora non gli consente di librarsi.
L’albatros per spiccare il volo, deve necessariamente gettarsi da un’altura.

Se disgraziatamente viene a trovarsi sulla spiaggia le sue lunghissime ali sbatacchiano inutilmente sulla sabbia senza poter decollare.
Se non si leva un brusco vento che lo faccia sollevare sulle ali,
morirà d’inedia sopra un letto di rena.
L’albatros aspetta così l’uragano come un salvatore.
Anche a te, amico dalle ali troppo lunghe per veleggiare raso terra,

auguro che ti capiti in questa bonaccia un evento
che possa scuoterti davvero: una bufera, una tempesta o, addirittura, un uragano.

16 agosto 2007

Sigle latine per le citazioni


I - italiano
- P. o pag. (pagina) - pp. o pagg. (pagine).
- O.C. (opus citatum – opera citata);
la sigla vuole indicare che ci si riferisce ad un testo già citato.
- Cfr (confert - confronta); si usa questa formula quando il testo
ripropone non esattamente il passo già citato
(vedi nella liturgia dove una frase riassume bene un testo biblico).
- Passim (qua e là); si introduce questa sigla quando si fa intendere
che il senso di una frase si riferisce al contenuto di brani diversi.
- Ibidem (nello stesso luogo); questa formula è impiegata per dire che la frase ha ancora riferimento con un testo citato precedentemente.

II - english
LATIN’S JINGLES FOR THE QUOTATIONS

- P. (pag.) - page ; pp. (pagg.) – pages.
- O.C. (opus citatum) - quoted work.
- Cfr (confert) - compare.
- Passim - here and there.
- Ibidem - in the some place.


III - française
SIGLES LATINS POUR LES CITATIONS

- P. (pag.) - page – pp. (pagg.) – pages.
- O.C. (opus citatum) -
oeuvre citée.
- Cfr (confert) -
comparer.
- Passim –
çà et là.
- Ibidem – dans le même place.

13 agosto 2007

Trucioli dal Laboratorio della Nova Abbazia


I

Segnalazione di detti, massime e aforismi

Alcuni fanno parte dell’innumerevole repertorio che attinge dall’antichità; altri appartengono alla penna di scrittori e saggi contemporanei.
Un elenco di massime figura già nel nostro lavoro intitolato “Locuzioni e massime latine”.
Proviamo ora a tracciare un canone di sentenze raggruppandole in funzione di circostanze diversificate:

E’ meglio un vero nemico che un falso amico.

Due persone si incontrano:
se ognuno dei due ha un Euro quando si dividono
hanno soltanto un Euro ciascuno.
Se ognuno dei due ha un’idea quando si dividono
hanno due idee ciascuno.

Una catena non è più forte del suo anello più debole.
(G.K. Chesterton)
II

Scherzo ad un amico:
Amico, come ti invidio!
Tu un amico intelligente ce l’hai;
io, no!

Di fronte ad un avversario attaccato alle sue idee:
ma lei è come un pipistrello?Più la illumino e più acceca!

Non tutta la sapienza abita ad Atene,
non tutta la forza abita a Sparta
e non tutta la bellezza a Corinto
(Platone)

Femminismo e maschilismo.
Tutto potrebbe arrivare ad una composizione
se gli uomini pensassero che le donne
sono la parte migliore dell’umanità
e se le donne pensassero la stessa cosa degli uomini

L’amicizia è un’anima che vive in due corpi
(Anonimo)

Anche per improvvisare bisogna essere preparati

Nel silenzio anche i bisbigli diventano messaggi

Le tenebre non soffocano… anzi, evidenziano la luce delle stelle.
E questo accade: il buio rende più fulgida la notte.

...

III
Due uomini che non andavano d’accordo
decisero di fare un cammino opposto
ma siccome il mondo è tondo
coloro che si erano voltati le spalle
si trovarono ancora di fronte

A volte per incontrarsi occorre allontanarsi ancora un pò.

Ecco il credo del capitalista:
Dio c’€
Ecco il credo dell’egoista:
Io eD’io

Quando più voci parlano insieme
non se ne intende neppure una.
Quando più musiche suonano insieme
ciò che risulta è solo rumore

Da tre cose si induce l’esistenza dell’inferno:
la bestemmia, la tortura e la calunnia

Non ho mai ambito a cariche importanti:
il punto è che non intendevo servire troppo il mio prossimo.
In effetti chi comanda di più deve servire di più

L'arco è la somma di due debolezze
(Leonardo Da Vinci)

L'adulazione è come la pecchia:
ha il miele sulla bocca e il veleno nella coda
(Leonardo Da Vinci)

La penna dello scrittore ha una punta che ferisce
e una piuma che accarezza: a volte è più importante la prima.

11 agosto 2007

Appunti sul blog

(I – Rondini)

Alcuni amici, che io apprezzo anche per le loro osservazioni un pò spietate su quanto scrivo, mi rimproverano dicendo che questo blog rischia di risultare presuntuoso quanto a contenuti (ars gladiatoria, ars scribendi e “loquendi”, parole latine nel linguaggio corrente ed ora anche il Papa, autore dell’ultimo libro, “…che tu tratti quasi fossi un collega di cattedra!”).
E allora, prima di riprendere il discorso su questi argomenti che io, sia ben chiaro, non intendo abbandonare del tutto, ritornerò a quel quotidiano che sembra più interessare la maggior parte dei web-nauta.
Parlerò delle mie rondini, quelle che hanno trovato alloggio sotto le gronde della mia dismessa tinaia, quelle che hanno messo il nido nel mio granaio o presso le botti vuote della vecchia cantina. Del loro verso si trova nel vocabolario che esse “squittiscono”; ma, non faccio per vantarmi, le mie rondini cinguettano.
Meglio dei passerotti, anche se non possono paragonarsi ai fringuelli e alle capinere.

NOTE DI GREGORIANO
(II - Rondini)

Dalla finestra posso guardare una specie di pentagramma fatto dai fili della luce.
E’ qui che si posano le mie rondini. Quelle piccole sagome nere sembrano biscrome, o, meglio, quei quadratini neri che formano le figure gregoriane.
Ma guarda! Quel gruppo sembra proprio un climacus e quell’altro assomiglia proprio a un torculus. Ma qui non c’è soltanto un video, c’è anche un audio: quelle figure emettono un suono; una specie di melisma che sembra dare l’acchito ad una antifona. Mi viene a mente quando il chierico cantore andava con mazza e pivialino verso lo stallo del coro dove talvolta sonnecchiava l’anziano canonico: “Forza, sta a te, intona l’antifona!”. Poi il chierico gli dava il tono cantando come in un bisbiglio le prime sillabe. A queste rondini, che sembrano darmi l’acchito per cantare qualcosa al mio Creatore, vorrei dire che l'intonazione è forse troppo alta per me, anziano canonico che sonnecchia spesso nel suo stallo. Allora farò mio questo cinguettio e sarà una bella antifona elevata a chi ha creato voi e me.

La rondine extracomunitaria

(III – Rondini)

Con diligente studio, con assidua premura e anche con una certa spesa, sono riuscito a fare di un vecchio granaio una specie di “stanza poetica”. I ragazzi che vi salgono l’hanno chiamata semplicemente la stanza di Vanni della Melagrana. Ora è accaduto che da queste parti sono approdate, non si sa perché proprio quest’anno, moltissime rondini. E’ successo che, a lavori ultimati, sono andato a chiudere la finestra orientale; ed eccoti una rondine che viene verso il vetro e ritorna dimostrando un vero disappunto per la cosa; come riapro, lei entra e "sguittisce" vivacemente.
Pensa e ripensa, decido di lasciare aperto. Vuol dire che cercheremo di convivere insieme.
Nel pomeriggio io mi distendo sull’amaca cercando la mia amazzonica quiete,
ma è proprio lei che ha qualcosa da dire sulla mia presenza. Dondolando dondolando, mi metto a guardare questo simpatico volatile e mi provo a parlare così: “Piccola rondine, tu stridi e mi sgridi. Ma che cerchi? Non vedi che ti ho aperto casa? Pretenderesti che me ne vada io? Sei insistente come un marocchino, sei petulante come un albanese. Rondine marocchina, lo sai o non lo sai che il Ministro di Pari Opportunità ha deciso di rispedirti entro sei mesi se non ti sistemi? Però, via, io non ti mando, rondine extracomunitaria:
“Hai cercato asilo politico, direi, quasi in Vaticano; vicino a questa chiesa che sembra piacerti davvero, come sta scritto: “Il passero e la rondine trovano il loro nido e il posto per i loro piccoli, presso i tuoi tabernacoli, Signore”. Per questo io non ti mando via e se, tra qualche mese partirai davvero, quando ritornerai quest’altra primavera tu troverai questa finestra aperta”.

07 agosto 2007

Parole latine nel linguaggio corrente


I

Agenda. Cose da farsi. Si identifica logicamente con un libretto dove
sono annotati gli appuntamenti e le cose da sbrigare, con l’agenda.
Alias (dictus). Altrimenti (detto).
Alibi. Altrove. Se uno dimostra di essere altrove rispetto al luogo
del delitto è da considerarsi innocente.
Ave. Ti saluto. Saluto latino che si è guadagnato un posto nella lingua italiana.
E’ presente nella preghiera che tutti conoscono bene… come l’Ave Maria.
Bacus. Parola latinizzata attraverso un percorso non corretto.
La parola originaria da cui deriva è bac, che significa propriamente cimice. Un po’ ghiozzamente in italiano è stata interpretata come baco, nella accezione di verme. Da baco siamo passati, in maniera inverificata, al latino bacus. Ebbene: bacus non trova posto in un vocabolario latino.
Bis! Ancora! Richiesta di replica.
Curriculum. Resoconto essenziale delle attività professionali o scientifiche di una persona.
Deficit. Manca. Espressione verbale passata ad indicare ciò che manca.
Deficit di sale nel sangue; ma anche deficit di denaro in un bilancio finanziario.
&. Abbreviazione della congiunzione latina et. Nell’arte tipografica è considerata dagli stilisti il segno grafico più elegante e più versatile: figura nei vari repertori sotto diverse forme e elaborazioni. Universalmente impiegata per designare la consociazione di più membri nella stessa società. Si può collegare alla preposizione abbreviata @, che è la contrazione della preposizione inglese at ad indicare il termine di una missiva elettronica.
Ex. Da. Corrisponde in certi casi all’avverbio italiano, già ad indicare il ruolo
o la funzione già avuta da un personaggio.
Exequatur. Si esegua.
Expedit. Va bene!
Extra. Fuori. Impiegato per sottolineare la straordinarietà di una cosa. O quando una
richiesta va al di la delle prestazioni ordinarie.
Gratis. Gratuitamente.
Ictus. Colpo. Come termine clinico sta a designare l’effetto spesso mortale di una occlusione vascolare.
Imprimatur. Si stampi. Autorizzazione alla stampa.
Associabile al nihil obstat, rilasciato dall’autorità religiosa per la pubblicazione di un libro.
Internauta. Espressione composta da due parole latine (inter = "tra"; nauta = "navigatore"). Designa il profilo di chi opera le sue ricerche nel campo del web.
XVII. 17. Numero o parola? Il 17 era segno malaugurante per i romani in quanto si presentava come l’anagramma di XVII che dava come risultanza VIXI. Il significato di questa parola era nefasto in quanto VIXI (participio passato di vivo) indica un’azione compiuta e già consumata: ho vissuto, perciò ho finito di vivere e, in definitiva, sono morto (!).
Lapsus. Caduta; errore involontario. Si impiega a giustificazione di sbagli fatti
nel parlare o nello scrivere (lapsus linguae e lapsus calami).
Media. I medii. La parola latina, impiegata per indicare i mezzi di comunicazione e di persuasione, ha incontrato molta fortuna nel linguaggio universale.
Medium. Il medio. Significa semplicemente ciò che sta in mezzo.
Nella logica indica il termine intermedio; nelle sedute spiritistiche è l’intermediario o il preteso interprete di voci e di forze collocate fuori dalla sfera ordinaria.
Memento. Ricordati.
Memorandum. Da ricordare.
Miramur. Mi meraviglio! Espressione curiale che significa sorpresa e riprensione da parte dei superiori per un atteggiamento od un comportamento che pur non essendo previsto da una proibizione canonica, si presenta come disdicevole e al limite della liceità. Qui il plurale sottolinea l’importanza dell’autorità che si esprime nel rimprovero.
Omissis. Essendo stati omessi. Nel linguaggio giuridico la formula indica fatti o dati di
cui non si fa menzione non avendo particolare rilevanza.
Post. Dopo. Parola presente nel vocabolario inglese con il significato originale della lingua latina.
Placebo. Piacerò! Dal latino placere, preparato impropriamente medicamentoso, che si somministra, tanto per accontentare il paziente, contando sull’effetto dell’autosuggestione.
Prosit! Ti giovi! Si dice al celebrante al suo ritorno alla sacrestia.
Si dice anche alla fine di un pranzo o di una bevuta a conclusione di un brindisi.
Salve. Salve! Saluto latino che esprime augurio di buona salute. Impiegato nel linguaggio dell’artiglieria, quando i proiettili hanno significato di annuncio. Ha largo uso in italiano, anche se sarebbe più corretto e più elegante, quando questo è rivolto a più persone, esprimerlo nella forma plurale: Salvete!
Satis. Abbastanza. Ecco un’ espressione non troppo usata, ma di cui si può prevedere, per la sua concisione, una futura affermazione nel linguaggio comune.
Snob. Curiosa abbreviazione di due parole latine: Sine nobilitate. Senza nobiltà.
L’originaria connotazione ha slittato col tempo fino ad indicare una persona eccentrica,
scanzonata e deliberatamente impopolare, anche un po' antipatica per la sua ostentata
raffinatezza. Un tipo snob appunto.
Super. Sopra. Applicato a persone o cose per evidenziarne prerogative non comuni.
Ultimatum. Ultimo. Ingiunzione categorica e definitiva.
Ultra. Oltre. Oltre uno spazio, oltre un tempo, ma anche oltre misura: gli «ultras»,
per esempio.
Vademecum. Vieni con me. Manuale guida con suggerimenti pratici per ogni evenienza.

Parole latine nel linguaggio corrente


Agenda. Cose da farsi. Si identifica logicamente con un libretto dove sono annotati gli appuntamenti e le cose da sbrigare, con l’agenda.
Alias (dictus). Altrimenti (detto).
Alibi. Altrove. Se uno dimostra di essere altrove rispetto al luogo del delitto è da
considerarsi innocente.
Ave. Ti saluto. Saluto latino che si è guadagnato un posto nella lingua italiana.
E’ presente nella preghiera che tutti conoscono bene… come l’Ave Maria.
Bacus. Parola latinizzata attraverso un percorso non corretto.
La parola originaria da cui deriva è bac, che significa propriamente cimice. Un pò ghiozzamente in italiano è stata interpretata come baco, nella accezione di verme. Da baco siamo passati, in maniera inverificata, al latino bacus. Ebbene: bacus non trova posto in un vocabolario latino.
Bis! Ancora! Richiesta di replica.
Deficit. Manca. Espressione verbale passata ad indicare ciò che manca.
Deficit di sale nel sangue; ma anche deficit di denaro in un bilancio finanziario.
&. Abbreviazione della congiunzione latina et. Nell’arte tipografica è considerata dagli stilisti il segno grafico più elegante e più versatile: figura nei vari repertori sotto diverse forme e elaborazioni. Universalmente impiegata per designare la consociazione di più membri nella stessa società. Si può collegare alla preposizione abbreviata @, che è la contrazione della preposizione inglese at ad indicare il termine di una missiva elettronica.
Ex. Da. Corrisponde in certi casi all’avverbio italiano, già ad indicare il ruolo o la funzione già avuta da un personaggio.
Exequatur. Si esegua.
Expedit. Va bene!
Extra. Fuori. Impiegato per sottolineare la straordinarietà di una cosa.
O quando una richiesta va al di la delle prestazioni ordinarie.
Gratis. Gratuitamente.
Ictus. Colpo. Come termine clinico sta a designare l’effetto spesso mortale di una occlusione vascolare.
Idem. La stessa persona; la stessa cosa.
Imprimatur. Si stampi. Autorizzazione alla stampa.
Associabile al nihil obstat, rilasciato dall’autorità religiosa per la pubblicazione di un libro.
XVII. 17. Numero o parola? Il 17 era segno malaugurante per i romani
in quanto si presentava come l’anagramma di XVII che dava come risultanza VIXI.
Il significato di questa parola era nefasto in quanto VIXI (participio passato di vivo)
indica un’azione compiuta e già consumata:
ho vissuto, perciò ho finito di vivere e, in definitiva, sono morto (!).
Lapsus. Caduta; errore involontario. Si impiega a giustificazione di sbagli
fatti nel parlare o nello scrivere (lapsus linguae e lapsus calami).
Media. I medii. La parola latina, impiegata per indicare i mezzi di comunicazione e di persuasione, ha incontrato molta fortuna nel linguaggio universale.
Medium. Il medio. Significa semplicemente ciò che sta in mezzo.
Nella logica indica il termine intermedio; nelle sedute spiritistiche
è l’intermediario o il preteso interprete di voci e di forze collocate fuori dalla sfera ordinaria.
Memento. Ricordati.
Memorandum. Da ricordare.
Miramur. Mi meraviglio! Espressione curiale che significa sorpresa
e riprensione da parte dei superiori per un atteggiamento od un
comportamento che pur non essendo previsto da una proibizione canonica,
si presenta come disdicevole e al limite della liceità.
Qui il plurale sottolinea l’importanza dell’autorità che si esprime nel rimprovero.
Omissis. Essendo stati omessi. Nel linguaggio giuridico la formula indica fatti o dati di
cui non si fa menzione non avendo particolare rilevanza.
Post. Dopo. Parola presente nel vocabolario inglese con il significato originale della lingua
latina.
Placebo. Piacerò! Dal latino placere, preparato impropriamente medicamentoso, che si somministra, tanto per accontentare il paziente, contando sull’effetto dell’autosuggestione.
Prosit! Ti giovi! Si dice al celebrante al suo ritorno alla sacrestia.
Si dice anche alla fine di un pranzo o di una bevuta a conclusione di un brindisi.
Salve. Salve! Saluto latino che esprime augurio di buona salute. Impiegato nel linguaggio dell’artiglieria, quando i proiettili hanno significato di annuncio. Ha largo uso in italiano, anche se sarebbe più corretto e più elegante, quando questo è rivolto a più persone, esprimerlo nella forma plurale: Salvete!
Satis. Abbastanza. Ecco un’ espressione non troppo usata, ma di cui si può prevedere,
per la sua concisione, una futura affermazione nel linguaggio comune.
Snob. Curiosa abbreviazione di due parole latine: Sine nobilitate. Senza nobiltà.
L’originaria connotazione ha slittato col tempo fino ad indicare una persona eccentrica,
scanzonata e deliberatamente impopolare, anche un po' antipatica per la sua ostentata
raffinatezza. Un tipo snob appunto.
Super. Sopra. Applicato a persone o cose per evidenziarne prerogative non comuni.
Ultimatum. Ultimo. Ingiunzione categorica e definitiva.
Ultra. Oltre. Oltre uno spazio, oltre un tempo, ma anche oltre misura: gli «ultras»,
per esempio.
Vademecum. Vieni con me. Manuale guida con suggerimenti pratici per ogni evenienza.

Latin words in the current language

II

Agenda. (notebook).
Alias (dictus). Said in other words.
Alibi. Elsewhere.
Ave. Greeting.
Bacus. Bug
Bis! Please, reply!
Deficit. What misses.
&. And
Ex. Ex
Exequatur. Let’s perform!
Expedit. All right!
Extra. Out.
Gratis. Free.
Ictus. Hit.

Idem. The some person; the some thing.
Imprimatur. Let’s print.
XVII. 17. Anagram of “I live” (participle passed of I live).
Lapsus. Fall; unintentional error.
Media. The medias.
Medium. Person how intermediary
Memento. Remember.
Memorandum. To remember.
Miramur. I surprise myself.
Omissis. Been omitted.
Post. Later.
Placebo. It will like.
Prosit! Benefit you!
Salve. Say Hi!
Satis. Enough.
Snob. Curious.
Super. Super
Ultimatum. Injunction.
Ultra. Over.
Vademecum. Regulated with me.

For more explications read the italian text

Mots latins dans la langue courante

Agenda. Cahier.
Alias (dictus). Dit en d'autres termes.
Alibi. Ailleurs.
Ave. Salut.
Bacus. Insecte.
Bis! S'il vous plaît, réponse!
Déficit. Se que manque.
&. Et
Ex. Ex
Exequatur. Exécutons!
Expedit. Tout le droit!
Extra. Dehors.
Gratis. Gratuitement.
Ictus. Coup.

Idem. La même person; la même chose.
Imprimatur. Imprimons.
XVII. 17. L'anagramme de "je vis" (le participe passé de je vit). Je vivais.
Lapsus. Chute; erreur involontaire.
Media. Les médias.
Medium. Personne comment intermédiaire
Memento. Souvenez-vous.
Memorandum. Se souvenir.
Miramur. Je me surprends.
Omissis. Choses omises.
Post. Depuis.
Placebo. Il aimera.
Prosit! Bénéficiez-vous!
Salve. Dites Salut!
Satis. Assez.
Snob. Curieux.
Super. Super
Ultimatum. Ordre définitive.
Ultra. Sur.
Vademecum. Réglé avec moi.

Pour plus d'explications lire le texte italien.

04 agosto 2007

Le pietre del guado

V

Contro Bultmann che affermava la derivazione del Vangelo Giovanneo dalla dottrina gnostica, Joseph Ratzinger si affida a Hengel che riporta l’origine del Vangelo alla aristocrazia sacerdotale di Gerusalemme cui Giovanni, figlio di Zebedeo, era in qualche modo correlato.
Per quanto concerne l’identificazione dell’evangelista
[è davvero Giovanni, il pescatore del Lago di Genezaret, o Giovanni presbitero di Efeso?] sembra pervenire a questa conclusione: posto che non si tratterebbe della stessa persona, ma di due personaggi che confluiscono nello stesso progetto.
Il personaggio Giovanni di cui parla il Vangelo è proprio il testimone oculare ed auricolare degli avvenimenti narrati; Giovanni il presbitero di cui si parla in seguito è il “portavoce”, l’interprete fedele ed autorizzato di Giovanni figlio di Zebedeo.

CONSIDERAZIONE PERSONALE: Sembra proprio che l’autore di “Gesù di Nazaret”, in questo caso, allontanandosi dalla foce e avvicinandosi alla sorgente, si proponga di guadare il fiume dove il corso è più veloce ma il letto più stretto.
Bultmann, Hengel e Stuhlmacher sono le pietre un pò traballanti ma adatte ugualmente a dare un appoggio momentaneo al passaggio di un agile guadatore.
Tutti gli equilibristi sanno che è più facile percorrere una corda che stare fermi su di essa. E’ proprio nel movimento che egli può trovare un equilibrio.

28 luglio 2007

Gnosticismo

Definizione:
Movimento filosofico e religioso la cui massima diffusione maturò nel II e III secolo dell’era cristiana. Dalla parola greca “gnòsis”, che significa conoscenza; per questo può essere definito una dottrina della salvezza a cui si perviene mediante la conoscenza.
Si differenzia dal giudaismo e dal cristianesimo i quali sostengono che l’anima raggiunge la salvezza attraverso la fede e le opere; per lo gnosticismo la salvezza deriva soltanto dal possesso di una conoscenza che è dono di Dio riservato a dei privilegiati. L’individuo attinge i vertici di questa conoscenza anche attraverso pratiche magiche.

Origini:
La ricerca è ancora aperta sulle origini di questo movimento; alcune tracce di sistemi gnostici sono reperibili anche alcuni secoli prima dell’era cristiana. Alcuni studiosi hanno ricercato la fonte delle teorie gnostiche nel mondo ellenistico e in particolare nella città di Alessandria d’Egitto. Sicuramente il pensiero alessandrino ha avuto molta importanza nello sviluppo dello gnosticismo successivo.
Sant’ Ireneo di Lione, il più illustre oppositore dello gnosticismo (fu proprio lui a copiare il termine “gnostico”), dichiarò che esistono tanti tipi di gnosticismo quanto le persone che lo professano.
Nel 1945 furono scoperti nei pressi del villaggio di Al-Qast 44 opere gnostiche. Come al solito la scoperta fece molto scalpore, ma più che recare un nuovo apporto alla conoscenza del fenomeno questi scritti rappresentano una semplice conferma di quanto aveva chiarito Sant’ Ireneo nelle sue apologie.

Notazione sul carattere dello gnosticismo:
Bisogna rilevare che gli Gnostici più che dare un apporto ideologico alle religioni esistenti presero in prestito la loro terminologia. In ciò che possono essere simili al cristianesimo è dovuto al fatto che ne hanno assimilati alcuni caratteri.
Si tratta di un fenomeno agglomerante la cui crescita e sviluppo sono dovuti alla capacità di condurre ad unità più elementi; se vogliamo attenerci ad un immagine più “biologica” dovremmo parlare di un organismo che si nutre di sostanze assimilate per un processo di “intrasuscessione”.
Alcuni studiosi nello scoprire alcune affinità tra il pensiero cristiano e quello gnostico hanno stoltamente concluso che quest’ultimo abbia influenzato il formarsi della dottrina cristiana, mentre è proprio il contrario.
Nelle sabbie alluvionali di qualunque fiume si possono trovare delle pagliuzze d’oro e addirittura delle piccole pepite che brillano nel setaccio del ricercatore. Con questo non significa che siano state queste acque a depositare e a formare le falde della miniera che hanno attraversato. Anche le cellule del cancro ripresentano lo stesso DNA dell’organismo da cui sono originate per un processo degenerativo.

18 luglio 2007

Rudolf Bultmann


[Fanno seguito alcune note aggiuntive sull’argomento del commento al Vangelo di Giovanni da parte di Rudolf Bultmann. Un breve cenno sulla biografia e sulle opere di Rudolf Bultmann precederà una sommaria esposizione dello gnosticismo cui lo studioso fa riferimento].

Bultmann è figlio di un pastore protestante. Dal 1895 al 1903 frequenta il Ginnasio Umanistico nella vicina Oldenburg. Dopo la maturità studia teologia evangelica a Tubinga, Berlino e Marburgo, dove si laurea nel 1910. Ottiene l’abilitazione all’insegnamento e svolge questa attività negli anni seguenti come docente privato. Fino al pensionamento nel 1951 ottenne cattedre a Breslavia, Gieben e Marburg.
La sua “Storia della Traduzione Sinottica” del 1921 è considerata, non soltanto dalla Chiesa Evangelica, uno strumento essenziale nella ricerca neotestamentaria.
Nella sua opera “Nuovo Testamento e Mitologia” Bultmann prospettò una demitizzazione del messaggio evangelico. Ne segue che secondo questo autore Gesù storico deve essere nettamente separato dal Cristo del kerygma.
Nel suo commento al Vangelo di Giovanni porta avanti la tesi che il IV Vangelo ha subito un influsso determinante dallo gnosticismo, una corrente filosofica che ha il suo epicentro ad Alessandria e che trova concomitanza con la dottrina del Cristianesimo. Bultmann arriva a dire che esiste un influsso dello gnosticismo sul formarsi del pensiero cristiano. Di questo influsso il Vangelo di Giovanni sarebbe un’aperta testimonianza.

La divisione tra il Cristo storico e il Cristo della fede si divarica in un dualismo che il teologo Ratzinger impugna con decisivi apporti; l’autore del IV Vangelo reca l’impronta di un testimone oculare: il figlio di Zebedeo.