11 agosto 2007

La rondine extracomunitaria

(III – Rondini)

Con diligente studio, con assidua premura e anche con una certa spesa, sono riuscito a fare di un vecchio granaio una specie di “stanza poetica”. I ragazzi che vi salgono l’hanno chiamata semplicemente la stanza di Vanni della Melagrana. Ora è accaduto che da queste parti sono approdate, non si sa perché proprio quest’anno, moltissime rondini. E’ successo che, a lavori ultimati, sono andato a chiudere la finestra orientale; ed eccoti una rondine che viene verso il vetro e ritorna dimostrando un vero disappunto per la cosa; come riapro, lei entra e "sguittisce" vivacemente.
Pensa e ripensa, decido di lasciare aperto. Vuol dire che cercheremo di convivere insieme.
Nel pomeriggio io mi distendo sull’amaca cercando la mia amazzonica quiete,
ma è proprio lei che ha qualcosa da dire sulla mia presenza. Dondolando dondolando, mi metto a guardare questo simpatico volatile e mi provo a parlare così: “Piccola rondine, tu stridi e mi sgridi. Ma che cerchi? Non vedi che ti ho aperto casa? Pretenderesti che me ne vada io? Sei insistente come un marocchino, sei petulante come un albanese. Rondine marocchina, lo sai o non lo sai che il Ministro di Pari Opportunità ha deciso di rispedirti entro sei mesi se non ti sistemi? Però, via, io non ti mando, rondine extracomunitaria:
“Hai cercato asilo politico, direi, quasi in Vaticano; vicino a questa chiesa che sembra piacerti davvero, come sta scritto: “Il passero e la rondine trovano il loro nido e il posto per i loro piccoli, presso i tuoi tabernacoli, Signore”. Per questo io non ti mando via e se, tra qualche mese partirai davvero, quando ritornerai quest’altra primavera tu troverai questa finestra aperta”.

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