28 febbraio 2008

Analisi di un enunciato.L'anello più debole.


Prendiamo in esame questa frase del celebre scrittore inglese G.K. Chesterton:
Una catena non è più forte del suo anello più debole.
Stupefacente esempio di un criterio logico tradotto magistralmente in metafora!
Si tratta di un criterio che ha molteplici implicazioni ed applicazioni prima di tutto nella logica e che risulta, tuttavia, valido anche nel campo dell'etica, dell'estetica e perfino della politica.

Ecco la trasposizione logica della nostra proposizione: Peiorem semper sequitur partem [ La conclusione segue sempre la parte peggiore ].
La logica classica introduce questa massima per dire che una conclusione non può essere generale se parte da una premessa particolare, né può essere positiva se parte da una premessa negativa. Questo, ancora più di un criterio, è un cardine su cui gira il portale di questa scienza.

E' ancora la Scolastica ad offrirci una versione etica dello stesso criterio: Bonum ex integra causa: malum ex quocumque defectu [ Il bene risulta dalla totalità dei requisiti richiesti; la mancanza anche di uno solo basta a compromettere il tutto]. La morale, che riguarda la sfera del comportamento umano, ci insegna che dare un aiuto ad una persona indigente è una cosa buona, a meno che non si compia questo gesto con una intenzionalità cattiva: quanto all'estetica, è addirittura evidente che un naso storto svaluta la bellezza degli altri tratti del volto. Parallelamente, una piccola incrinatura nella sezione di una longarina basta ad allarmare un buon ingegnere.
Chesterton nel dire questo si riferiva a Giuda per suffragare l'affermazione che la fedeltà di undici apostoli non fu sufficiente ad impedire il tradimento di uno solo.

Questo offre indicazioni valide nei posizionamenti sindacali dove la frase è semplicemente tradotta così: Boia chi molla!. Offre ammonizioni ancora più importanti nel campo delle alleanze dove è sbagliato rafforzare tutti gli altri anelli se ce n'è anche uno solo che non è più affidabile: è questo un settore per il quale mi permetto di citare un antico e sconosciuto proverbio greco che recita così:
Meglio un vero nemico che un falso amico .

Abbas nullius

14 febbraio 2008

Vari tipi dell'enunciazione [c]

Abbiamo un’enunciazione semplice (Marco lavora) ed una enunciazione composta (Marco lavora se è pagato) dove i soggetti o i predicati sono più di uno.
Consideriamo prima l’enunciazione semplice.
In ragione della materia cioè del contenuto materiale, una enunciazione può essere:
Necessaria, se il predicato conviene necessariamente al soggetto (l’uomo ragiona).
Impossibile, se il predicato in nessun modo può convenire al soggetto (l’uomo vola).
Possibile, se il predicato può convenire al soggetto (l’uomo può correre).
Contingente, se il predicato di fatto conviene, ma non necessariamente (Ugo può non correre). Per ragione della conformità o della non conformità l’enunciazione è vera o falsa.
In ragione della qualità: è affermativa o negativa che sia espressa in forma affermativa che negativa.
In base a questa distinzione si fissano due importanti regole:
I) In enunciatione affirmativa praedicatum accipiendum est cum tota sua comprehensione, non vero secundum totam suam extensionem.
II) In enunciatione negativa praedicatum accipiendum est cum tota sua extensione, non vero cum tota comprehensione.
In rapporto alla quantità cioè alla sua estensione.
Questa divisione è importantissima. Occorre premettere che l’estensione o quantità di una enunciazione si desume dalla estensione del soggetto.
Ad un soggetto singolare, indefinito, particolare, universale corrisponde rispettivamente una proposizione singolare, indefinita ecc...
Una enunciazione è universale quando ha per soggetto un termine comune, che reca un segno universale. Es. tutti gli uomini ridono.
Particolare è quella enunciazione, nella quale il soggetto è dato da un termine comune, che reca un segno particolare. Es. qualche uomo è sapiente.
Indefinita è quella nella quale il soggetto è un termine comune, che non reca segno alcuno; Es. planta vivit.
Singolare è quella enunciazione nella quale il termine è singolare oppure è comune, ma questo dotato di un segno di singolarità. Es. Pietro corre, oppure questo uomo corre.
N.B. In sé un termine per essere considerato universale non ha bisogno di un segno universale, ma, inserito in una proposizione, senza questo segno dà luogo ad una proposizione indefinita. Es. homo currit; per quanto “uomo” sia in sé un termine universale, non dà luogo ad una proposizione universale, la quale non solo potrebbe essere tradotta con “l’uomo corre”, ma anche con “un uomo corre”. Comunque una proposizione indefinita può essere considerata anche come universale, qualora si tratti di materia necessaria o impossibile. Es. homo est vivens (equivale a omnes homines sunt viventes); homo non est petra (equivale alla universale nullus homo est petra).
In ragione della forma, cioè della copula.
Sotto questo rapporto l’enunciazione è assoluta o modale.
Assoluta: la più frequente è quella nella quale il predicato è applicato semplicemente al soggetto, Carlo ride. Carlo è buono ecc...
Modale è quella nella quale il predicato è applicato al soggetto ed è in evidenza il modo, con cui va applicato. Es. Carlo può ridere. E’ necessario che Carlo sia buono. Nella modale è presente qualcosa, che ha attinenza precisa non al soggetto o al predicato, ma esclusivamente alla copula. E’ possibile; si può; è necessario; urge; può non; è impossibile; assurdo; necessariamente... ecc...
Various types of enunciation C [provisional translation]
We have a simple enunciation (Mark works) and a composed enunciation (Mark works if he is paid) where the subjects or the predicates are more than one.
We consider first the simple enunciation. In reason for the subject that is of the material content, an enunciation can be: Necessary, if the predicate is necessarily worthwhile to the subject (the man reasons).
Impossible, if the predicate in any way can be worthwhile to the subject (the man flies). Possible, if the predicate can be worthwhile to the subject (the man can race).
Contingent, if the predicate of done it is worthwhile, but not necessarily (Ugo is able not to race). For reason for the conformity or the not conformity the enunciation is true or false.
In reason for the quality: it is affirmative or negative that I/you/he/she am express in affirmative form that negative.
In base to this distinction they settle two important rules:
I) In enunciatione ad affirmativa praedicatum est accipiendum cum tota suam comprehensione, non vero secundum totam suam extentionem.
II) In negative enunciatione praedicatum east accipiendum cum tota extensione, non vero cum tota comprehensione.
In relationship to the quantity that is to his extensione.
This division is important. It is necessary to premise that the extension or quantity of an enunciation it is inferred by the extension of the subject.
To an unusual subject, indefinite, particular, universal it respectively corresponds an unusual proposition, indefinite etc...
An enunciation is universal when it has for subject a common term, that brings an universal sign. Es. all the men laugh.
Detail is that enunciation, in which the subject is given by a common term, that brings a particular sign. Es. some man is wise.
Indefinite it is that in which the subject is a common term, that doesn't bring sign some; Es. planta vivit.
Unusual it is that enunciation in which the term is unusual or it is common, but this endowed with a sign of singleness. Es. Pietro races, or this man races. N.B. In itself a term to be considered universal doesn't need an universal sign, but, inserted in a proposition, without this sign it results in an indefinite proposition. Es. homo currit; for how much "man" both in itself an universal term, doesn't result in an universal proposition, which could be translated not only with "the man races", but also with "a man races".
However an indefinite proposition can be also considered as universal, if you deal with necessary or impossible subject. Es. homo est vivens (equivale to omnes homines sunt viventes); homo non est petra (equivale to: nullus homo est petra). Man is living = all men are living
In reason for the form, that is of the copulation.
Under this relationship the enunciation is absolute or modal. Absolute: the most frequent is that in which the predicate is simply applied to the subject, Charles laughs. Charles is good etc... Modal it is that in which the predicate is applied to the subject and it is in evidence the way, with which must be applied. Es. Charles can laugh.
And necessary that Charles is good. In the modal one it is present something, that has not precise connection to the subject or to the predicate, but exclusively to the copulation. And' possible; he is able; it is necessary; it is urgent; it is able not; it is impossible; absurd; necessarily... etc...
Labels: necessary, impossible, indefinite, contingent. Particular, unusual.