13 gennaio 2015

Un grande logico matematico ucciso da un dilemma!

Kurt Gödel (Brno, 1906 – Princeton, 1978)

Si tratta di Kurt Gödel (Brno, 1906 – Princeton, 1978). Fu afflitto, fin dalla sua adolescenza da un gravissimo disturbo mentale: l’ipocondria, una forma di suggestione in cui l’individuo arriva a sospettare e temere la presenza nel proprio organismo di gravi malattie, che sono del tutto immaginarie. E’ essa stessa una malattia!
In forza di una ipocondria delirante, si era convinto che il suo stesso alimento fosse avvelenato. Per lui il dilemma si pronunciò così: mangiare o non mangiare? Pur rendendosi conto che non mangiando sarebbe morto di inedia, scelse di non mangiare. E così, colui che aveva affrontato e risolto magistralmente il Paradosso di Russel, si spense all’età di 72 anni, vittima di un dilemma che lui stesso aveva formulato.

To be, or not to be, that is the question

William Shakespeare (23 aprile 1564 – 23 aprile 1616)

E’ la formulazione di un dilemma che, probabilmente, ha raggiunto una divulgazione che non ha paragoni. La troviamo nel III atto dell’Amleto di William Shakespeare. Un dilemma che inizialmente ha un’impostazione speculativa (possiamo anche dire metafisica), infatti enuncia, nei due poli, due opposti di ordine metafisico: essere o non essere.
Nel suo sviluppo il dilemma diventa pratico ed anche morale, in quanto si estende alla sfera del comportamento e delle scelte che orientano l’agire umano.

Essere o non essere… Questo mi chiedo: se sia più degno soffrire nell’intimo cuore i colpi ed i dardi di una sorte crudele, o prendere le armi contro un mare di affanni e, lottando, finirli.
Morire… Dormire, non altro; e con un sonno dire che poniamo fine alla sofferenza del cuore, ed alle mille offese naturali che sono l’eredità della carne! E’ l’epilogo cui dovremmo devotamente mirare.

To be, or not to be, that is the question whether 'tis Nobler in the mind to suffer the Slings and Arrows of outrageous Fortune, or to take Arms against a Sea of troubles, And by opposing, end them?
To die, to sleep no more; and by a sleep, to say we end the Heart-ache, and the thousand Natural shocks that Flesh is heir to? 'Tis a consummation devoutly to be wished.

Il dilemma compare spesso anche nel linguaggio parlato. C’è una rappresentazione nel discorso comune in formule volgarizzate: o mangiar questa minestra o saltar quella finestra; ed anche o bere o affogare.
Nel Vangelo troviamo un esempio di dilemma risolto, nel senso che viene già enunciata la risposta che corrisponde alla proposta di una scelta: Che giova all’uomo guadagnare tutto il mondo, se poi perde l’anima? Dove è evidente che si dà una risposta alla domanda: è meglio avere il massimo successo o assicurarsi la salvezza dell’anima?

08 gennaio 2015

Il dilemma di Evatlo


Si dice che i sofisti fossero i primi a farsi pagare le lezioni dai loro discepoli.
Maestri di retorica e dialettica, pare che si vantassero di poter dimostrare una cosa ed il suo contrario.
Uno dei più rinomati era un certo Protagora; il giovanissimo Evatlo si iscrive alla scuola per imparare l'arte di avvocato; sborsa subito la metà della paga all'inizio delle lezioni, pattuendo con il suo docente che l'altra metà l'avrebbe pagata quando avrebbe vinto la sua prima causa.
Ma Evatlo non pagava mai. Fu allora che Protagora citò in tribunale l'ex discepolo, facendogli questo dilemma: «O vinco, o perdo; se vinco, mi devi pagare in forza della sentenza del tribunale; se perdo e tu vinci, mi devi pagare per il patto che c'è stato tra noi». Così rispose Evatlo: «O perdi o vinci; se perdi, io non ti devo pagare; se vinci, non ti devo pagare ugualmente, per il patto che c'è stato tra noi. O non s'era d'accordo che ti dovevo pagare soltanto se vincevo la causa?».
Si dice che Protagora non si desse pace per questo risultato e pare che ripetesse tra se e se: «Maledizione! Sono stato così bravo da creare un discepolo più bravo di me!».