28 luglio 2007

Gnosticismo

Definizione:
Movimento filosofico e religioso la cui massima diffusione maturò nel II e III secolo dell’era cristiana. Dalla parola greca “gnòsis”, che significa conoscenza; per questo può essere definito una dottrina della salvezza a cui si perviene mediante la conoscenza.
Si differenzia dal giudaismo e dal cristianesimo i quali sostengono che l’anima raggiunge la salvezza attraverso la fede e le opere; per lo gnosticismo la salvezza deriva soltanto dal possesso di una conoscenza che è dono di Dio riservato a dei privilegiati. L’individuo attinge i vertici di questa conoscenza anche attraverso pratiche magiche.

Origini:
La ricerca è ancora aperta sulle origini di questo movimento; alcune tracce di sistemi gnostici sono reperibili anche alcuni secoli prima dell’era cristiana. Alcuni studiosi hanno ricercato la fonte delle teorie gnostiche nel mondo ellenistico e in particolare nella città di Alessandria d’Egitto. Sicuramente il pensiero alessandrino ha avuto molta importanza nello sviluppo dello gnosticismo successivo.
Sant’ Ireneo di Lione, il più illustre oppositore dello gnosticismo (fu proprio lui a copiare il termine “gnostico”), dichiarò che esistono tanti tipi di gnosticismo quanto le persone che lo professano.
Nel 1945 furono scoperti nei pressi del villaggio di Al-Qast 44 opere gnostiche. Come al solito la scoperta fece molto scalpore, ma più che recare un nuovo apporto alla conoscenza del fenomeno questi scritti rappresentano una semplice conferma di quanto aveva chiarito Sant’ Ireneo nelle sue apologie.

Notazione sul carattere dello gnosticismo:
Bisogna rilevare che gli Gnostici più che dare un apporto ideologico alle religioni esistenti presero in prestito la loro terminologia. In ciò che possono essere simili al cristianesimo è dovuto al fatto che ne hanno assimilati alcuni caratteri.
Si tratta di un fenomeno agglomerante la cui crescita e sviluppo sono dovuti alla capacità di condurre ad unità più elementi; se vogliamo attenerci ad un immagine più “biologica” dovremmo parlare di un organismo che si nutre di sostanze assimilate per un processo di “intrasuscessione”.
Alcuni studiosi nello scoprire alcune affinità tra il pensiero cristiano e quello gnostico hanno stoltamente concluso che quest’ultimo abbia influenzato il formarsi della dottrina cristiana, mentre è proprio il contrario.
Nelle sabbie alluvionali di qualunque fiume si possono trovare delle pagliuzze d’oro e addirittura delle piccole pepite che brillano nel setaccio del ricercatore. Con questo non significa che siano state queste acque a depositare e a formare le falde della miniera che hanno attraversato. Anche le cellule del cancro ripresentano lo stesso DNA dell’organismo da cui sono originate per un processo degenerativo.

18 luglio 2007

Rudolf Bultmann


[Fanno seguito alcune note aggiuntive sull’argomento del commento al Vangelo di Giovanni da parte di Rudolf Bultmann. Un breve cenno sulla biografia e sulle opere di Rudolf Bultmann precederà una sommaria esposizione dello gnosticismo cui lo studioso fa riferimento].

Bultmann è figlio di un pastore protestante. Dal 1895 al 1903 frequenta il Ginnasio Umanistico nella vicina Oldenburg. Dopo la maturità studia teologia evangelica a Tubinga, Berlino e Marburgo, dove si laurea nel 1910. Ottiene l’abilitazione all’insegnamento e svolge questa attività negli anni seguenti come docente privato. Fino al pensionamento nel 1951 ottenne cattedre a Breslavia, Gieben e Marburg.
La sua “Storia della Traduzione Sinottica” del 1921 è considerata, non soltanto dalla Chiesa Evangelica, uno strumento essenziale nella ricerca neotestamentaria.
Nella sua opera “Nuovo Testamento e Mitologia” Bultmann prospettò una demitizzazione del messaggio evangelico. Ne segue che secondo questo autore Gesù storico deve essere nettamente separato dal Cristo del kerygma.
Nel suo commento al Vangelo di Giovanni porta avanti la tesi che il IV Vangelo ha subito un influsso determinante dallo gnosticismo, una corrente filosofica che ha il suo epicentro ad Alessandria e che trova concomitanza con la dottrina del Cristianesimo. Bultmann arriva a dire che esiste un influsso dello gnosticismo sul formarsi del pensiero cristiano. Di questo influsso il Vangelo di Giovanni sarebbe un’aperta testimonianza.

La divisione tra il Cristo storico e il Cristo della fede si divarica in un dualismo che il teologo Ratzinger impugna con decisivi apporti; l’autore del IV Vangelo reca l’impronta di un testimone oculare: il figlio di Zebedeo.

06 luglio 2007

...

II

Inoltre il quarto Vangelo si presenta profondamente radicato
nel giudaismo dell’epoca di Gesù.
Il teologo si sofferma sull’episodio di Gesù che viene condotto dai sommi Sacerdoti per l’interrogatorio: “Simon Pietro insieme ad un altro discepolo lo seguono per scoprire che cosa sarebbe successo. Dell’altro discepolo si dice ora: "Questo discepolo era conosciuto dal sommo Sacerdote e perciò entrò con Gesù nel cortile del sommo Sacerdote”. “La cerchia dei discepolo si spingeva di fatto fino all’aristocrazia sacerdotale, il cui linguaggio è in gran parte anche quello del Vangelo”.
A questo punto Ratzinger si domanda: chi è l’autore di questo Vangelo? Qual’è la sia attendibilità storica?
“Dio nessuno l’ha mia visto: proprio il Figlio unigenito, che è il senso del Padre, lui lo ha rivelato” (1,18).
Come Gesù, il Figlio, conosce il mistero del padre stando nel suo seno, così l’evangelista ha, per così dire, ricavato la sua conoscenza dal cuore di Gesù, dal riposare sul suo petto. Dai tempi di Ireneo di Lione († 202 circa), la tradizione della Chiesa riconosce all’unanimità Giovanni di Zebedeo come discepolo prediletto e l’autore del Vangelo.
E’ possibile che fosse imparentato con la famiglia del sommo Sacerdote come sembra suggerire il testo (cfr. Gv. 18, 15)?
L’esegeta francese Henri Cazelles ha dimostrato, con una ricerca sociologica sul sacerdozio del tempio, che una simile identificazione è senz’altro plausibile.
Viene fuori l’ipotesi che Zebedeo, in qualche modo, apparteneva ad una classe sacerdotale.
Gli appartenenti alla classe sacerdotale prestavano il loro servizio a turno
per una settimana due volte l’anno. In pratica Zebedeo che svolge
il mestiere di pescatore che gli assicurava il sostentamento per sé e per la famiglia, poteva benissimo soggiornare per un breve periodo proprio a Gerusalemme dove plausibilmente era proprietario di un piccolo alberghetto. Questo locale sarebbe proprio rapportabile al cenacolo, il posto dove Gesù consumò l’ultima cena. Si scorge in Giovanni di Zebedeo quel testimone che difende solennemente la sua testimonianza oculare (cfr. Gv. 19, 35), identificandosi così come il vero autore del Vangelo.

...continua...

04 luglio 2007

Joseph Ratzinger


Benedetto XVI
Gesù di Nazaret
Rizzoli, 2000-2007

I

Uno dei capitoli più importanti che affronta il teologo Ratzinger
è quello che tratta la questione giovannea.
Si sottolinea il grande influsso sulle esegesi del quarto Vangelo
esercitato dal commento a Giovanni di Rudolf Bultmann.
La prima edizione di quest’opera venne pubblicata nel 1941.
L’autore ritiene di poter stabilire con certezza che gli orientamenti decisivi del Vangelo di Giovanni non vanno ricercati nell’Antico
Testamento e nel giudaismo dell’epoca di Gesù, bensì nello
gnosticismo: “L’idea dell’incarnazione del Redentore non è affatto
penetrata nello gnosticismo dal cristianesimo, ma è di origine
gnostica; essa venne invece adottata molto presto dal
cristianesimo e resa feconda per la cristologia”.
Ratzinger prende posizione contro Bultmann e afferma che
il quarto Vangelo poggia su conoscenze straordinariamente
precise dei luoghi e dei tempi e pertanto può solo essere opera
di qualcuno che aveva grande familiarità con la Palestina di Gesù.

Continua...