11 giugno 2009

Un caso strano. 2

Già prima di entrare, la casa di Biagio mi fece l’impressione di un formicaio scoperchiato: attraverso la porta spalancata si potevano ve-dere le donne correre su e giù per le scale come se non avessero requie.
“Sor Priore, sor Priore, sapesse che è successo!”
“Lo so, lo so, sennò non sarei qui; come vedete con la stola e con la cotta in mano!”
Una mi prende il braccio: “Macchè, lei non sa nulla! Ha ripreso, ha ripreso!”. L’altra continua: “Noi si stava infilandogli la giacchetta, quando ha avuto come uno scossone, poi, ad uno ad uno, ha aperto tutti e due gli occhi, ha sbadigliato, e all’improvviso ha detto: “Mi dite che ci state a fare qui?”. In un discorso corto, Biagio è rinvivito!”.
Invito le donne alla calma e salgo. Per la verità, Biagio si presentava in ottime condizioni. Altro che caldo! Non era mai stato vivo e vegeto come allora: camicia bianca di bucato, panciotto un po’ sbottonato, cravatta allentata. Sembrava un giovanottino che va a ballare. Ora stava bevendo una bella tazza di caffellatte. Disse subito: “O lei, sor Priore, che gira da queste parti?”. Siccome non ero preparato a questa domanda, non trovai altra risposta che questa: “Passavo di qui…”.

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