Cinque o sei colpi al battente della porta e una lunga trillata del campanello. Ci vuol poco a capire che è una cosa urgente. Apro e min affaccio. Li riconosco: sono due parrocchiani. Senza neanche entrare, mi fanno: “Biagio, il nostro babbo, è morto. Un’influenzaccia quella, per gente vecchia come lui. Sembrava migliorato e dava da sperare, ma, si vede, era il miglioramento della morte. Dopo aver preso lo sciroppo, ha iniziato a boccheggiare. Poi si è assopito un po’. Respirava sempre più rado, sempre più rado. Dopo che ha dato l’ulti-mo respiro, è rimasto lì morto e duro. Lo troverà ancora caldo, perchè è successo un’ora fa. Le donne ora lo stanno vestendo e noi si va di corsa in paese per il manifesto, il dottore sanitario e il custode; domani è festa e bisogna sbrigarci”.
Mentre in fretta e furia risalgono in automobile, uno di loro faceva questo commento: “Non perché era nostro padre, ma era veramente un galantuomo. Arrivederci a dopo, sor Priore!”.
Povero Biagio, ottant’anni erano troppi anche per te, che sembravi forte e sano come un sorbo; però, non c’è che dire, questi figlioli, che hai lasciato, non hanno intenzione di perder tempo per assicurarti una degna sepoltura. Andiamo a benedire la salma!
Mentre in fretta e furia risalgono in automobile, uno di loro faceva questo commento: “Non perché era nostro padre, ma era veramente un galantuomo. Arrivederci a dopo, sor Priore!”.
Povero Biagio, ottant’anni erano troppi anche per te, che sembravi forte e sano come un sorbo; però, non c’è che dire, questi figlioli, che hai lasciato, non hanno intenzione di perder tempo per assicurarti una degna sepoltura. Andiamo a benedire la salma!
Nessun commento:
Posta un commento