09 luglio 2012

Biglietto a Margherita Hack

Cara Margherita Hack,

dopo la lettera a Lei indirizzata e pubblicata in otto puntate in questo settimanale, intendo con questo biglietto (niente più di un biglietto) replicare a quanto è apparso sulla stampa a proposito del "bosone" di Higgs: se voleva sorprendere, devo dire, c'è proprio riuscita. Lei sa meglio di me che la denominazione di questo bosone ha subito diverse variazioni: "Goddam", così intendeva chiamarlo colui che ne aveva intuito la presenza, significa "particella maledetta"; oggi si parla di particella di Dio e, con un nome ancora più suggestivo "il soffio di Dio", per quanto ne so io, lo chiamerei chiamerei semplicemente il colophon di Dio. Lei, atea convinta, ha deciso di chiamarla il proprio Dio (con la maiuscola, così è scritto). In sostanza nel momento in cui rifiuta un'adesione all'infinitamente grande sembra attribuire il carattere di divinità all'infinitamente piccolo. Qui, almeno sulla carta, la sua scelta è per il materiale sull'immateriale, per il finito sull'infinito, per il temporaneo sul eterno. Ammetto che qui non ho spazio per argomentare ma una cosa la devo dire: non si può confondere il configurato con il configurante; non si può identificare la firma con il suo autore, né l'impronta con il sigillo che l'ha impressa. La materia con il soffio che l'ha attivata. Sono grato agli uomini di scienza quando ci trasmettono le loro acquisizioni scientifiche, ma trovo in alcuni di loro una deludente, scarsa conoscenza dei "fondamentali logici".

Luciano Marrucci

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