20 febbraio 2012

Catechismo con le cose II

Vorrei si capisse che è proprio Gesù maestro della Catechesi; Lui si è sempre avvalso delle realtà terrene per portarci alla considerazione di quelle celesti. Il Maestro si avvale di ciò che è possibile vedere e toccare in quel momento, in quel luogo in cui parlava. Quando ci dà un'idea della potenza della fede capace di spostare una pianta, non dice "un albero", ma "quest'albero"; segno che l'albero era proprio lì e poteva essere visto da tutti. Forse in quel momento Lui lo stava toccando e così lo indicava agli ascoltatori; gli ascoltatori diventavano allora anche spettatori. Quando sfidò gli accusatori a lanciare la prima pietra, loro, la pietra, ce l'avevano veramente in mano. Quando disse: "Mostratemi" una moneta, i farisei trassero dalla saccoccia la cosa che riportava l'effigie di  Cesare. Una volta mise addirittura un fanciullo di fronte ai discepoli perché imparassero a diventare semplici come quell'innocente creatura.
Quindi non soltanto cose, ma addirittura creature viventi; e ci fu un giorno in cui presentò se stesso nella concretezza di uomo risorto per richiamare un amico alla considerazione di ciò che era accaduto proprio a Lui: "Metti le mani sulla ferita del mio costato e le tue dita nelle fessure dei chodi" Di cima fino in fondo, il Vangelo è tutto un discorso incentrato su realtà percepibili dai nostri sensi. Ciò a differenza di quanto è per lo più presentato dai nostri testi catechistici.

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