§ Ho avuto quello che i più considerano un non invidiabile privilegio: una vocazione mattuttina.
Giunto ormai alla soglia degli anni ottanta di mia vita terrena e di ritorno dall'ospedale dove ho deposto il sudario di quella che io non chiamerai neppure una malattia, mi sono ritrovato a percorrere, a ripercorrere sentieri che mi hanno portato fino a questo posto e fino a questo momento. Settentantanove anni! E' per per questo che ora vedo la mia ombra allungarsi prima di essere strappata, questo lo immagino, dai miei piedi. Mi sorprendo a guardare come si sta sempre più allungando la mia ombra.
Tutti mi dicono: scrivi!
§ Di ritorno dall'ospedale di Fucecchio dove quel Lunedì santo ero stato ricoverato per un tremendo infarto ed aver sostenuto un duello in cui ero ormai preparato e quasi disposto a soccombere, ricevetti in visite successive persone e amici, gente che voleva rivedere la faccia
e risentire la voce di chi aveva fatto un viaggio negli inferi senza ritornare da vincitore. Anche Giobbe, reclinato nel suo male, ebbe delle visite di persone che, però, proposero delle domande prorio a lui che, semmai, aveva delle interpellanze da rivolgere al suo Dio. Amici che mi dissero: Tu devi riprendere a scrivere! Lo dissero come se si fossero trovati d'accordo. Come per mettere a nudo la loro stessa curiosità, io domandai: Ma cosa devo scrivere? La risposta mi sembrò stupendamente bambinesca: La tua vita, tutta la tua vita.
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