Un giorno un sovrano bandì un concorso per stabilire quale fosse la cosa più veloce nel trasmettere un’immagine o un messaggio.
Si presentò uno scienziato che disse: “Nell’era digitale e nell’epoca dei microchip mi domandi quale sia la cosa più veloce nel trasmettere qualcosa? Io ti rispondo con sicurezza: è il computer, dove un messaggio viaggia con velocità elettronica”.
Nell’assemblea dei presenti si fece sentire un mormorio di approvazione.
Dopo di lui seguì uno studioso che disse: “C’è una cosa che è ancora più veloce del computer nell’inviare un’immagine od un messaggio. Questa cosa è la più semplice, la più antica e, tuttavia, è una cosa impiegata anche nelle ultime guerre: è lo specchio, capace di rimandare un segnale alla velocità della luce”.
Uscì dall’assemblea un plauso di consenso.
Si fece avanti infine un monaco che parlò in questo modo: “Per quanto non possa mostrartela, io conosco una cosa che è ancora più veloce dello specchio nel mandare un messaggio: è la preghiera. Essa raggiunge subito il suo termine in quanto nello stesso istante in cui è pronunciata è accolta da chi la deve ricevere; dunque essa è più veloce della stessa luce perché arriva in tempo reale”.
Nel consesso degli astanti si fece un grande silenzio; infatti ciò che genera lo stupore è il silenzio e non il clamore.
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