12 maggio 2007

Il linguaggio figurato


Una stessa cosa può essere espressa in un linguaggio razionale, ma anche in un linguaggio emotivo. Il linguaggio emotivo fa ricorso a traslati, a figure retoriche e a figure grammaticali.
C’è da dire che il linguaggio emotivo, facendo appello alle risorse della fantasia e dell’immaginazione, è quello che risulta più poetico e in definitiva più efficace.
La stilistica propone delle definizioni e delle norme in proposito; ad esempio pretende di insegnare come si costruisce una metafora, un’allegoria, ci dice cos’è una sineddoche, un anacoluto o una preterizione.
Riportiamo quanto ha scritto Tommaso Campanella a proposito della poesia:“La poesia non ha mai obbedito a delle regole, semmai, ne ha inventate qualcuna!”.
Comunque bisogna rilevare che nel linguaggio comune e anche in quello forbito, il linguaggio emotivo, che abbiamo già detto il più efficace, è anche il più applicato.
Costruiamo ora una serie di esemplificazioni parallele in cui la stessa cosa può essere espressa sia in un linguaggio razionale che in un linguaggio emotivo:



  • E’ un personaggio molto importante nel mondo dello spettacolo.

  • E’ una star!



  • Una persona di cui non ci si deve fidare.

  • E’ una vipera!



  • Possente, ardito e imperioso.

  • Un leone!

  • Molto acuto nella capacità di analisi di sintesi.

  • Un’aquila!


Parallelamente possono essere usate per evidenziare qualità peculiari di una persona: “Iena”, “tigre”, “formica”, “cicala”.
Abbiamo considerato soltanto degli esempi limitandoci ad immagini animali, ma in realtà il linguaggio figurato attinge ad ogni sorta di elementi concreti.
Teniamo presente che questo tipo di linguaggio riguarda anche le espressioni in cui la logica sembra cedere di fronte alla fantasia:
“Mi pare mill’anni che non ti vedo!”, “Non vedo l’ora!”, “Ci vedo doppio!”, “Non me ne importa un cavolo!”, “E’ così noioso che fa venire il latte alle ginocchia!”, “E’ un vulcano di idee!”, “Ha una fame da lupi!”, “E’ un figlio di un cane!”.

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