13 settembre 2010

In hoc non laudo.

In hoc non laudo.
In questo non posso lodarvi.

Così conclude Sant'Agostino una allocuzione rivolta alla comunità di Ippona. Egli rileva nei suoi fedeli un comportamento che gli sembra difforme dai dettami evangelici e così concludé:"Debbo lodarvi? No! Qui non posso lodarvi!"
Ora c'è da farci un'altra domanda: Può un semplice presbitero rilevare in un vescovo quello che egli giudica in contrasto con lo spirito del vangelo e che sporge dalle direttive della stessa Chiesa? Io dico di sì, se l'errore è pubblico, cioè divulgato, e se questo può proporsi come esempio da imitare da parte di chi è stato partecipe testimone.
Dico di sì e vengo al fatto. Un vescovo di una cittadina della bassa Italia, in occasione delle esequie solenni celebrate per la morte di un sindaco, in mezzo alla'altare piglia un foglio in mano e legge quella che a me è sembrata una protesta ed anche una denuncia contro la belva umana che si è macchiata del sangue di un innocente.
Fa anche delle congetture di come potrebbero essere andate le cose. Suppongo che i carabinieri, i quali dicono che i preti sanno sempre tutto, abbiano preso nota, Anche se, questo va detto, la sua convinzione concorda con quanto scrivono i giornaliegli non avrebbe dovuta esprimere in quel momento e luogo.
Ma come? Ai poveri, ossequenti parroci di campagna arrivano da Roma severe ed inflessibili regole liturgiche:
  • Nelle messe esequiali l'omelia deve rimanere commneto del brano biblico;
  • non c'è posto per l'elogio funebre che inveve può aver luogo in fondo alla Messa;
  • l'ambone non è una tribuna in cui chiunque può esternare quello che vuole;
  • nessuno spazio anche nelle preghiere dei fedeli ad interventi estemporanei e talvolta anche isterici di chi vuole dare clamore al proprio stato d'animo.
Questo invece è dato di vedere in diverse trasmissioni televisive.

In hoc non laudo!

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