14 settembre 2010

Mannari filologo.

Don Lelio Mannari capì anche prima di don Milani quanta forza può avere la parola conosciuta nella sua radice. " Non vuoi più essere servo del tuo padrone? Lo sarai quando saprai una parola più di lui!". Ma da quale arsenale traeva le sue armi? E come forbiva le sue parole? Le dotte letture, le epigrafi che erano per lui parole sulla pietra, il contatto con la gente del popolo dalla parolaccia facile e dall'espressione toscanamente forte erano le prime fonti. Parecchio gli veniva dalla frequentazione assidua dell'archivio della Diocesi di Lucca, che a detta degli studiosi, registra più di ogni altro quel magico passaggio dalla lingua dei dotti, che era il latino, alla lingua volgare, parlata dal popolo della nostra Toscana. Mi disse una volta: Pensa, in un manoscritto antico ho trovato questa espressione: In temporibus hodiernis seu modernis. Tra hodiernis e modernis è annunziato il passaggio dalla lingua latina alla lingua italiana: il latino qui si arrende al linguaggio parlato e tuttavia lascia traccia di sé nella nuova parola perché moderno deriva da modo che in latino significa ora.

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