16 maggio 2010

Pasci i miei agnelli.

A questo punto bisognava parlare delle figure che fanno parte dell'epistema del gregge [per epistema intendo la nomenclatura reale che compone un determinato tema (ma mi son guardato da introdurre con loro questa parola)]. Ho parlato allora, oltre che di gregge ovile e di pascolo, di pastore, di garzone, di ladro e di lupo.
Proprio sulla traccia di ciò che dice Sant'Agostino sui cattivi pastori e, a volte usando il suo stesso linguaggio, ho parlato come si deve comportare un buon pastore, disposto a dare la vita per le pecore che gli sono affidate. Mi edificava l'attenzione con cui dei bambini seguivano il mio discorso. Mi è balenata nella mente un'idea che lì per lì mi è sembrata ispirata. Ispirata proprio da loro. Ecco la domanda che mi sono azzardato a rivolgere a questi piccoli. " Ed ora io devo domandarvi: Io, come vi sembro? Un cattivo pastore o un buon pastore? Vi do' dieci secondi di tempo per pensarci. Voglio una risposta sincera!" C'è stato un po' di silenzio. Poi, ad uno ad uno hanno detto: Tu sei un buon pastore!
Era un'attestazione che mi sembrò quasi l'investitura riservata dal Signore ai suoi amici. In quel momento la interpretai come un signacolo rassicurante sulla mia predestinazione.

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