21 aprile 2009

Al vignettista della Via Crucis.

Mi riferisco a quella trasmissione che và in onda il giovedì con il canale due della televisione cui sono abbonato da moltissimi anni ed è anche in forza di un diritto che mi compete, che decido di indirizzarle questa protesta.
Non trovo corretto che Lei cacciato dalla porta sia riuscito a rientrare attraverso la finestra: non lo ha fatto senza una complicità sicuramente concordata.
Vorrei intanto dire da toscano a toscano che la sua satira mi appare piuttosto ghiozza e buzzurra.
Avendola seguita in altre trasmissioni sembra replicare l'atteggiamento di uno che sghignazza in anticipo sulle sue trovate, rivelando così un compiacimento per ciò che riesce a realizzare;
come si dice da noi "da sè se la dice e da sè la ride".....ma le sue vignette sulla Via Crucis sollevano una riflessione ancora più penosa, è vero che Lei intendeva parlare del calvario che deve affrontare un povero precario, ma il linguaggio da Lei impiegato e il parallelo che và a cercare proprio nel rito delle stazioni della Via Crucis ancora più che sorprendere offendono seriamente una sensibilità religiosa.
Di fatto è riuscito a fare una parodia della Via crucis.
Sarebbe allarmante che Lei si sentisse soddisfatto di questo risultato cosa veramente inaudita e mai tentata da altri. Per darle un idea di ciò che comunemente è chiamata decenza di linguaggio le citerò un aforisma della scuola salernitana " Antiquo more mingens pedit absque pudore" che io potrei tradurre così: ordinariamente chi orina fa anche rumore (oltre che puzzo) e ciò senza alcun pudore. Almeno i vespasiani romani rispondevano opportunamente a questo bisogno privato, quello di orinare ma riservando a questa finalità un posto isolato,e ludevano un altro effetto secondario. Lei invece ha scelto proprio una sede pubblica ed è così riuscito ad essere veramente sgradevole.

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