14 giugno 2007

Ancora su Prodi

Premetto che un giudizio individuale, come quello che sto esprimendo, è necessariamente parziale. A proposito, parziale significa “di parte” e talvolta anche di partito.
Romano Prodi non è certo un affabulatore (tanto meno un imbuonitore!), ma la dote che emerge nel suo eloquio è la calma. La calma ha una radice nella pazienza. Lui è un paziente. Patiens che sopporta e che talvolta subisce senza accennare ad un legittimo scoraggiamento. La pazienza, dicevano i romani, è la virtù dei forti. In forza di questa facoltà si presenta come un personaggio incomprimibile. Uno che ha la convinzione di esprimersi in onestà. Prodi, a quanto giudico, non pesticcerebbe mai un avversario atterrato. Può essere anche lui sconfitto dagli avversari e ostracizzato dagli alleati, ma non si scompone mai. L’unica vendetta che potrebbe prendersi è quello stesso rimpianto per un personaggio unico e singolare, che esce dalla scena accompagnato dai fischi di quei buzzurri che lo hanno cacciato.

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