22 giugno 2007

Abbas... giù la maschera!!!


Alcuni lettori del web si domandano chi sia questo Abbas Nullius; alcuni me lo chiedono quasi perentoriamente.
Rinuncio per ora a riportare un curriculum,
pretestuosa opportunità per parlare bene di sè,
e mi fermo soltanto ad un semplice profilo,
quasi un disegno tracciato con un pezzo di carbone.

Da un punto di vista ecclesiastico il mio percorso si presenta
come un mirabile esempio di carriera alla rovescia.
A cominciare dai miei genitori, dai miei fratelli e dai miei migliori amici,
scelti con cura tra i più veraci (per farmi intendere dovrei dire, più scoglionati) ho avuto la fortuna di trovare sempre a mio fianco persone
che non mi hanno mai infastidito caricandomi di ambizioni superlative.

Grazie a loro ho potuto volare solo a bassa quota
(a volte è anche difficile volare a bassa quota!). Tutto questo non avrebbe potuto attuarsi senza la costante complicità
dei miei superiori, attenti e perspicaci interpreti dei miei più riposti intenti.
Hanno capito che, non avendo particolari mire, non potevo
nemmeno vantare particolari aspirazioni e non hanno mancato
di assecondarmi. Anche quando erano sul punto di accordarmi quello che loro giudicavano un favore (tutti si può sbagliare), si sono
ravveduti in tempo e hanno fatto presto a rientrare saggiamente sulle precedenti posizioni. Infatti è proprio dei sapienti mutare consiglio.

E così, inoltrato ormai nella settantina, mi sono trovato pastore
d'anime a badare ben tre parrocchie di campagna tra queste
colline declinanti sulla Val d’Egola che proprio ieri mi sono sembrate
groppe di cammelli e dromedari accovacciati dopo una traversata del deserto. Curato o abate? Abate. Questo è il punto!
Magari abate di niente (Abbas Nullius), ma sempre abate.
A suo tempo dirò perché.

Abbas Nullius: ho scelto per me questa denominazione.
Una denominazione che è risultata per i miei amici un enigma
o semplicemente un dilemma: abate o curato? Provverò a rispondere
mettendo insieme più proposizioni e spero, attraverso queste coordinate, di definire il senso (senso come direzione e significato)
di questa scelta.

- Nella storia della cristianità e, vorrei dire della civiltà,
mi ha sempre affascinato la presenza delle abbazie. Costellazioni terrestri sempre incentrate su una stella alfa, le ho sempre considerate
i grandi portali della cultura umana. Era qui che gli strumenti della coltura
finivano per identificarsi con quelli della cultura: tanto per fare un
esempio pensiamo alla penna maestra dell'oca per scrivere parole
e al torchio campestre che diventa tipografico per cui lo stesso strumento serve a spremere: vino, olio, parola.

- Questi grandi portali erano correlati tra loro. La preghiera e la
contemplazione non erano mai disgiunte da tre valenze che io riassumo così: il viaggio, il libro e l'uomo. Era tutto quanto poteva assicurare uno
scambio ed alimentare un circuito. E qui mi arrischio a giustapporre
due diverse citazioni: lo scrittore africano Apuleio che scrive nella sua autodifesa:
"La bisaccia di un poeta può contenere il mondo intero".
San Tommaso d'Aquino che scrive: "Circulus et calamus fecerunt me doctorem".
"Il confronto con altri e ancora la penna, sono loro che mi hanno fatto dottore".

- Sono arrivato a concludere che l'antica abbazia è l'unico caso in cui
l'utopia è riuscita a diventare realtà: quella dove una pluralità di
persone lavora per l'unicità di un progetto; questo progetto prevede
che chi comanda di più deve servire di più e chi chiede qualcosa è
impegnato a dare un compenso maggiore della richiesta avanzata.
Nella NovaAbbazia ho chiamato monaci ed oblati ad edificare e ad abitare una casa in un folle, ma non insensato, progetto di replicare questa utopia.

- Quanto all'essere abate nullius l'ho detto perché
il Diritto Canonico assegna questa denominazione agli abati
che hanno giurisdizione su almeno tre parrocchie.

- E' il mio caso. Con questa precisazione:
che considero questi abitanti più che parrocchiani, semplicemente anime. Anima dice ordine alla spiritualità e la spiritualità è
più estesa e più profonda della stessa religiosità.
Ecco perché ho detto "Abate" e non "Curato".

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