07 ottobre 2013

Gli annali di Faggeto

Per non essere da meno degli altri parroci, il parroco di Faggeto aveva costruito, ai tempi di Pio XII, una sala parrocchiale. Questa si ergeva accanto alla Chiesa in contrapposizione al circolino che sorge a mezzo poggio sul cui colore politico io non mi esprimo… ma era il colore che possono avere i papaveri nostrani in pieno giugno. Via i barattoli delle caramelle, la caffettiera e due dozzine di bicchieri, la saletta senza condoni e perdoni fiscali, è diventata l’abitazione di una famiglia del salernitano che è venuta a starci prima ancora che da quelle parti ci picchiasse il terremoto . E così siamo senza.
In compenso, dall’altra parte della canonica, c’è rimasta una bella capanna. Ora abbiamo una stalla parrocchiale! Non mi risulta che gli ultimi pontefici abbiano fatto cenno ad una cosa del genere. Non era prevista. Ma qui siamo rimasti al tempo delle antiche abbazie e in qualche modo, se noti abbiamo precorso come tanti altri il Concilio Vaticano II, facciamo di tutto per percorrere quello che deve ancora venire. Ci sarà un nuovo Concilio, no?

Parrocchie esemplari

In questa stalla hanno dimora le mie capre parrocchiali. E’ qui che tengo le riunioni più riuscite… Prima che gli annali di Faggeto abbiano conclusione e tutte le carte, legate debitamente con nastro di canapa, vadano a finire nell’archivio di Lucca, bisognerà scrivere dell’alto senso di parrocchialità che esse hanno dimostrato durante questi anni in questo borgo, ricordato dalla storia ma dimenticato dalla cronaca.
Le capre mi salutano quando arrivo e quando parto. Hanno rispetto. Loro non si fermano, come altre parrocchiane all’uscita della Messa per mormorare sul prete… Hanno la loro religiosità. A loro modo, s’intende. Io le ho viste inchinarsi e poggiare la testa verso il portone come volessero entrare. E quando suona la campana, come tendono le orecchie e i loro occhi si fanno riflessivi!
In quel momento, per me, è come se pregassero.
Quanto ai capretti, attirano i bambini più di me. Con una parola difficile, si direbbe che posseggano il carisma di garbare ai ragazzi… Scherzano, saltano e fanno le capriole come loro; ecco perché. Ed io, da un pezzo ormai, le capriole non le faccio più…
D’accordo, sono caparbie, dispettose e fanno diversi danni… ma chi è senza difetto tiri la prima sassata.

Conversazione con le capre

L’ultima adunanza vicariale mi aveva amareggiato un po’ per via delle nuove norme che prevedono la soppressione di fatto delle piccole parrocchie. Allora toccherebbe anche a Faggeto. Una cosa che riguarda anche loro. Come mi sono seduto mi sono venute tutte intorno per farmi sentire l’umido tepore del loro fiato. Mi è proprio sembrato che volessero ascoltarmi. “Dunque questa cosa riguarda anche voi. Pare che da Roma hanno mandato a dire che da ora in avanti le parrocchie piccine come Faggeto non hanno più ragione di esistere. Dicono che le parrocchie con meno di cinquecento anime devono andare a sparire. E tu, Inochi, è inutile che tu rizzi gli orecchi… Ho detto anime, non animali! E voi avete tutto, ma l’anima no: su questo non ci piove.
Una parrocchia dovrebbe essere così consistente da avere un consiglio pastorale. Che cosa è un consiglio pastorale? Ma è semplice: lo dice la parola Consiglio. Vuol dire che la gente si riunisce per consigliare. “Sor proposto, faccia questo!”, “Sor proposto faccia così o cosà”. Consigli tanti ma aiuti pochi… Poi ci vorrebbe anche un consiglio economico. E anche qui voi non ci potete entrare di sicuro: non sapete nemmeno quanto costa l’orzo e l’avena… Passa in quel momento il mio fittavolo. “Prete”, mi fa “parli da te solo?”, “Non parlo da me solo, parlo con le capre!”.

Riprendendo il discorso

“E non la sapete tutta! Ci vogliono levare anche la terra. Pigliano tutto loro, a te ti danno un tanto, punto e basta. Quanto hanno fatto gli antichi per fondare una comunità qui a Faggeto, ed ora da un momento all’altro, via tutto. Qui finisce una storia, ma cosa incomincia? Ci capite nulla voi? Neanche io!
Se ci levano la terra, dove vi porto la sera quando mi seguite nelle mie passeggiate notturne? Qui vorrebbero che si smonticasse… ma per Santa Filumena, protettrice di Faggeto, se mi chiedono di firmare qualcosa, io non firmo. Però quando scrivono da Roma, ve lo dico io, suona a morto”.
A questo punto un capretto mi ha messo la zampa sulla spalla e ha mandato verso il mio orecchio un murmure sonoro e aspirato. Un po’ in italiano, un po’ in arabo, mi ha detto: “Non firmare! Non firmare!”.
Nel silenzio, la piccola mandria stava raccolta con gli sguardi rivolti in terra; poi Zucchina, l’anziana del gruppo, ha roteato la testa in alto un paio di volte ed è tornata a fissarmi dolcissimamente come per dire: “Qualche Santo ci aiuterà!”.

continua...

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