19 settembre 2013

Gli annali di Faggetto: Il ritorno di Burenca - Prima puntata

Avevo letto nelle note parrocchiali di Faggeto che, da queste parti, qualche decina di anni fa, è vissuto un certo Burenca.
Quando suo padre, che si chiamava Doriano, serrò gli occhi, Burenca si decise: lasciata l’abitazione in località “Casotti”, andò a vivere nella pineta di Ceciana; qui costruì proprio con le sue mani una casetta, un po’ grotta un po’ capanna: quella che ad oggi esiste ancora col nome di “casotto di Burenca”. Quando la gita toccava alla zona di Ceciana, i ragazzi che mi accompagnavano per la benedizione delle case non potevano fare a meno di domandarmi di questo Burenca. Raccontavo che la gente lo considerava una specie di stregone, ma di quelli bravi davvero… Ci andavano persone che si sentivano inquiete e pensavano di essere un po’ spiritate… Poi andavano da lui quelli che non avevano malattie “precise” (come quando il dottore dice: qui non ci capisco niente).
“E ci andava davvero parecchia gente?”.
“Eccome! Dicono che gli portavano d’ogni cosa un po’: polli, piccioni, nane, fagiani e perfino qualche lepre… Questo ve lo garantisco: se Burenca è morto , non è morto di sicuro di fame!”.
Proprio in questi giorni è corsa voce che un individuo sarebbe venuto a pigliare il posto di Burenca e si troverebbe proprio nel suo “casotto”. Quasi quasi non ci credevo, anche perché il libro che adoprava Burenca per le benedizioni l’avranno cercato in mille ma nessuno l’ha trovato. Sarà qualcuno in cassa integrazione che è venuto a passare qualche ora in campagna. Però guardando per caso da quella parte, o non ho visto spuntare dalla capanna proprio un fil di fumo? Qui gatta ci cova!
C’è in parrocchia uno che vuole fare il furbo e vuole sfruttare il buon avviamento lasciato da Burenca, e Visentini non lo sa.
Cerco di tranquillizzarmi pensando tra me e me: se son rose fioriranno. Infatti rileggendo le note di Faggeto avevo appreso quello che secondo me risultava un punto debole per uno che avesse voluto fare proprio come Burenca: per fare le sue benedizioni Burenca veniva a “rubare” l’Acqua Santa in Chiesa. Allora questo tizio avrebbe dovuto venire allo scoperto. Si trattava di gattonarlo e di aspettarlo al varco…
Ed ecco che la sera di domenica, sull’imbrunire, mentre mi trovavo seduto sulla panca del coro… chi ti vedo arrivare? Una figura scura scura con un gran mantello nero mezzo avvolto sulle spalle. Va verso la pila dell’Acqua Santa… tira fuori un fiaschettino; c’infila un imbuto e tuffando un misurino di quelli che servivano per il latte comincia a mescere…
“Fermo là!”.
“Che c’è?” fa lui fingendo di essere sorpreso, come se mi dicesse: “Ma tu che c’entri?”.
“Ti c’ho preso, eh? Ho capito: tu vuoi fare come Burenca che veniva a rubare l’Acqua Santa?”. “Rubare? Ma di chi è l’acqua santa?”.
“L’acqua santa, la fa il prete per la gente che viene regolarmente in Chiesa”.
“Va bene: l’acqua santa, l’hai fatta tu e lo riconosco: è per questo che la vengo a prendere qui. Una volta benedetta, l’acqua è di chi la piglia. Questa la piglio io ed ora è mia. Ma dov’è scritto che chi piglia l’Acqua Santa fa un furto?”.

Mentre parla continua a lavorare col suo misurino d’alluminio. Ora che l’ho preso in flagrante, non posso mollare, ma riconosco dentro di me che neanche nel vecchio Codice esiste una norma che proibisca una cosa del genere: non è proprio previsto. Che questo nuovo Burenca sia uno che la sa lunga sulle nostre cose? Decido di avvicinarmi per vedere bene in faccia l’individuo con cui ho a che fare.

Continua...

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