12 aprile 2011

Lettera a Margherita Hack - 4° puntata

Toscana Oggi - 10/04/2011 - Pag. 18


Chiarissima Margherita Hack,

con questa nota intendo chiudere, per quanto mi riguarda, il discorso sul Big Bang. Qualcuno ha pensato che io intendessi strapparLe dalle mani il gingillo cui sembra molto attaccata; ma non è così; mi pare di aver scoperto che questa espressione fu applicata alla concezione che l’astronomo e fisico belga George Lemaître aveva sull’inizio dell’universo. Sta il fatto che George Lemaître, che occupa il suo giusto posto in Wikipedia, fosse anche un presbitero, cioè un prete della Chiesa Cattolica.

Vuol dire che quando la Comunità Scientifica ha fatto propria questa espressione ha finito per assegnarla anche a concezioni successive. Comunque l’ipotesi della grande scossa che il Reverendo Lemaître identificava con l’impulso creativo, non è figlia di nessuno; semmai, di bastardo, ci ha solo il nome.

Non mi sarei mai permesso di attaccare le Sue cognizioni scientifiche e devo anche dire che quando il Suo discorso si attiene al limite di una divulgazione scientifica, in chi l’ascolta l’apprendimento diventa anche godimento.

Diversa la mia valutazione quando, trasmigrando dal campo dell’astrofisica che dovrebbe fermarsi allo studio della materia inanimata (incluso l’inizio e il suo sviluppo espansivo), Lei si pronuncia anche sul passaggio dalla materia inanimata a quella animata. Poi, ricorrendo ad un certo modello di evoluzione, pretende di spiegare le forme più sofisticate di vita vegetale, animale e intellettiva producendosi in certi salti che alla nostra età diventerebbero delle disastrose spaccate. Qui è Lei che fa un invasione di campo.

Quando poi, non contenta di avvalersi del buon senso, che, tutto considerato, è stato equamente distribuito a tutti gli uomini, Lei ci prova con la ardua disciplina della Logica confezionando un ragionamento che a Lei, ma non a me, sembra convincente, io, per la stesso amore verso la verità, mi permetto di ripetere: Calzolaio, non oltre le scarpe! Se dovessi configurarla nell’ Ars Gladiatoria che è anche un modo d’intendere la dialettica in un dibattito, sarei portato a pensare alla figura dell’arciere. Non è un oplita che ha uno scudo e neppure un reziario che invece non ha scudo contro le frecce scagliate a distanza. Ora guardando la sua faretra, mi pare di scorgere che Lei viaggi con una sola freccia. Parlerò in seguito di questa freccia e l’avverto: cercherò di spuntarla.

Chi legge potrebbe dedurre che io provi una certa ostilità nei Suoi riguardi e che per giunta io intenda venire a confronto con Lei con la stupida presunzione di prevalere; cedere a questo tentazione, lo dovrei considerare un peccato; proprio oggi, Domenica 3 Aprile scorrevo nel mio breviario la seconda lettura, uno stupendo brano di Sant’Agostino; giunto alla parte finale ho pensato proprio a Lei. E’ stato in quel preciso momento che ho deciso di girarlo a Lei.

Non ti vien detto: devi affaticarti a cercare la via per arrivare alla verità ed alla vita; non ti vien detto questo. Pigro, alzati! La via stessa è venuta a te e ti ha svegliato dal sonno, se pure ti ha svegliato. Alzati e cammina!
Forse tu cerchi di camminare, ma non puoi perché ti dolgono i piedi. Per quale motivo ti dolgono? Perché hanno dovuto percorrere i duri sentieri imposti dai tuoi tirannici egoismi? Ma il Verbo di Dio ha guarito anche gli zoppi.
Tu replichi: Si, ho i piedi sani, ma non vedo la strada. Ebbene, sappi che egli ha illuminato perfino i ciechi.
Dai “Trattati su Giovanni” di Sant’Agostino


… continua…

Don Luciano Marrucci

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